BUCAREST – In una Romania ancora sotto shock per il clamoroso annullamento in extremis del primo turno delle elezioni presidenziali, con i forti sospetti di ingerenza russa a sostegno del candidato vincitore di estrema destra Calin Georgescu, arriva il momento dell’inchiesta giudiziaria.
Gli inquirenti hanno avviato una serie di perquisizioni dirette a verificare eventuali reati di corruzione elettorale, riciclaggio di denaro, falsificazioni di natura informatica, ma anche possibili violazioni della legge che proibisce l’attività di formazioni neofasciste, razziste e xenofobe. I controlli di polizia e magistratura si sono concentrati in particolare su alcune abitazioni di Brasov, città della Romania centrale, e nel mirino vi sarebbe tra l’altro una persona coinvolta nel finanziamento illegale della campagna elettorale di Georgescu, condotta pressoché interamente su TikTok.
Giovedì scorso la Corte costituzionale aveva annullato le elezioni presidenziali. Per le quali domenica 8 dicembre era previsto il ballottaggio tra la candidata filo-europea Elena Lasconi e quello di estrema destra Calin Georgescu arrivato in testa al primo turno, sullo sfondo di possibili ingerenze russe.
L’annullamento del primo turno delle presidenziali, tenutosi il 24 novembre scorso, è avvenuto dopo la desecretazione di documenti riservati sulla sicurezza, relativi a presunte ingerenze straniere, in primis della Russia, sulla campagna elettorale condotta su TikTok da Calin Georgescu, il candidato indipendente di estrema destra vincitore a sorpresa del primo turno.
Georgescu sarebbe stato favorito dalla piattaforma che gli avrebbe offerto condizioni vantaggiose. L’eco della vicenda romena, che coinvolge un Paese membro della Ue e con posizione strategica nel fronte sudorientale della Nato, al confine con l’Ucraina, nel frattempo non smette di propagarsi in Europa e, in Italia, spacca la maggioranza di governo.
A prendere una netta posizione contro la decisione della Corte di Bucarest è stata la Lega, secondo cui “annullare il voto democratico” perché non gradito a Soros e alla Ue, “è un precedente allarmante e molto pericoloso”. Il caso, a dicembre, quasi certamente approderà alla Plenaria dell’Eurocamera. E sarà scontro. Anche perché la Commissione è pienamente al fianco della scelta della Corte Costituzionale.