Quello di sabato a Bennelong è stato un voto con due vincitori. O almeno così è sembrato vedendo i festeggiamenti di entrambi i candidati dopo l’annuncio dei risultati, che hanno visto il liberale John Alexander spuntarla sulla laburista Kristina Keneally con il 54,75%, ma quest’ultima guadagnare quasi il 5% rispetto alle elezioni dello scorso anno.
Alexander, che si era ricandidato dopo essersi dimesso a causa di dubbi su una possibile doppia cittadinanza anglo-australiana, è stato raggiunto dal primo ministro Malcolm Turnbull. Visibilmente euforico e sollevato, Turnbull ha ringraziato gli elettori di Bennelong per aver riportato il candidato liberale a Canberra, salvando così la maggioranza del suo governo appesa al filo di un solo deputato. L’ex campione di tennis ha definito la sua vittoria “una rinascita della leadership” di Turnbull.
Che queste elezioni suppletive avessero un grande peso per la politica federale era stato chiaro fin dall’inizio. “Bennelong ha l’opportunità di parlare per tutta l’Australia e mandare un messaggio a Turnbull” aveva detto il leader laburista Bill Shorten prima del voto, decretando che una vittoria del suo partito avrebbe segnato la fine dell’era Turnbull.
Keneally non ce l’ha fatta ma, dal suo discorso di ammissione della sconfitta, non si sarebbe mai detto. Sabato sera, la candidata laburista è entrata esultante al Club Ryde a fianco di Shorten. “Sono qui per rivendicare il successo del movimento laburista”, ha detto ai suoi sostenitori, “le persone di Bennelong si sono espresse su Malcolm Turnbull e i liberali e il messaggio è chiaro: ne abbiamo abbastanza della sua misera leadership”. Il partito, ha aggiunto, è “energizzato ed elettrizzato” dal risultato. Secondo l’ex premier del New South Wales, se il risultato ottenuto nel seggio di Bennelong venisse replicato alle elezioni federali, il partito laburista potrebbe ottenere fino a 28 seggi, conquistando la guida del Paese.
Keneally ha sottolineato come Turnbull si sia “iniettato” nella campagna, ammettendo che si è trattato di un voto sul suo governo. Un punto di vista condiviso da Bill Shorten, convinto che il calo dei consensi per i liberali a Bennelong (da sempre roccaforte conservatrice) sia stato completamente dovuto al primo ministro e non ad Alexander che gode ancora di un forte sostegno personale: “Il calo percentuale è interamente attribuibile a Malcolm Turnbull e alle sue politiche marce per questo Paese” ha detto il leader laburista.
Altri membri del partito laburista, tuttavia, vedono sotto una luce meno positiva il risultato ottenuto a Bennelong e fanno notare come le tante risorse investite nella campagna abbiano in realtà portato a casa solo un risultato modesto. In molti incolpano Shorten, che non ha voluto stare lontano da Bennelong nonostante il suo impatto negativo sulla campagna.
Tony Burke, ministro ombra e manager degli affari dell’opposizione, intervenuto ieri alla trasmissione Insiders della Abc, ha enfatizzato la crescita dei consensi nel seggio, ripetendo che, se ripetuta su scala nazionale, potrebbe costare le prossime elezioni al governo Turnbull. Tuttavia, Burke ha detto che anche i laburisti hanno delle lezioni da trarre dal voto di sabato, in particolare che le prossime elezioni saranno difficili e che il partito si deve concentrare sulla sua agenda politica. “Sarà dura – ha detto – ma abbiamo visto che ci sono abbastanza persone disposte a cambiare il proprio voto e, con il giusto lavoro e le giuste proposte, ce la possiamo fare”.
Burke ha poi aggiunto che il caso del senatore Sam Dastyari, influente rappresentante della destra laburista del NSW costretto alle dimissioni per i suoi legami con donatori vicini al Partito comunista cinese, ha avuto “senza dubbio” ripercussioni negative sul voto di Bennelong. La questione ha spinto il governo a proporre una legge anti ‘interferenze straniere’ e a dei commenti che hanno raffreddato pericolosamente i rapporti diplomatici con Pechino.
I laburisti hanno accusato Turnbull di “Cina-fobia” e sono stati a loro volta accusati, dal liberale Craig Laundy, di “giocare la carta razziale” per accaparrarsi i voti della comunità asiatica di Bennelong. Nelle zone più multiculturali del seggio, i laburisti hanno visto i propri consensi crescere a doppia cifra ma, secondo Burke, questo non avrebbe niente a che fare con le recenti diatribe, e sarebbe piuttosto una reazione alle proposte del governo di cambiare la legge sulla cittadinanza, rendendo più difficile per gli immigrati di lingua non inglese riuscire a ottenere il passaporto australiano.
A Bennelong, entrambi i candidati hanno sicuramente ottenuto qualcosa: Alexander ha vinto, ‘salvando’ Turnbull, che dovrà essergli sempre riconoscente; Keneally si è risparmiata il difficile compito di essere la rappresentante laburista di un seggio liberale fino al midollo, ma ha fatto tremare la terra sotto i piedi del primo ministro, e Shorten dovrà dimostrarle la sua gratitudine.
Riconquistata la maggioranza in parlamento, ora Turnbull potrà riferire all’Alta corte i deputati laburisti coinvolti nella saga sulla doppia cittadinanza, Justine Keay, Susan Lamb e Josh Wilson. E con David Feeney già a rischio, nel 2018, Shorten potrebbe trovarsi a dover affrontare ben quattro elezioni suppletive.
La vittoria a Bennelong avvicina anche il rimpasto della squadra di governo, in arrivo probabilmente già nei prossimi giorni, dopo l’aggiornamento della Finanziaria di oggi. Tra le altre cose, Turnbull dovrà fare spazio alla nuova vice leader nazionale Bridget McKenzie, inaugurare il nuovo mega-discastero dell’Interno a guida Dutton e risolvere la questione del ministero dell’Industria dopo il ritiro di Arthur Sinodinos per motivi di salute.