CANBERRA - Un nuovo rapporto dell’istituto ha acceso i riflettori sul paradosso energetico australiano: negli ultimi cinque anni il Paese ha esportato abbastanza gas da coprire vent’anni di fabbisogno interno, mentre i cittadini affrontano prezzi in crescita e ripetuti avvertimenti di carenze.

Secondo l’analisi, la gran parte del gas a basso costo viene spedita all’estero, lasciando al mercato interno solo quello più difficile da estrarre, più costoso e più inquinante. Tra il 2023 e il 2024, l’83% del gas naturale prodotto in Australia è stato destinato all’industria dell’export. Il risultato è che i consumatori australiani pagano tra quattro e sette volte di più rispetto a chi vive in altri grandi Paesi produttori, come Stati Uniti, Russia, Qatar e Canada.

Il rapporto denuncia inoltre un paradosso energetico e ambientale: l’industria del gas utilizza più combustibile per processare le esportazioni di quanto ne venga consumato in Australia da centrali elettriche, aziende manifatturiere e famiglie messe insieme. In pratica, il gas serve più al commercio internazionale che ai bisogni nazionali.

Tra le voci critiche spicca quella di John Blackburn, ex vicecapo della Royal Australian Air Force, che ha definito la situazione “profondamente preoccupante” dal punto di vista della sicurezza nazionale. 

“L’Australia non ha una strategia di sicurezza nazionale, né una valutazione aggiornata dei rischi, e l’ultima analisi sulla sicurezza energetica risale al 2011 - ha dichiarato -. Permettere l’esaurimento delle nostre riserve per soddisfare le esportazioni, mentre gli australiani affrontano carenze, equivale a compromettere in modo grave la sicurezza energetica del Paese”.

Preoccupato anche Geoff Crittenden, amministratore delegato di Weld Australia, secondo il quale il Paese si trova “a un bivio” e rischia di perdere la propria base manifatturiera. “L’eccessivo prezzo del gas non grava solo sull’industria - ha spiegato -. ma incide anche sui costi dei beni di consumo, come gli scaldabagni, e sulle bollette dell’elettricità, pesando ulteriormente sulle famiglie australiane”.

Il dibattito sull’uso del gas, tra esportazioni record e penuria interna, riapre così una questione cruciale: a chi deve servire per primo il gas australiano — ai mercati globali o ai cittadini del Paese che lo produce?