ROMA – Il governo ha deciso di impugnare la legge della Regione Toscana sul suicidio medicalmente assistito, approvata lo scorso febbraio.
La norma, frutto di una proposta di iniziativa popolare sostenuta da oltre 10mila firme, disciplina tempi e modalità per l’accesso all’assistenza sanitaria regionale nei casi di fine vita, in attuazione della sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale.
Con questo provvedimento, la Toscana era diventata la prima regione italiana a dotarsi di una normativa sul tema.
La legge era stata votata in aula con i sì di Pd, M5S, Italia Viva e gruppo Misto-Merito e Lealtà, e con l’opposizione di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Dopo un percorso in Commissione Sanità, il testo era stato approvato dall’Assemblea regionale lo scorso febbraio.
La reazione della giunta toscana è stata immediata. “Come presidente della Regione Toscana, esprimo profonda delusione per la decisione del governo”, ha scritto sui social Eugenio Giani, sostenendo che la legge in questione “rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili”.
Dura anche la posizione dell’Associazione Luca Coscioni, che ha promosso la proposta legislativa: “Il Governo, che sostiene l’autonomia differenziata, oggi agisce contro l’autonomia già esistente”, affermano la segretaria Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato, spiegando che la legge regionale serve solo “a garantire tempi certi a chi chiede la verifica dei requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, come previsto dalla Corte”.
Gli esponenti dell’associazione ricordano anche che “di fronte all’inerzia del Parlamento”, è atteso un nuovo intervento della Consulta – il quinto in sette anni – su due nuovi casi, quelli di Elena e Romano, accompagnati in Svizzera da attivisti in un’azione di disobbedienza civile.
Sul fronte della maggioranza, arriva invece la difesa dell’esecutivo da parte di Fratelli d’Italia.
“Il governo ha fatto bene”, ha detto Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo del partito, secondo cui è “impensabile che ogni regione si muova in autonomia su un tema così centrale” e affermando che “serve una legge nazionale”.
Dello stesso avviso anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: “La legge toscana è chiaramente incostituzionale. La sinistra dimostra ancora una volta di voler forzare su un tema delicatissimo per meri scopi politici”.