WASHINGTON - Joe Biden ha accolto martedì i 32 leader dei Paesi aderenti all’Alleanza atlantica, per un vertice che arriva in un momento particolarmente delicato in vista della corsa alle elezioni presidenziali e in cui tutti gli occhi erano puntati su di lui, dopo le ripetute richieste di ritiro arrivate dal suo stesso partito dopo la disastrosa performance al dibattito con Trump (articolo a pag 9).
Il summit si è aperto con l’intervento del segretario generale uscente, Jens Stoltenberg, che ha affermato la necessità di sostenere l’Ucraina non solo con la fornitura di armi, ma anche con stanziamenti che le consentano di sviluppare e mantenere un’industria della difesa autonoma. Allo stesso Stoltenberg, Joe Biden ha poi riconosciuto la medaglia della libertà, la più alta onorificenza civile statunitense per aver fatto “un lavoro straordinario”.
La situazione in Ucraina rimane al centro dell’agenda per questo vertice perché, come sottolineato da Stoltenberg, “il tempo di difendere la libertà e la democrazia è ora; il luogo è l’Ucraina”. Il costo e il rischio maggiore, se la Russia dovesse vincere sull’Ucraina, sarebbe di dare ulteriore coraggio a Putin e, con lui, agli altri leader autoritari di Paesi come l’Iran, la Corea del Nord e la Cina, ha ammonito il Segretario generale.
Dello stesso avviso anche Joe Biden, che ha fatto presente come, in un momento in cui i regimi assolutisti stanno “rivoluzionando l’ordine globale”, è necessario aumentare gli aiuti militari a beneficio di Kiev, perché “alla fine della guerra l’Ucraina rimarrà un Paese libero e indipendente”, ha assicurato il presidente americano, aggiungendo che “la Russia non prevarrà”. Durante il suo discorso inaugurale, che ha celebrato i 75 anni della Nato, il presidente americano l’ha definita “la più forte alleanza difensiva della storia”, ricordando che “fu fondata per proteggere la democrazia”: “Noi siamo qui per rinnovare quell’impegno. Oggi la Nato è più potente che mai”, ha aggiunto.
“L’Ucraina può e fermerà Putin”, ha aggiunto Biden che, a sostegno delle proprie affermazioni ha poi annunciato che Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi, Romania e Italia forniranno a Kiev cinque sistemi di difesa aerea Patriot nei prossimi mesi, soddisfacendo una delle principali richieste avanzate da Volodymyr Zelensky negli ultimi mesi.
Il presidente ucraino, presente a Washington per partecipare al vertice, ha commentato la notizia, anche a fronte dell’inasprimento degli attacchi russi nel proprio Paese, evidenziando che il mondo non può aspettare novembre per respingere l’offensiva della Russia contro il suo Paese, riferendosi alle elezioni presidenziali americane, aggiungendo che “prima è necessario agire per sconfiggere Putin”.
Donald Trump, dal canto suo, ha potuto osservare solo da lontano, ma non ha rinunciato a rimarcare la sua posizione rispetto al conflitto, sostenendo che “gli Stati Uniti sono quelli che stanno pagando di più per aiutare l’Ucraina”. L’Europa dovrebbe, secondo l’ex presidente, mandare a Kiev 100 miliardi di dollari per “pareggiare” con gli Usa. Trump si è poi preso il merito dell’attuale forza della Nato, osservando come “miliardi di dollari” sarebbero piovuti nelle casse dell’Alleanza dopo il suo pressing sugli alleati, affinché spendessero il loro 2% di Pil in difesa. Quando si è insediato Biden nel 2020 a spendere tale cifra erano solo nove Paesi membri; ora sono 23.
A questo proposito, Giorgia Meloni ha assicurato che l’Italia “terrà fede ai suoi impegni” riguardo al 2% del Pil da dedicare alle spese per la difesa: “[Ma] lo farà compatibilmente con la situazione e con i tempi e le possibilità che abbiamo”. “L’Italia - ha affermato la Premier - è tra i maggiori contributori di personale nelle missioni di pace della Nato”, indicando che andrebbe considerato “anche l’impegno che si mette nell’Alleanza atlantica, il lavoro che si fa a 360 gradi perché non è solo un problema di soldi”. Anche da Canberra è arrivata la conferma all’impegno a favore della causa ucraina, promettendo l’invio di nuovi aiuti militari (vedi articolo a pagina 11).
Dal summit, che si concluderà nella giornata di oggi, ci aspetta un comunicato finale con la dichiarazione che il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Alleanza è “irreversibile”, indicandone anche i tempi. Durante il vertice, si dovrebbero inoltre definire le modalità per l’introduzione di un nuovo comando generale in Germania, con la funzione di addestramento ed equipaggiamento delle truppe ucraine.
La giornata di oggi segna l’ultimo impegno ufficiale di Jens Stoltenberg come segretario generale della Nato. Il testimone passerà all’ex premier olandese, Mark Rutte, che dal primo ottobre assumerà l’incarico alla guida dell’Alleanza.