Nonostante lo scorrere inesorabile del tempo, in moltissimi ricordano ancora le proprie madri piangere per il trauma culturale, l’imbarazzo nel sentire estranei parlare ai propri genitori “come fossero sempliciotti”, solo perché non abituati a comunicare in inglese. In tanti percepirono l’umiliazione nel sentirsi costretti a dover pulire gabinetti e cucine. Il centro di accoglienza Bonegilla, nell’area nord-orientale del Victoria, ha accolto centinaia di migliaia di migranti – oltre 320mila persone tra il 1947 e il 1971 – come un “pool di manodopera controllabile”, cruciale per la ricostruzione postbellica del Paese. Ma la migrazione è passata alla storia come un’esperienza agrodolce: per alcuni, un punto di partenza; per molti altri, un luogo di smarrimento e dislocazione.
Il musicista e ingegnere del suono, Simon Reich, ha dato vita negli ultimi anni a una serie di podcast e cortometraggi, Bonegilla Stories, che ripercorre le storie di ex residenti del campo. Più di recente, ha realizzato il documentario Bonegilla – The Migrants Journey, per non perdere la memoria “degli antenati del nostro Paese multiculturale, la loro resilienza e l’immensa tenacia”.
Traendo ispirazione dall’esperienza di vita di suo padre, di origini tedesche, già narrata nella pluripremiata serie podcast Up From the Rubble – suo padre, infatti, ha vissuto gli eventi traumatici a Berlino durante la Seconda guerra mondiale, abitando a soli cinquanta metri dal bunker di Adolf Hitler dove si è sparato nel 1945 –, Reich ha deciso di intraprendere un nuovo percorso narrativo, riportando alla luce storie di difficoltà e attesa.
“Mi commuove ogni volta registrare nuovi episodi – ha raccontato –. Spero di promuovere la tolleranza e la pace raccontando le loro esperienze. Il campo era un punto di partenza per così tanti e, nonostante le prime difficoltà, molti sono stati in grado di seppellire l’ascia di guerra e dire: ‘Il conflitto è finito; andiamo avanti’”.
Dopo il successo ottenuto durante le speciali serate al Melbourne Museum Theatre, lo scorso dicembre 2023, per la prima proiezione del suo documentario, Reich ha deciso di impegnarsi a tempo pieno per continuare a raccogliere testimonianze dall’inestimabile valore storico e umano.
“Registrare questi episodi mi ha ferito, inorridito, commosso – ha continuato –, ma alla fine ho sempre riso insieme a loro perché, non importa quanta tragedia abbiano vissuto, hanno sempre cercato il lato positivo in ogni esperienza. Sono grande fonte di ispirazione, lo sono davvero”.
Negli ultimi mesi, in particolare, i suoi spettacoli hanno affollato le sale delle associazioni italiane del Victoria, partendo dal Williamstown Italian Social Club. L’interesse della comunità, che gli ha proposto di dedicarsi esclusivamente alle storie dei migranti dal Belpaese, l’ha spinto fino a Myrtleford, nell’area regionale del Victoria, a raccogliere le testimonianze degli italiani che sono stanziati nella zona rurale fin dagli anni ’20 del secolo scorso, e si sono resi protagonisti del settore del tabacco.
Simon Reich durante un’intervista per la sua serie di cortometraggi
“Lo show è piuttosto onesto: non nascondo, ad esempio, il razzismo dilagante del Secondo dopoguerra quando i migranti venivano insultati e derisi – ha raccontato –. Un signore italiano che ho intervistato mi ha raccontato che sul suo posto di lavoro veniva chiamato ‘Jim’ perché il suo reale nome, Giovanni, era ‘troppo lungo’. Cambiavano i nomi ai ragazzi migranti dell’epoca senza alcun rispetto – assolutamente impensabile oggigiorno”.
Inoltre, Reich presenterà diversi spettacoli anche a Sydney di fronte al forte interesse della comunità multiculturale locale: “Il primo evento a Marrickville, con duecento posti a disposizione, è andato esaurito in venti minuti”, ha detto entusiasta. La seconda serata in New South Wales è invece prevista a East Lindfield, il prossimo 9 maggio alle 7pm.
Reich sta già organizzando ulteriori serate nei sodalizi italiani del Victoria – Calabria Club a Bulla, Trieste Social Club a Essendon e Club Italia a Geelong –, mentre si prepara all’evento presso il Caroline Springs Library and Learning Hub, il prossimo 3 maggio all’1pm. Inoltre, un breve viaggio in Western Australia gli ha permesso di scoprire Fremantle, “prima tappa australiana per i migranti dall’Europa” e prossima realtà da sviscerare nel suo lavoro cinematografico.
“Purtroppo, molte persone avevano già raggiunto un’età avanzata al momento dell’intervista e sono venute a mancare poco dopo la pubblicazione delle storie – ha raccontato –. Le loro famiglie, però, continuano a dimostrare immensa gratitudine nei miei confronti, per esser riuscito a raccogliere le loro testimonianze in tempo”.
Che sia stato un soggiorno di breve o lunga durata, Bonegilla ha irrimediabilmente segnato una tappa significativa per le vite di così tanti: zona di transizione tra un tempo passato irreparabile e un avvenire sospeso in una nube di speranza.
“Persone, come mio padre, che hanno vissuto la miseria e la distruzione di una guerra, erano convinte che non ci sarebbero mai più stati conflitti armati in futuro – ha aggiunto Reich –. E, invece, le immagini a cui assistiamo oggi sono semplicemente orribili. Spero che questo spettacolo sia una vera e propria sveglia, almeno per la nostra comunità locale”.