ROMA - Il messaggio a “opposizioni unificate” è duplice: “Giorgia Meloni libera i criminali” e “la premier scappa dal Parlamento”.
L’obiettivo dei leader della sinistra che si alternano in Aula alla Camera, dopo l’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi sulla vicenda Almasri, è tenere il governo, per quanto è possibile, sulle responsabilità politiche, senza prestare il fianco alla polemica contro la magistratura.
Una scelta precisa, per non far “sfumare” il merito politico della vicenda sotto la “coltre” dei cavilli regolamentari e lo scontro fra esecutivo e magistratura.
La prima a intervenire per il centrosinistra è la segretaria del Pd, Elly Schlein. L’esordio è un richiamo alle responsabilità della premier: “Meloni non può pensare di cavarsela con video e dirette social: non deve spiegare ai suoi followers, ma all’Italia”, avverte Schlein aggiungendo che la premier “non può continuare a farsi coprire dai suoi ministri”.
Poi, l’attacco: “Meloni scappa e scappa, dovrebbe essere la presidente del Consiglio, è la presidente del ‘coniglio’”. Un messaggio che i deputati del Pd ribadiscono mostrando dei cartelli con il messaggio “Meloni dove sei?” e “Meloni patriota in fuga”.
Schlein insiste sul punto della liberazione del trafficante libico, richiamando anche l’attenzione sul volo di Stato che lo ha riportato in Libia. “Uno sfregio per le istituzioni italiane”, dice, prima di soffermarsi sulle parole del ministro della Giustizia: “L’abbiamo ascoltata e quel che dice è inaccettabile, ha parlato da avvocato difensore di un torturatore”.
Un passaggio fatto dal deputato FdI Donzelli sull’inchiesta, che ha coinvolto il tesoriere dem campano, offre a Schlein l’assist per marcare la differenza fra l’approccio del Pd alla giustizia e quello delle forze di maggioranza: “Noi l’abbiamo rimosso quel tesoriere, Santanché è ancora al suo posto e nemmeno la premier riesce a farla dimettere”.
Un intervento “chirurgico” per alcuni deputati del Pd, che rilevano anche come la segretaria abbia fatto ricorso a registri diversi, non tralasciando nemmeno la battuta ironica sulla “presidente del coniglio”.
Più impetuoso l’intervento del presidente del M5s, Giuseppe Conte, che ha iniziato sottolineando l’assenza della premier che “scappa dal Parlamento” come un “atto di grande viltà istituzionale”. Poi, Conte aumenta i decibel: “Non parli più” sui social o in tv, “non si permetta per vigliaccheria di parlare davanti a qualche scendiletto”. Immediatamente dopo, Conte si rivolge al ministro Nordio per dire che “è stato scandaloso: lei non è stato il difensore di Almasri, peggio: è stato il giudice assolutore e se fossimo in un’aula di giurisprudenza lei si dovrebbe vergognare”.
Le opposizioni applaudono, Conte estrae un foglio dalla tasca della giacca: l’avviso di garanzia ricevuto quando era presidente del Consiglio. “La procura ha mandato anche a me l’avviso di persona indagata, è una semplice informazione, ma non ho mai detto una parola. Lei ministro ormai vive una dissociazione: se avesse firmato lei l’atto e il presidente del Consiglio avesse fatto un video definendola un incapace, come si sarebbe sentito? Ma non si vergogna? Ha cancellato il suo passato? Cose le hanno fatto i magistrati...”.
Anche Conte, come Schlein poco prima, marca la differenza fra l’approccio alla giustizia delle forze di governo e quello del suo partito. “Noi siamo diversi da voi la legge la rispettiamo e vi contrasteremo in ogni modo e non vi auguriamo una condanna ma vogliamo che vi difendiate come tutti, e che dal tribunale dei ministri sarete assolti, ma la condanna politica e morale gli italiani ve l’hanno già data”, è la chiosa di Conte.