MAR DEL PLATA – Trasformare la propria migrazione nell’occasione per accompagnare altre persone che vivono la stessa esperienza, attraverso la narrazione e l’arte. È la scelta di Erika Garimanno, psicologa e docente di italiano, il cuore a metà tra Italia e Argentina.
Nata a Casale Monferrato (Alessandria) 52 anni fa, con papà italiano e madre argentina, Erika cresce bilingue e biculturale al 50 per cento perfetto. Frequenta il liceo linguistico, poi la facoltà di Lingue straniere a Torino.
“Avevo 20 anni quando i miei genitori divorziarono e mia madre decise di tornare in Argentina – ricorda –. Andavo a trovarla regolarmente poi, nel 1993, decisi di prolungare il soggiorno di qualche mese… Sono ancora qui”.
Dell’Argentina, Erika ama “quel tutto da fare”, la semplicità con cui le cose accadono e si riescono a realizzare, malgrado le mille difficoltà, a partire da quelle economiche. “È un Paese dalle mille potenzialità che spesso i locali non riescono a vedere – dice –. Offre tantissimo a chi ha idee, progetti e un pizzico di spirito di iniziativa”. Che a lei di certo non mancano.
In Argentina si è laureata in Psicologia con una tesi su lingue straniere e psicanalisi. “Che lingua parla il nostro inconscio? È una domanda che dobbiamo farci, noi expat, al momento di scegliere uno psicologo, perché le parole, le metafore i riferimenti culturali non sono neutri in terapia”, spiega.
Per questo ha condotto una ricerca tra gli italiani di Mar del Plata, dove nel frattempo si era trasferita, per studiare, dice, “lo shock culturale, i valori di riferimento e quelli dell’acculturazione, la nostalgia… Ho lavorato a lungo al consolato, ho potuto osservare tante persone”.
Erika conduce laboratori di psicologia delle migrazioni.
Oggi Erika si occupa di consulenza psicologica per italiani e argentini che intraprendono o hanno già iniziato il percorso migratorio e vogliono prendere contatto con i propri “doni”: i talenti e le risorse, non solo professionali, da mettere a frutto.
Inoltre organizza laboratori presenziali di psicologia delle migrazioni a Mar del Plata. E spiega: “Si lavora sull’albero genealogico, sotto forma di narrazione o espressione artistica, per individuare i ‘blocchi’ che impediscono alla persona di esprimersi al meglio, per esempio quando non si trova lavoro nella nuova destinazione, pur contando su un curriculum di tutto rispetto”.
Nodi che possono presentarsi all’inizio, in fase di ambientamento, ma anche a distanza di anni, quando finisce la “luna di miele” e si vede la vita per quello che è, con aspetti positivi e negativi. E, come nei rapporti di coppia, si deve decidere se accettare il full combo o no. Prendere o lasciare in blocco.
Erika a un congresso della Dante Alighieri.
C’è una caratteristica che accumuna gli immigrati di ultima generazione in Argentina ed è la poliedricità. Nessuno si accontenta di un solo lavoro (spesso anche per una necessità materiale), di un solo interesse, di una vita monocromatica.
Erika è anche traduttrice, docente di italiano e coordinatrice del Circolo dei lettori della Dante di Mar del Plata, che è anche giurato preliminare del Premio Strega. Ma non si fa mancare nemmeno qualche incursione artistica. “Ora sto lavorando a una serie di quadri – rivela – dal titolo Cartografie dell’anima”. Un’anima e due cuori: non una divisione, ma una moltiplicazione.