MONTEVIDEO - Si sono concluse le esquie funebri di José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay, con un’ultima giornata di commiato collettivo.
Il feretro è arrivato al Palazzo Legislativo dopo aver attraversato le strade del centro di Montevideo, dove migliaia di persone si sono radunate per l’ultimo saluto.
Le bandiere del Frente Amplio, del Movimiento de Participación Popular e del Movimiento de Liberación Nacional–Tupamaros hanno sventolato lungo il percorso, tra viali transennati e un partecipato corteo di sostenitori.
Il presidente della Repubblica, Yamandú Orsi, la vicepresidente Carolina Cosse, il segretario della Presidenza Alejandro “Pacha” Sánchez e la vedova Lucía Topolansky hanno salutato per l’ultima volta l'ex Capo di Stato accanto al feretro, coperto dalle bandiere dell’Uruguay e del Frente Amplio, nel Salone dei Passi Perduti del Palazzo Legislativo.
Alla storica compagna di Mujica, Lucia, conosciuta durante gli anni della guerriglia, sono stati consegnati i vessilli che avevano accompagnato la bara durante il corteo funebre.
Al grido di “¡Olé, olé, olé, Pepe, Pepe!”, migliaia di persone hanno partecipato alla chiusura della veglia funebre, che si era svolta mercoledì e giovedì ininterrottamente, in un flusso costante di cittadini comuni, figure pubbliche e rappresentanti politici che sono passati a salutare l’ex presidente, in un omaggio politico che per la maggioranza si è trasformato in un saluto commosso e affettuoso.
I cantautori Mario Carrero, Eduardo Larbanois e Numa Moraes hanno chiuso le commemorazioni pubbliche rendendo omaggio a Mujica eseguendo, sulla scalinata del Palazzo, A Don José, canzone dedicata all’eroe nazionale José Gervasio Artigas, accompagnati dal coro spontaneo dei presenti.
Con Artigas, Mujica aveva in comune la passione rivoluzionaria, il senso della giustizia e il rispetto delle minoranze. Non a caso, Artigas fu l’autore di un progetto di Costituzione che riconosceva – nella prima metà dell’Ottocento – la proprietà della terra alle popolazioni indigene.
Si sono così concluse le giornate di lutto nazionale, in cui chiunque lo desiderasse ha potuto rendere l’ultimo omaggio a una figura amata da molti, non senza controversie dovute al suo passato da guerrigliero, ma che ha lasciato un segno importante nella vita politica e sociale del Paese.
Sono passati a salutare per l’ultima volta l’ex presidente uruguaiano anche il leader brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il cileno Gabriel Boric, tra i primi a rendere omaggio personale sulle proprie reti social all’annuncio della morte.
Entrambi, tra l’altro, erano stati gli ultimi capi di stato stranieri ad aver incontrato Mujica, negli ultimi mesi, facendogli visita nella sua fattoria in forma privata quando l’aggravarsi della malattia lo aveva costretto al ritiro definitivo dalla vita pubblica.
Lula ha raggiunto Montevideo direttamente da Pechino, dove stava partecipando al vertice Cina-Celac (Comunidad de Estados latinoamericanos y caribeños) e, dopo un lungo abbraccio con Lucía Topolansky, si è fermato in raccoglimento accanto alla bara.
“Pepe Mujica è stato un essere umano superiore, una coscienza viva dell’America Latina”, ha dichiarato poi alla stampa, sostenendo che è stato lui a insegnargli “che si può fare politica senza rinunciare alla propria umanità. Parlava poco, ma ogni parola aveva peso. È stato un esempio raro: ha vissuto con coerenza fino all’ultimo giorno”.
Anche il presidente cileno Gabriel Boric è arrivato nel primo pomeriggio di giovedì, e ha ricordato con emozione l’ultima visita alla fattoria di Rincón del Cerro, alle porte di Montevideo, dove si trovava la chacra di Mujica.
“Parlammo di politica, di poesia, di piante, e insieme piantammo un olivo. ‘La speranza non è un’illusione, è un dovere’, mi disse”, racconta, ricordando il loro incontro. Su X ha poi scritto: “Ti prometto che fiorirà”, condividendo una foto di quel giorno.
Mujica sarà cremato, secondo le sue volontà, e le ceneri verranno sparse nella sua fattoria, dove visse per decenni e dove ha chiesto di riposare accanto alla sua cagnolina Manuela. “Niente statue, niente monumenti, il ricordo vero è nelle persone”, aveva detto.