SYDNEY - Al Cerdon College, nel quartiere di Merrylands, un sobborgo nella parte occidentale di Sydney, l’italiano è la lingua del cuore. Merito della professoressa Victoria Meduri, che da oltre 13 anni guida con passione il dipartimento di Lingue, tra i più attivi della scuola.

Con origini italiane che la legano a Salerno da parte del padre, e alle origini romane della famiglia della madre, Meduri ha respirato l’italiano fin da piccola: è stata la sua prima lingua e, quando ha iniziato la scuola, non conosceva l’inglese.

Dopo una doppia laurea in Arti e Insegnamento all’Università di Sydney e sei mesi di studio all’Università per Stranieri di Perugia, ha deciso di trasmettere il suo amore per la lingua italiana alle nuove generazioni.

“Molte delle mie studentesse non hanno origini italiane e non parlano italiano a casa - ha spiegato durante l’intervista -, ma questo non è un ostacolo: è una sfida che affrontiamo insieme, passo dopo passo. È bellissimo vederle crescere”.

Un esempio brillante è quello di Daniella Maugeri, studentessa che nel 2024 ha raggiunto il punteggio più alto nello Stato del New South Wales tra i partecipanti del corso Italian Continuers, superando studenti madrelingua e coetanei di scuole private che hanno frequentato scambi di sei mesi in Italia. 

“A casa non parliamo italiano - ha raccontato Daniella -, ma ho fatto una promessa a mio nonno Salvatore: avrei imparato la lingua per lui. Da piccoli provava a insegnarcela, ma eravamo troppo giovani. Quando è morto, ho iniziato a studiare davvero. Questo risultato è un tributo a lui e al nostro legame; non potevo rompere la promessa che gli ho fatto”.

Il successo di Daniella non è un caso isolato, ma il frutto di un approccio didattico che mette al centro la relazione e la motivazione. “Non metto mai pressione alle ragazze - ha sottolineato Meduri -; loro vedono l’impegno che ci metto, e vogliono fare bene anche per me. Il segreto è creare connessione, capire come stanno, chiedere loro dove si può migliorare”.

Il suo metodo è dinamico, creativo e inclusivo: ogni lezione è diversa, ricca di attività interattive, giochi e dialoghi autentici. Le ragazze imparano senza sentirsi sotto esame, ma immerse in un ambiente stimolante. L’insegnante dedica anche parte del proprio tempo fuori dall’orario scolastico, organizza incontri a pranzo, lezioni individuali, momenti di pratica durante le vacanze perché, ha aggiunto, “una lingua va vissuta nella sua totalità”.

“È un’esperienza che va oltre l’insegnamento della grammatica; bisogna che le studentesse siano immerse in un ambiente che le stimola all’utilizzo della lingua”, ha proseguito.

Grande importanza viene data anche alla valutazione tra pari, all’autocorrezione e alla discussione del feedback, per sviluppare consapevolezza critica e senso di responsabilità nello studio: “Faccio in modo che le ragazze imparino anche osservando il lavoro delle studentesse degli anni precedenti, perché vedersi riflesse in chi ce l’ha fatta è fonte di ispirazione”.

Inoltre, la cultura è parte integrante dell’insegnamento: si parla di film, cantanti, calcio, attualità e, in Anno 9, si organizzano visite al quartiere italiano di Leichhardt, dove le studentesse scoprono l’Italian Forum, visitano negozi italiani e imparano a fare la pizza. 

Per le ragazze di Anno 10, invece, è previsto un viaggio studio di due settimane in Italia durante le vacanze di Pasqua, toccando città come Roma, Firenze, Siena, Venezia e Milano.

“Tutto quello che studiano a scuola prende vita davanti ai loro occhi una volta in Italia”, ha spiegato Meduri che, a sua volta, mantiene un forte legame con il Bel Paese - il suo compagno è veneziano, il figlio parla fluentemente italiano e la sorella vive a Venezia. Insegnare la lingua è per lei una missione. 

“Voglio che le ragazze sentano di potercela fare. Anche se non sono madrelingua, con dedizione e passione tutto è possibile. L’italiano è una lingua che ti resta nel cuore”.

E forse è proprio così che bisogna alimentare l’amore verso l’italiano: poca pressione sugli studenti e allo stesso tempo seguirli con cura, affinché quello che apprendono sui libri un giorno diventi qualcosa di pratico che possono utilizzare per la vita.