Tre anni fa promesse, speranze e una discreta dose di entusiasmo popolare: dopo gli anni ‘bui’ del governo Morrison per ciò che riguarda un chiaro impegno per il contenimento del cambiamento climatico, sono arrivati sulla scena, carichi di buone intenzioni e, specialmente, consci del varco lasciato vuoto o quasi dai liberali: Anthony Albanese e Chris Bowen.
Determinazione e tanta ambizione nei traguardi prefissati quando la transizione energetica aveva ancora la meglio su inflazione e costo della vita. C’era parecchia voglia d’azione in campo ambientale tanto che, grazie alla sponsorizzazione di Climate 200, i liberali si erano trovati a dover affrontare un avversario in più in alcuni collegi che sembravano, fino a quel momento, inespugnabili. La nuovissima squadra delle indipendenti ‘teal’, capitanata a distanza dal miliardario ambientalista Simon Holmes A’ Court, è scesa in campo in una trentina di seggi, puntando su una diffusa insoddisfazione nei confronti del Partito liberale per ciò che riguarda la lotta al surriscaldamento del pianeta.
Elettorati scelti con attenzione, dove si poteva e si può ancora andare, in fatto di priorità, oltre alle esigenze pratiche di ogni giorno e candidati di una certa qualità. Alle urne è arrivato un successo forse superiore alle aspettative con ‘conquiste’ di primissimo piano: a Melbourne, Monique Ryan è riuscita a strappare il seggio di Kooyong addirittura all’ex ministro del Tesoro e potenziale leader liberale Josh Frydenberg, mentre l’ex giornalista dell’Abc, Zoe Daniel, si è aggiudicata il collegio di Goldstein contro il quotato e rispettato Tim Wilson; successi ‘teal’ anche nei sobborghi ‘bene’ di Sydney, con Kylea Tink e Sophie Scamps che si sono imposte rispettivamente a North Sydney e Mackeller mentre la figlia di Carla Zampatti e dell’ex ministro ombra liberale John Spender, Allegra Spender, è andata ad insediarsi a Wentworth (ex seggio di Malcolm Turnbull).
Nel gruppo delle indipendenti del clima, dell’integrità in politica e dell’uguaglianza di genere – in questo caso senza l’aiuto finanziario di Climate 200 -, l’ex campionessa di sci, Zali Steggall che ha difeso con successo il seggio di Warringah, che aveva tolto a Tony Abbott già nel 2019. A Perth Kate Chaney, nipote dell’ex ministro liberale Fred Chaney, ha conquistato Curtin.
Tre anni dopo il clima rimane un tema caldissimo, ma l’entusiasmo per le promesse laburiste e l’ondata ‘teal’, stanno perdendo un po’ d’intensità, perché il piano d’azione Albanese-Bowen non sta portando il Paese dove si sperava: i traguardi fissati non sono ritenuti (numeri alla mano) raggiungibili nei tempi previsti (82 per cento dell’energia fornita dalle rinnovabili entro il 2030) e, soprattutto, la corsa a testa bassa per eliminare gas e carbone sta creando una buona dose di perplessità (per la rinuncia anzitempo di garanzie di produzione energetica) e malcontento (per le bollette sempre più care).
L’opposizione ovviamente cerca di metterlo in evidenza più che può, sottolineando che quando l’ambizione e la fretta si scontrano con la realtà dei costi, gli interessi pratici, ovvero l’aspetto strettamente finanziario immancabilmente vince. Scontate quindi le accuse di una narrazione non completamente onesta da parte del governo sui costi e i tempi della transizione energetica, ma soprattutto sulle conseguenze che la politica adottata sta avendo sulle famiglie e le imprese.
A poche settimane dall’inizio della volata elettorale – quando sarà fissata la data delle urne -, il piano d’azione contro i cambiamenti climatici, come tre anni fa, ritornerà in primissimo piano, ma per i motivi sbagliati in un’ottica laburista. Il leader dell’opposizione, infatti, insisterà sulla teoria di una strategia ‘esagerata’ su tempi e modi, che sta mettendo pressioni supplementari, via costi energetici in continuo aumento, sulle famiglie nonostante gli sconti federali che se da una parte ‘aiutano’ (anche se a scadenza più o meno elettorale) ad affrontare il carobollette, dall’altra stanno complicando non poco le decisioni della Banca centrale per ciò che riguarda il costo del denaro, creando incertezze che non aiutano stabilità e investimenti imprenditoriali.
