ROMA - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è a Genova per l’80° Anniversario della Liberazione. Dopo essersi recato al Campo dei Partigiani del cimitero di Staglieno per l’apposizione della corona d’alloro alla targa che ricorda i resistenti caduti, il Presidente ha preso parte alla cerimonia istituzionale al Teatro Ivo Chiesa e ha assistito a uno stralcio dello spettacolo “D’oro” di Gad Lerner.
Tra gli interventi in teatro quello del Governatore Marco Bucci che ha più volte ricordato che “Genova si liberò da sola”. Bucci ha reso omaggio ai resistenti e ai partigiani, ricordando che la città “svolse un ruolo determinante nella Resistenza”. Libertà e democrazia, ha detto “non sono mai scontate, la memoria è il nostro scudo più forte”.
Sugli insegnamenti morali impartiti allora dalla regione ha parlato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Dalla Liguria è venuta allora una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell’uomo sull’uomo, si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli”. Mattarella, che ha parlato in occasione del 25 aprile, ha ricordato che “celebriamo oggi qui, a Genova, l’ottantesimo Anniversario della Liberazione dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista. Una regione, la Liguria che, ricca di virtù patriottiche, tanto ha contribuito alla conquista della libertà del nostro popolo”.
In Liguria, sottolinea ancora Mattarella, “le formazioni partigiane assunsero comportamenti elementari di rispetto e di solidarietà: i partigiani si uniformavano a quel Codice di Cichero, che faceva sì che, nelle formazioni, il capo dovesse mangiare per ultimo, potesse addormentarsi solo una volta accertato personalmente che tutto funzionasse e fosse in ordine, avesse i turni di guardia più gravosi, che non si bestemmiasse, che non si molestassero le donne, che non si requisisse senza pagare il dovuto, che si dovesse dividere con gli altri qualunque cosa si ricevesse”.
E ancora il presidente della Repubblica ha ricordato che “le sofferenze e i caratteri originali della Resistenza ligure, solidamente collegata ai centri di Torino e di Milano e destinata, come essi, a soffrire sino in fondo la barbarie nazista e fascista”, menzionando le stragi della Pasqua di sangue del 1944, la Benedicta, di Fontanafredda di Masone, l’Olivetta di Portofino, a Costa Binella di Testico, la Foce del Centa di Albenga, a Molini di Triora, e la Torre Paponi di Pietrabruna. “Qui si sviluppa la maturazione politica di patrioti che sanno assumere, accanto alle operazioni militari di sabotaggio e di contrasto alle forze di occupazione, responsabilità di governo. (…) Questo si manifestava nelle vallate, e trovava conferma nelle città dalle quali migliaia di donne e uomini vennero ignobilmente avviate al lavoro coatto in Germania, alla deportazione verso il lager di Mauthausen. E la fabbrica, le fabbriche, si manifestarono, una volta di più, luoghi di solidarietà, scuole di democrazia, con la crescita di coscienza sindacale, e la costituzione delle squadre di difesa operaia. Con gli scioperi nel Savonese e nello Spezzino alla fine del 1943 e nel 1944, che conferirono una forte spinta all’allargamento del consenso verso il movimento partigiano. Gli scioperi a Genova del 1943 sino al giugno del 1944, sino allo sciopero insurrezionale del 1945”.
Mattarella, inoltre ha parlato di come fosse l’obiettivo della Resistenza fosse la pace, in contrapposizione dell’esaltazione del culto della morte dei repubblichini: “La aspirazione profonda del popolo italiano, dopo le guerre del fascismo, era la pace. Il regime aveva reso costume degli italiani la guerra come condizione normale: non la guerra per la vita ma la vita per la guerra. La Resistenza si pose l’obiettivo di raggiungere la pace come condizione normale delle relazioni fra popoli. In gioco erano le ragioni della vita contro l’esaltazione del culto della morte, posto come disperata consegna dalle bande repubblichine”.
Il presidente della Repubblica. nel suo discorso, ha ricordato anche Guido Rossa e la risposta al terrorismo: “A Genova si espresse e si affermò il respiro della libertà. Un’anima che non sarebbe mai stata tradita. Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti meno neppure quando, negli anni ‘70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica. E dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa, esigente, che si riassume nel nome di Guido Rossa. La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono la Repubblica”.
Mattarella ha anche citato il Papa, ha sempre esortato a superare “conflitti anacronistici” ricordando che “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti. Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata”.
In occasione della visita del presidente della Repubblica anche il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, ha detto alcune parole ricordando l’importanza del 25 aprile per la città di Genova: “La nostra città fu teatro degli ultimi scontri tra le forze partigiane e le truppe tedesche, che alla fine furono costrette alla resa. Genova fu l’unico caso in Europa in cui un corpo d’armata tedesco si arrese non agli Alleati, ma si arrese alle nostre formazioni partigiane, a Villa Migone il generale Gunther Meinhold firmò l’atto di resa alla presenza dei rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale”, ricorda Bucci.
Anche il vicesindaco Piciocchi, dal palco del Teatro Ivo Chiesa, ha ricordato Genova come “l’unica città d’Europa che 80 anni fa si è liberata da sola, l’unica città il cui popolo seppe costringere alla resa le milizie nazifasciste con coraggio, abnegazione, in nome della libertà, della giustizia, della lotta alla tirannide, in nome della pace. (...) Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d’esercito si è reso un popolo: fu l’annuncio che il 26 aprile 1945 Paolo Emilio Taviani diede in radio alla città”.
Piciocchi ha ricordato con orgoglio la storia della città, aggiungendo che “siamo orgogliosi, che da Genova sia germogliato il seme della nostra Costituzione con il contributo di persone straordinarie, come Teresa Mattei, detta Kiki, una delle 21 madri costituenti, ricordata con il fratello Gianfranco da una targa nel suo quartiere di San Fruttuoso, a pochi metri da Villa Luigone. La nostra Carta Costituzionale è nata anche dal sacrificio di tanti genovesi che qui ricordiamo. Solo nei giorni dell’insurrezione 300 furono i morti e 3.000 i feriti. Del loro estremo tributo oggi siamo grati, perché ci hanno lasciato in eredità la Repubblica, che ci unisce come cittadini nel nome della pace”.
Ilaria Cavo, deputata di Noi Moderati, che oggi ha partecipato alla celebrazione del 25 aprile al teatro Nazionale di Genova come parlamentare ligure, in un post sui social ha ripreso l’appello di Mattarella a non astenersi alla partecipazione politica: “Oggi abbiamo celebrato la nostra Genova protagonista della Liberazione, la nostra Genova che con i suoi 35mila partigiani (di cui oltre duemila donne) si è liberata da sola. (...) Un forte appello, quello del presidente Mattarella, a non arrenderci all’astensionismo. Un messaggio chiaro e attualissimo, così come rimane vivo il ricordo dell’inaugurazione della casa natale di Pertini, a Stella, nel 2016. Un appello, quello all’esercizio del voto e della democrazia, anche per riconoscere il sacrificio di chi ha lottato per difende i valori della giustizia, della libertà, dell’antifascismo e per la conquista dei nostri diritti. Un appello che parte dalla nostra Genova, da un teatro dove giovani attori hanno messo in scena con convinzione ed entusiasmo gli articoli della nostra Costituzione: l’augurio è che sia già questo un segno di speranza per una democrazia ad alta intensità”.