Il trascorrere degli anni, si sa, scalfisce non solo la pelle, ma anche la mente. Molti di quegli immigrati italiani di passate generazioni con cui parliamo, anche se sempre ben disposti a condividere la loro storia di vita, immancabilmente finiscono quasi sempre per perdere memoria nel richiamare ogni piccolo dettaglio, spesso perché non hanno l’opportunità di consultare documenti che possono essere andati perduti.
È qui che entra in gioco una persona come Alicia Cerreto, storica di professione, che si concentra a mantenere viva la storia della comunità australiana, e in particolar modo quella degli immigrati italiani in Australia.
Con un master in Public History e una laurea con un focus sulla materia della lingua italiana alla Monash University, nonché segretaria e ufficiale esecutivo dell’History Council of Victoria, Cerreto è un pezzo essenziale di quel puzzle che molti immigrati, prima o poi, si ritrovano a comporre quando decidono di tracciare il percorso delle loro radici di origine.
Alicia collabora con i Comuni locali, le università, i musei e le varie organizzazioni senza scopo di lucro per “aiutare a raccontare storie del passato”, lavorando anche allo sviluppo di una serie di seminari di storia comunitaria nelle scuole pubbliche, atti a coinvolgere le nuove generazioni con la storia di quelle vecchie.
“Penso sia molto importante raccontare la storia delle generazioni di emigrati ai giovani d’oggi, perché non sempre quest’ultimi riescono a comprendere tutto quello che i loro nonni e bisnonni hanno vissuto prima e dopo quel viaggio migratorio. Anche solo per comprendere che ci sono voluti mesi per arrivare in Australia e che, probabilmente, durante la traversata oceanica, si possono essere ammalati e, una volta nel Paese, nonostante non parlassero la lingua, si son dovuti subito rimboccare le maniche”.
Il nonno di Alicia è stato uno di questi migranti, come ci tiene a ricordarlo. Migrato dalle bellissime isole Eolie quasi un secolo fa, negli anni ‘30, fu poi internato, come molti altri italiani in Australia, durante la Seconda guerra mondiale. La sua storia è stata raccontata negli anni ‘70 dall’allora giornalista de Il Globo, Maria Irminger, oggi direttore esecutivo del Co.As.It.
Alicia nasce a Melbourne e nella sua famiglia l’italiano non viene mai parlato: “Purtroppo accadeva spesso che nelle generazioni nate nell’Australia degli anni ‘50 (quella del padre), la lingua italiana si andasse perdendo”, ammette Alicia.
Da sempre affascinata dalla storia dei suoi nonni, Cerreto visita molte volte il Belpaese, anche per scoprire il luogo d’origine del nonno e immergersi nella cultura italiana. Una cultura che continua a coltivare in Australia, studiandone poi la lingua alla Monash University. Le origini italiane hanno indubbiamente fomentato questa sua passione, poi diventata professione.
“Penso sia essenziale parlare, e capire, la lingua dei miei nonni quando intervisto gli immigrati italiani, e conoscere anche tutte le sfaccettature della loro eredità culturale. Questo mi aiuta moltissimo nell’entrare in contatto con le loro storie”, spiega.
Come già accennato in una passata intervista con l’iconografa siciliana Rosetta Pavone, Cerreto sta attualmente facilitando la creazione del libro From the Heart of Sicily to the Soul of Melbourne (Dal cuore della Sicilia all’anima di Melbourne), una raccolta di storie di tutti quegli immigrati la cui vita ha incrociato quella del Valguarnera Social Club di Melbourne. Il libro, il cui lancio è previsto per i primi mesi del 2026, è stato fortemente voluto da alcuni membri del sodalizio siciliano per raccontare le storie di tutti quei valguarneresi che hanno contribuito alla creazione del sodalizio, così come agli oltre 50 anni di storia dello stesso club, ed è pensato non solo per le passate generazioni, ma anche per quelle che verranno.
“Sarà pubblicato in lingua inglese, con alcune parti tradotte in italiano, a discrezione del comitato del club. Sto veramente attingendo molto dagli archivi del sodalizio. Lavoro anche a stretto contatto con la comunità valguarnerese, chiedendo foto, documenti, insomma qualsiasi tipo di testimonianza che mi possa consentire di ricostruire una storia del passato”, racconta.
Alicia già riesce a toccare con mano il momento in cui i lettori accoglieranno questo libro, come potranno immedesimarsi nelle storie raccontate, rivedersi in tutto quel duro lavoro svolto e celebrare quel forte senso di appartenenza che già quei giovani adolescenti salpati alla volta di un nuovo mondo possedevano.