Finalmente, tre settimane dopo il voto, sia Malcolm Turnbull che Bill Shorten hanno presentato le loro squadre di ministri e ministri ombra e si preparano alla riapertura dei lavori parlamentari il prossimo 30 agosto, con il dibattito politico incentrato sui temi della superannuation e del plebiscito sulle nozze gay che Turnbull ha promesso entro l’anno e che il ministro della Giustizia George Brandis ha confermato ieri essere “l’unico modo” per risolvere la questione dei matrimoni omosessuali.

Entrambi i leader si sono ritrovati a dover rimpolpare un po’ più del previsto le loro ‘frontbench’ per ripagare i propri sostenitori e, allo stesso tempo, tenere buoni gli avversari.

Come qualcuno ha detto, “dare a tutti un incarico, sperando di fare tutti contenti”.

È il caso del primo ministro Malcolm Turnbull che, come abbiamo visto, ha presentato il consiglio dei ministri più numeroso degli ultimi 40 anni, con ben 23 ministri con portafoglio. D’altra parte, il leader liberale non ha potuto fare a meno di premiare con due ministeri l’altra metà della Coalizione, i nazionali, veri vincitori della tornata elettorale del 2 luglio scorso. Ma ha dovuto anche riconfermare anche i ministri della scorsa legislatura che hanno tutti mantenuto un posto nella prima fila dell’Aula parlamentare.

Governo ombra ancora più sostanzioso, con 32 ministri, quello annunciato a Canberra sabato da Bill Shorten e la sua vice Tanya Plibersek. La decisione di rimpolpare i numeri è arrivata dopo che la frangia più a sinistra del partito, la settimana scorsa, aveva cercato di ‘fare le scarpe’ a Kim Carr. Il nome del senatore del Victoria, infatti, non era apparso nelle 14 nomine espresse alla vigilia del caucus  dalla corrente di sinistra che gli avrebbe preferito la neo eletta deputata del New South Wales Linda Burney.

Ma Bill Shorten, per salvare il posto a uno dei più forti e fedeli sostenitori della sua leadership, a differenza dell’ala più a sinistra che avrebbe voluto – e vuole tuttora – Anthony Albanese a capo del partito laburista, è intervenuto e, in una serie di riunioni di fazione a Canberra, ha raggiunto un complicato compromesso per cercare di non scontentare nessuno. O quasi.

I ‘frontbenchers’ diventano 32, i ministri dovranno stringersi un po’, ma Carr si tiene il suo posto come ministro ombra per l’Innovazione, l’industria, la scienza e la ricerca come voleva Shorten e anche la candidata della sinistra riceve un portafoglio.

Peccato che il regolamento parlamentare preveda uno stipendio da ‘frontbencher’ solo per un massimo di 30 rappresentanti dell’opposizione. Ad aver pescato il bastoncino corto sono stati il deputato Andrew Leigh che si vedrà lo stipendio decurtato di 40mila dollari all’anno pur mantenendo una posizione di rilievo all’interno del governo ombra come vice ministro ombra del Tesoro e acquisendo responsabilità per la concorrenza, la produttività e per le associazioni caritatevoli e no-profit. Leigh “non lo fa per i soldi, ma per il contributo che può dare” lo ha ‘lodato’ ieri il ministro ombra del Tesoro Chris Bowen.

Il secondo cerino più corto è andato al senatore Sam Dastyari che acquisisce il portafoglio degli Affari dei consumatori ma senza nessun aumento in busta paga, che resterà quella da ‘backbencher’.

Oltre ad essersi infoltita, la ‘frontbench’ laburista ha subito anche un corposo rimpasto. La senatrice Penny Wong lascia i portafogli del Commercio e degli Investimenti e approda all’importante ministero ombra degli Affari esteri che era di Tanya Plibersek, messa ora a capo dell’Istruzione, che Bill Shorten ha definito una “priorità economica e sociale per i laburisti” nella prossima legislatura. Il leader dell’opposizione ha parlato addirittura di “dream team” dell’istruzione che vedrà la sua vice insieme a Kate Ellis, responsabile della prima infanzia e dell’istruzione tecnico-professionale.

Richard Marles viene sostituito dal deputato Shayne Neumann come ministro per l’Immigrazione, dopo un difficile mandato durante cui i laburisti hanno appoggiato la controversa politica dei respingimenti allineandosi di fatto con la Coalizione, assumendo il portafoglio della Difesa assistito da Mike Kelly per le questioni riguardanti l’industria della difesa. Una divisione decisa anche da Turnbull che ha spostato la responsabilità dell’industria bellica da Marise Payne a Christopher Pyne.

Bill Shorten ha tenuto per sé il portafoglio per gli Affari aborigeni, per il quale sarà assistito dal nuovo senatore aborigeno Patrick Dodson, soprannominato “padre della riconciliazione”.

In ambito economico, oltre a Chris Bowen, che manterrà il ruolo di ministro ombra del Tesoro, c’è stata l’importante promozione del giovane deputato del Queensland Jim Chalmers, astro nascente nel firmamento laburista, che sostituirà Tony Burke (che torna all’Ambiente) entrando per la prima volta nel gabinetto dell’opposizione come ministro ombra delle Finanze.

Le altre quattro ‘new-entry’ sono Linda Burney, candidata della sinistra del partito, appena eletta per il seggio di Barton (NSW) e prima donna aborigena a sedere alla Camera dei rappresentanti. La 59enne, appartenente al popolo dei Wiradjuri, sarà ministro ombra per i Servizi umani. Un’altra delle 13 donne del gabinetto di Bill Shorten è Carol Brown, senatrice della Tasmania e altro esponente della sinistra del partito, che diventa ministro ombra per le Disabilità e gli assistenti.

Entrano inoltre la deputata di Hotham Clare O’Neil, il senatore Sam Dastyari (che, anche se Pauline Hanson non l’avrebbe mai detto, è di origine iraniana) e il deputato Ed Husic, i primi due musulmani a diventare ministri in Australia.

Solo due quelli lasciati a bocca asciutta, Sharon Bird e David Feeney, che, dopo la miracolosa rielezione nel seggio di Batman nonostante le molteplici gaffe, poteva decisamente aspettarselo.