A distanza di quasi tre mesi dalle prossime elezioni federali, domani a Canberra il Parlamento torna a riunirsi dopo la pausa estiva per un paio di settimane di sedute a cui, probabilmente, ne seguiranno soltanto altre due nel mese di aprile.
Il governo guidato da Scott Morrison ha escluso infatti di accogliere la proposta dei laburisti che chiedeva di aumentare il numero di sedute già previste per dare le prime risposte legislative alle risultanze del rapporto della Commissione Hayne sulle istituzioni finanziarie.
Il ministro della Difesa Christopher Pyne intervenuto ai microfoni della ABC nello spazio di approfondimento della domenica mattina, Insiders, ha ribadito quanto già sostenuto dal primo ministro e dal ministro del Tesoro Josh Frydenberg, ovvero che il governo non ha alcuna intenzione di affrettarsi per approntare modifiche normative così importanti perché, secondo il titolare del dicastero della difesa, “ci vuole tempo per redigere per bene queste riforme [...], vogliamo dare una risposta adeguata, abbiamo detto che interverremo su tutte le settantasei raccomandazioni della Commissione Reale, e ci concentreremo con attenzione sul settore dei broker, anche perché non vogliamo distruggere la concorrenza nel settore bancario”.
Certo è che questo atteggiamento della maggioranza, al netto di una condivisibile sensibilità nel cercare di dare risposte quanto più corrette possibili per ripristinare la necessaria fiducia dei cittadini verso le istituzioni bancarie e finanziarie, presta il fianco alle critiche che giungono dall’opposizione, che ha tutto l’interesse di giocarsi la carta del “cover-up”, per usare le parole di Bill Shorten: “se nessun banchiere finisce in prigione, se nessuno dovesse essere processato o incriminato, penso che gli australiani potrebbero vedere in tutto ciò un insabbiamento”.
Battaglia aperta a colpi di urlata indignazione da un lato e dichiarazioni di intento dall’altro quindi, anche se, come detto sulle pagine di questo giornale e in qualche modo confermato dalla volontà del governo, il tema della riforma di banche e istituzioni finanziarie è destinato a essere affrontato, nella sua complessità, solo dopo il voto di maggio.
Altra materia di grande attualità, che invece arriverà sui banchi parlamentari della Camera già domani, è quella dell’immigrazione, in particolare la scottante e complessa vicenda dei richiedenti asilo e rifugiati che si trovano nei campi extraterritoriali di Manus Island e Nauru: a dicembre, poco prima dell’interruzione dei lavori parlamentari, erano stati approvati dal Senato emendamenti, presentati dai Verdi e da indipendenti come la senatrice Kerryn Phelps, che andavano a incidere sull’attuale legislazione in tema di immigrazione attribuendo ai medici il potere di ordinare il trasferimento in Australia, per ragioni sanitarie, di chi si trovi attualmente nei centri di detenzione extra territoriali.
L’emendamento Phelps arriverà domani alla Camera dove, fino a poche ore prima di andare in stampa, sembrava ci fossero effettivamente i numeri per una secca sconfitta dell’esecutivo Morrison, la prima di un governo in carica dopo 90 anni (l’ultimo fu il governo guidato da Stanley Bruce nel 1929, ndr).
Eventuale sconfitta di cui, ricordiamo, il primo ministro ha ridotto immediatamente la portata, affermando addirittura di volerla ignorare: “Se andremo sotto, pazienza - ha detto Scott Morrison la scorsa settimana - nessuna anticipazione, le elezioni si terranno a maggio”.
Ma proprio nella tarda serata di ieri sono iniziate a filtrare notizie di un probabile ripensamento da parte del partito laburista rispetto all’appoggio, già garantito al Senato, per il voto alla Camera dell’emendamento Phelps: il ministro ombra Shayne Neumann ha infatti insistito sul principio, sostenuto a gran voce dal governo Morrison, della tutela della sicurezza nazionale: “I laburisti - ha affermato Neumann - hanno sempre avuto due chiari obiettivi: far sì che persone in stato di bisogno ricevano adeguate cure mediche e essere sicuri che l’ultima parola sui trasferimenti medici resti discrezione del ministro”.
Lo stesso leader dell’opposizione, che nella mattinata di oggi dovrebbe ricevere un rapporto sulla proposta di legge proprio dagli uomini del dipartimento degli Affari Interni, si è detto aperto a proporre emendamenti alla legge proposta dalla Phelps.
Situazione di compromesso che suona inevitabile per un partito, come quello laburista, che qualora dovesse diventare forza di governo, si troverebbe ovviamente a dover necessariamente mediare tra il legittimo principio della sicurezza e della tutela dei confini nazionali e l’altrettanto legittimo, oltre che moralmente fondamentale, principio di tutela e rispetto dei diritti umani.
Una scelta, quella di Shorten che, sempre che venga confermata nell’aula della Camera, non è piaciuta affatto alla senatrice Phelps, che ha già detto che resterebbe “enormemente delusa” se l’opposizione non decidesse di appoggiare la sua proposta di legge.
Nell’attesa, dunque, di verificare se Shorten terrà fede alla sua linea di compromesso, oggi verrà pubblicato l’ultimo sondaggio Newspoll, che vede la Coalizione ancora dietro rispetto ai laburisti alle prossime elezioni federali. Sul voto di preferenza, infatti, il partito guidato da Bill Shorten resta ancora in vantaggio 53 a 47, mentre sul voto di preferenza personale Scott Morrison continua a essere davanti al suo avversario, ampliando addirittura di due punti percentuali il suo vantaggio e portandosi 44 a 35.
Tuttavia sembra, salvo sorprese o improvvisi cambi di direzione, che, nonostante l’apprezzamento personale continui sempre a essere a suo favore, Morrison farà molta fatica a trainare la Coalizione verso la vittoria di maggio, anche se la partita è certamente tutta ancora aperta, con le scelte di politica economica che continueranno a essere il terreno su cui ci si giocherà l’intera campagna elettorale.