CARACAS - Peggiora ogni giorno di più la situazione dei sei membri del partito di opposizione di María Corina Machado, rifugiati da marzo nella residenza dell'ambasciatore argentino a Caracas, dopo essere stati accusati dal regime di Nicolás Maduro di terrorismo e tradimento durante la campagna elettorale.  

Dopo le elezioni presidenziali del Venezuela, le autorità chaviste hanno espulso tutti i diplomatici dell'Argentina e di altri sei paesi latinoamericani, per aver espresso sospetti di frode elettorale quando Maduro è stato dichiarato vincitore senza mostrare i verbali di votazione. 

Da allora, il Brasile ha assunto la rappresentanza diplomatica dell'Argentina a Caracas e, con essa, la protezione dei sei oppositori venezuelani che si trovavano protetti nell'ambasciata. A settembre il governo venezuelano ha comunicato la decisione di revocare, “in maniera immediata” e unilaterale, il permesso concesso al Brasile di custodire l'ambasciata dell'Argentina a Caracas. Il governo brasiliano, però, si è rifiutato di abbandonare l’ambasciata fino alla designazione di un’altra nazione per l’incarico, invocando le convenzioni di Vienna. 

Da allora, la situazione è precipitata. Le forze di sicurezza venezuelane hanno circondato la residenza diplomatica, interrompendo forniture essenziali come elettricità e acqua, e limitando l'accesso a cibo e altri beni di prima necessità. Queste azioni sono state denunciate dall’Argentina, dal Brasile e dall’opposizione a Maduro come violazioni del diritto internazionale, che garantisce la sicurezza delle sedi diplomatiche.  

L'assedio alla sede diplomatica è avvenuto poco dopo che il ministero degli Esteri dell'Argentina ha sollecitato la Corte Penale Internazionale (CPI) ademettere un mandato di arresto contro Maduro e "altri leader del regime", in seguito alle elezioni presidenziali del 28 luglio. 

Plataforma Unitaria Democrática (PUD) e Vente Venezuela, il partito guidato da María Corina Machado, hanno condannato più volte l'assedio agli oppositori, chiamando in causa direttamente Nicolás Maduro per quella che definiscono una chiara violazione dei diritti umani. 

La comunità internazionale ha reagito con preoccupazione. Paesi come Cile, Uruguay, Paraguay, Panama e Costa Rica hanno condannato le azioni del governo venezuelano, esprimendo solidarietà ad Argentina e Brasile.  

Nonostante le pressioni internazionali, la situazione rimane critica. Gli oppositori rifugiati continuano a vivere in condizioni precarie, senza accesso a servizi di base e sotto costante sorveglianza. Uno dei sei rifugiati, Pedro Urruchurtu Noselli, coordinatore internazionale del partito Vente Venezuela, ha denunciato sul suo account di X che da ieri "il serbatoio dell'acqua è stato svuotato, dopo aver razionato quella rimasta".