MELBOURNE - Il rigore, la determinazione e la perseveranza, abbinati al genio, sono stati alcuni degli elementi che hanno portato Dom Bagnato da Tatura, un piccolo centro nella Goulburn Valley, in Victoria, alle vetrine più importanti d’Australia e Nuova Zelanda.
Un successo che dura da quarant’anni, con il marchio che porta il suo nome, ma il cui lavoro e impegno costante si comincia a intravedere fin dall’infanzia quando, dopo un paio di settimane passate senza entusiasmo nel negozio di un barbiere, passa alla sartoria del padrino, “nonostante i suoi continui tentativi di scoraggiarmi”, ricorda lo stilista, che da quel momento in poi, non abbandonerà più la macchina da cucire.
Come spesso accade, è a un momento di grande difficoltà che si accompagna una svolta significativa nel percorso di Bagnato che, appena adolescente, viene ricoverato in ospedale per settimane, in seguito al trauma subito alla notizia della morte prematura della sorella in un incidente stradale.
Aveva bisogno di trovare un modo per passare le giornate che trascorrevano troppo lentamente e così ha cominciato a disegnare, a immaginare abiti e riprodurli su carta: “In quel periodo - ha raccontato - non solo ho capito di essere in grado di disegnare, ma anche che esistevano possibilità che non avevo considerato”.
La consapevolezza di un mondo di opportunità da esplorare è stata forse alla base della decisione di lasciare la famiglia e trasferirsi dagli zii a Melbourne a soli 16 anni. La città che si era dipinto vitale e ricca di promesse non l’ha deluso, tanto che poco dopo arriva il primo contratto di lavoro da Sackville, una delle più importanti aziende produttrici di abbigliamento di quegli anni.
“In quel periodo storico a Melbourne non esistevano scuole di moda; c’era solo il Melbourne College of Textiles”, ha ricordato lo stilista, che grazie ai corsi serali ha studiato e imparato a conoscere le stoffe e disegnare i modelli, aprendogli le porte della Government Clothing Factory, dove ha disegnato le uniformi militari.
“Le specifiche per i modelli delle uniformi erano così dettagliate che mi hanno aiutato a diventare un bravo modellista, una competenza che mi ha portato a diventare head designer per un’altra importante azienda del settore”.
Nonostante i continui progressi di carriera, in Dom Bagnato cresceva il desiderio di costruire qualcosa di suo. È nel 1984, a 27 anni, dopo essere diventato padre, che si prende il rischio di diventare imprenditore e, grazie al supporto della moglie Pia, che lo ha accompagnato e sostenuto continuamente, ha aperto la propria azienda.
Non era ancora il momento di coronare il suo sogno: a soli due anni di distanza, Bagnato vede infrangersi tutte le sue speranze: “Abbiamo perso la casa, la macchina, tutto”. Il ricordo di quel momento ancora lo emoziona, lo commuove ripensare al dolore provato nel dirlo a Pia, alla paura di non avere la forza di rimettersi in piedi.
“Erano le dieci di sera quando sono uscito da quell’incontro con il commercialista, in cui mi ha detto che non avevamo più niente. Sono arrivato a casa, ho svegliato Pia e l’ho messa al corrente della situazione. Lei si è seduta sul letto e mi ha risposto: va bene, ricominciamo da capo. E così abbiamo fatto”.
In quella situazione di estrema difficoltà la reputazione che Bagnato si era costruito nel tempo, insieme alle ottime relazioni stabilite nell’ambiente, hanno richiamato l’attenzione di Travellers Apparel, che si è proposta per una joint venture, grazie alla quale ha potuto rilanciare il suo marchio.
“Ho avuto molta fortuna”, ha ripetuto diverse volte durante l’intervista Dom Bagnato, spiegando poi che la fortuna a cui si riferisce è “quella che ciascuno di noi è in grado di procurarsi, lavorando senza sosta e senza darsi per vinti davanti alle difficoltà”.
