TRIESTE - In regione una ragazza su sei non studia, non lavora e non segue nessun percorso formativo. Già prima della crisi solo il 13,6% dei bambini frequenta l’asilo nido e la dispersione scolastica è all’8,6%. E’ la fotografia scattata da Save the Children, che denuncia la necessità di intervenire alla radice delle diseguaglianze che colpiscono le ragazze e sottolinea che il Friuli Venezia Giulia è una regione non “a misura di bambino”, ma ancor meno “a misura di bambine”, che si sono trovati ad affrontare l’emergenza COVID-19.
Non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro, un limbo in cui già oggi, in regione, è intrappolato il 16,3 delle giovani, contro l’11,3% dei coetanei maschi.
Tra i diplomati nei licei i ragazzi sono più presenti in quelli scientifici, mentre le ragazze sono più presenti nei licei umanistici-artistici. Guardando i dati del Friuli Venezia Giulia, ad esempio, solo una ragazza su quattro (25,7%) si diploma al liceo classico o scientifico, così come un 27,8% si diploma in un istituto tecnico.
Le bambine e le ragazze accumulano lacune nelle materie scientifiche, ma poi crescono: ad esempio le bambine alla fine della primaria ottengono un punteggio medio ai test Invalsi di matematica di 4,5 punti inferiore rispetto ai coetanei, uno svantaggio che sale a -6 punti al 2° anno delle superiori, fino a -10 punti all’ultimo anno delle scuole superiori. Una differenza, a sfavore delle ragazze, che in media nella provincia di Gorizia durante il percorso scolastico arriva a toccare -10,8 punti, mentre la provincia più virtuosa in regione è Udine (-7,6 punti).
Anche al di fuori della scuola, le opportunità di crescita culturale, emozionale, creativa, di svago e di movimento sembravano essere molto basse già prima dell’arrivo del virus: nel 2018-2019, in Friuli Venezia Giulia più di un minore su quattro, tra i 6 e i 17 anni, non leggeva neanche un libro extrascolastico all’anno.