I malumori salgono e le denunce di costi sempre più proibitivi dell’energia per le imprese si fanno sempre più insistenti. Il governo, sembra su intervento diretto del primo ministro, ha tatticamente abbandonato l’idea della cosiddetta “nature-positive”, della creazione cioè di un nuovo ente per la Protezione ambientale.
Un ente che, secondo l’opposizione, sarebbe diventato una specie di cavallo di Troia per i gruppi ambientalisti per complicare ulteriormente lo sviluppo di qualsiasi iniziativa al di fuori del piano di decarbonizzazione accelerata del Paese formulato da Bowen che, proprio questa settimana, ha ricevuto un’improvvisa battuta d’arresto in Queensland. Il progetto sull’idrogeno, che avrebbe dovuto garantire un’energia affidabile e continua per il futuro, sta, infatti, rapidamente diventando un’idea senza molti sostenitori, poiché il settore privato lo giudica troppo costoso e rischioso tanto che il nuovo governo statale guidato da David Crisafulli, ha annunciato il ritiro dei finanziamenti per la costruzione dell’impianto e del gasdotto per l’idrogeno da 12,5 miliardi di dollari a Gladstone, un progetto che era stato promosso dalla precedente amministrazione laburista.
Lunedì scorso, il direttore generale della Camera di Commercio e Industria australiana, Andrew McKellar, per la prima volta ha chiesto apertamente al governo Albanese un cambiamento di rotta in materia ambientale, con una revisione dei suoi obiettivi sull’energia rinnovabile e una necessaria nuova linea per ciò che riguarda l’esplorazione, l’estrazione e la produzione di gas naturale. Un intervento diretto arrivato poco dopo l’appello lanciato dal principale gruppo di pressione del settore alimentare, l’Independent Food Distributors Australia (IFDA), affinché il governo accetti la realtà dei fatti e intervenga urgentemente sui prezzi dell’energia che stanno avendo un pesante impatto sul costo della vita.
Come ha poi fatto McKellar, l’IFDA (e ieri si è aggiunto al coro il direttore di Infrastructure NSW, Graham Bradley) ha chiesto a Canberra di accettare l’inevitabilità di una maggiore flessibilità per ciò che riguarda la produzione di energia, abbandonando la rigidità imposta da Bowen per arrivare a quell’82% di rinnovabili e di ridare i necessari spazi alla produzione di gas e carbone per ridurre i prezzi dell’elettricità nel breve termine. Il direttore generale dell’IFDA, Richard Forbes, ha espresso un pensiero condiviso, secondo i sondaggi, da un numero sempre maggiore di australiani: il passo di corsa deciso dai laburisti per ciò che riguarda la transizione energetica sta facendo aumentare i prezzi in generale e quelli dei generi alimentari in modo particolare, aggravando i bilanci famigliari.
Con le elezioni ogni giorno più vicine, quindi, arrivano domande sempre più insistenti per qualche tipo di compromesso sull’agenda energetica del governo Albanese. Un primo banco di prova, per avere qualche idea in più sull’aria che tira in questo campo, potrebbe arrivare già ai primi di marzo quando si recheranno alle urne gli elettori del Western Australia, uno Stato direttamente interessato al settore energetico con le sue aziende minerarie già duramente colpite dalle modifiche apportate alle leggi sulle relazioni industriali dall’attuale amministrazione federale.
Con profondi cambiamenti che stanno arrivando in campo energetico in altre parti del mondo, gli interventi ‘in casa’ dell’IFDA e dell’ACCI mettono in evidenza quanto siano cambiate le circostanze e gli umori su questo tema rispetto a tre anni fa: un problema in più per Albanese, ma un problema anche per Dutton che, oltre all’aggiunta - a lunghissima scadenza in fatto di conseguenze positive, se ci saranno, in fatto di produzione di energia e di riduzione dei prezzi -, dell’opzione nucleare, finora non ha proposto precise variazioni di rotta. Indubbiamente meno fretta e qualche garanzia in più per gas e carbone: rispetto degli obiettivi di Parigi, nessun preciso traguardo intermedio sulle rinnovabili e mantenimento degli impegni sulle emissioni zero del 2050. Per le bollette, immaginiamo, ripassare quando sarà campagna ufficiale.