Ognuno è artefice del proprio destino, dunque, attraverso le decisioni che prende e ne è un perfetto esempio l’aneddoto che racconta lo stilista di quando, pronto per partire per un viaggio in Italia durante il quale lui e la moglie avrebbero dovuto mettere a punto i dettagli di un loro trasferimento nel Bel Paese, Bagnato si imbatte in Sam, un conoscente, mentre beveva un caffè nello storico bar Pellegrini.
“Sam aveva una sartoria a due passi da Pellegrini e mi ha accennato al fatto che voleva vendere l’attività. Non ho pensato ad altro per tutto il viaggio e sulla via del ritorno dall’Italia, ho confessato a Pia che avrei voluto rilevare la sartoria”, ha ricordato sorridendo. È il 1990 e Dom Bagnato apre il suo negozio in Bourke Street, nel pieno centro di Melbourne.
Proseguendo nel percorso della memoria di quegli anni, l’imprenditore italo-australiano racconta come l’inizio degli anni ‘90 sia stato caratterizzato da una grave recessione economica in Australia, che ovviamente aveva ridotto notevolmente anche il suo giro d’affari, a solo un anno dall’apertura di quel primo punto vendita, “finché un giorno ricevo una chiamata da Lloyd Williams - il fondatore del Casinò Crown, ndr -, che mi ha chiesto se facessi anche abiti femminili. Io ho risposto di sì, anche se non era esattamente il mio settore”, e da quella risposta avventata, Bagnato si è trovato a confezionare due interi guardaroba per la moglie di Lloyd Williams, disegnando i cartamodelli e realizzando i vestiti.
Le cose hanno cominciato a girare molto bene per l’azienda, che ha realizzato un vestito anche per un altro noto imprenditore del panorama australiano: Lindsay Fox, fondatore dell’azienda di logistica Linfox.
Sono tante le storie raccolte nei 40 anni della sua avventura imprenditoriale ricca di successi e soddisfazioni. L’azienda, nel frattempo, è cresciuta, si è espansa ed è cambiata, anche se “il design e il marketing lo continuo a fare io, non solo perché amo farli, ma anche perché sono cruciali per il marchio”.
Un marchio i cui valori sono direttamente collegati alle sue origini: “Sono cresciuto con il senso tipicamente italiano di fare ‘la bella figura’. Anche se la mia famiglia era di origine modesta, mio papà aveva comunque tre o quattro vestiti sartoriali e indossarli lo faceva sentire meravigliosamente”.
Questo senso di eleganza e di stile ha dato forma a tutta la sua carriera e indicato la direzione nella realizzazione di collezioni che sono senza età e senza tempo.
Due o tre volte all’anno Bagnato va in Italia per scegliere personalmente i tessuti per le sue collezioni e andare alle fiere, che “è importante per respirare l’atmosfera”, per farsi ispirare. Durante i suoi viaggi Bagnato segue una rigorosa routine creativa, che lo porta a immaginare la collezione in una prima fase, poi a scegliere i tessuti e disegnare sulla base di quello che ha visto e selezionato.
“Il terzo giorno piazzo gli ordini e per la fine della settimana ho la collezione in testa. Alle volte, quando torno in Australia, capita di rimettere tutto in discussione, ma la combinazione tra la creatività del momento e la razionalità nella valutazione del mercato fa sempre nascere una collezione di successo”, assicura.
Come chiunque abbia raggiunto il successo, Dom Bagnato ha fatto grandi sacrifici per perseguire il proprio sogno, rinunciando a molte cose, ma, ha ricordato, parlando ancora di fortuna, “se lavori abbastanza duramente e metti un impegno ossessivo in quello che fai, il tuo destino ti aspetta”.
“Se hai passione, non smetti di crederci e di provarci, troverai la tua fortuna - ha assicurato -. Io ho dovuto superare momenti estremamente duri prima veder arrivare la mia occasione”.