ROMA - Nel 2025 la crescita del pil si dovrebbe collocare ad un livello più basso di quanto previsto dal governo, secondo il capo del dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia, Sergio Nicoletti Altimari, che ha espresso le sue considerazioni nell’audizione sul Piano strutturale di bilancio nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato, sottolineando invece alcuni punti di “cauto ottimismo” per il medio termine.
A breve Bankitalia procederà alla revisione delle stime di crescita e queste “per il prossimo anno saranno un po’ sotto di quanto previsto dal quadro programmatico del governo”, che per il 2025 prevede un pil al +1,2%. Nonostante ciò, secondo Altimari, diversi elementi fanno sperare bene per il futuro.
“Cresciamo più di altri Paesi”, sostiene, ricordando che “è stata effettuata una revisione del sistema industriale selettiva e sono sul mercato imprese più forti, questo si riflette sull’andamento positivo dell’export. Anche gli investimenti in costruzioni, al di là dei generosi bonus, vanno bene. Possiamo contare su forze importanti del sistema produttivo”.
Tuttavia, la manovra per il 2025, come delineata per ora, potrebbe “rendere più arduo conseguire l’obiettivo del Governo di riportare nel 2026 l’indebitamento netto al di sotto del 3% del pil”, rileva il capo dipartimento.
Altimari conclude sottolineando che il programma delineato nel Piano non è esente da rischi. “In primo luogo, per finanziare parte della nuova manovra il Piano sfrutta il margine determinato dalle maggiori entrate ora attese per il 2024, con l’assunzione implicita che esse siano interamente permanenti”, fa notare l’economista, aggiungendo che “come evidenziato dal Governo stesso sarebbe sufficiente uno scenario macroeconomico lievemente meno favorevole per rendere più arduo conseguire l’obiettivo del Governo di riportare nel 2026 l’indebitamento netto al di sotto del 3 per cento del PIL”, conclude.