MILANO - Ci fu “una totale sottovalutazione del fenomeno, anche da parte della Commissione comunale antimafia, indotta in errore da Fc Inter”, scrivono i pm della Dda di Milano Paolo Storari e Sara Ombra nella richiesta di custodia cautelare per gli ultrà milanisti e interisti arrestati nel maxi-blitz che ha svelato gli affari illeciti, le violenze, il patto tra le due curve e le pressioni sui club da parte delle tifoserie.
La Procura fa riferimento alle audizioni, il 15 marzo scorso in Commissione antimafia del Comune di Milano, di due responsabili del club nerazzurro che, sostengono i pm, attestano “ancora una volta la totale sottovalutazione del fenomeno qui investigato e il completo scollamento dalla realtà dello stadio, non senza considerare alcune omissioni in mala fede”.
I legali dell'Inter, si legge ancora, il 30 aprile hanno depositato “una memoria” dove si limitavano “a ripetere ciò che era stato detto in sede comunale”. Memoria, però, da cui emerge un dato di interesse, ossia che il Presidente della commissione comunale antimafia, con una email del 28 marzo, ha riferito a FC Internazionale che l'audizione ha “mostrato l'azione positiva di FC Inter”, una cosa smentita dai fatti e che “comprova ancora una volta una totale sottovalutazione del fenomeno” anche da parte della Commissione comunale.
Intanto, i primi ultras interrogati nel carcere milanese di San Vittore, davanti al gip si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere.
In particolare, sono rimasti in silenzio Francesco Lucci, tra i capi della curva milanista nonché fratello del leader Luca, Riccardo Bonissi e Luciano Romano, anche loro accusati di far parte dell'associazione per delinquere della curva rossonera.
Ha deciso di non rispondere alle domande anche Andrea Beretta, l'ormai ex capo della curva interista che era nel direttivo assieme a Marco Ferdico e Antonio Bellocco, quest'ultimo esponente dell'omonima cosca della 'ndrangheta e ucciso proprio da Beretta, in carcere per l'omicidio dal 4 settembre scorso.