«Venere è armata». Un’antica raffigurazione di Venere, Afrodite per i greci, di oltre 2500 anni fa, la rappresenta armata. L’ho ammirata a Epidauro, nel museo vicino allo splendido teatro, eccezionalmente ben conservato, dall’acustica perfetta e con un proscenio dalla visibilità impeccabile fin dai gradini più alti. Un teatro capace di accogliere tra le dodici e le quattordicimila persone, in tempi in cui Atene non superava i cinquemila cittadini liberi.
Avevo visitato Epidauro decenni fa, quando ero studentessa. Ricordo l’ammirazione per il sito, tra montagne impervie, di ancor più difficile accesso nei tempi arcaici. Per la partitura musicale della costruzione in pietra, dove la mirabile geometria a spicchi è perfettamente al servizio dell’acustica e dello sguardo. Per l’armonia fra il teatro, così essenziale pur nelle ampie dimensioni, e i boschi che lo circondano, conchiglia di pietra viva per condividere emozioni e verità tragiche sul mistero della vita e dell’amore, sul coraggio e sull’eroismo, e sulle insidie distruttive del possesso e del potere.
Questa volta sono rimasta colpita e ammirata per alcune strepitose intuizioni sull’amore e sulla medicina, che risalgono a quasi tremila anni fa. Venere armata, anzitutto. Perché armata? «Per conquistare il cuore degli uomini: perché possano rinascere». Quanti oggi, uomini e donne, sono capaci di sentire l’amore come una opportunità per rinascere, per evolvere a un livello emotivo, spirituale e umano più alto? Come uno stimolo a superarsi, a lasciar andare comportamenti e convinzioni che hanno fatto il loro tempo, ben oltre l’esaltante eccitazione governata dall’attrazione fisica? Perché oggi cresce una visione così distorta e distruttiva dell’amore, fatta di possesso, di controllo ossessivo, di predazione di energie e di orizzonti di vita, fino alla morte emotiva, quando non fisica? Accanto alla spada, appesa alla sinistra del corpo, la dea protende la mano destra, ora perduta, che avrebbe dovuto offrire una mela o un melograno, simbolo di fertilità fisica e mentale.
L’iconografia antica raffigurava i diversi volti di una divinità perché fossero di esempio e ispirazione. Accanto all’Afrodite armata ecco l’Afrodite Morphus, poi evoluta in un dio a sé, Morfeo. La Venere antica era infatti protettrice del sonno, che ci accoglie dopo l’amore e ci parla attraverso i sogni. Può così farci evolvere, cambiare e perfino guarire, attraverso l’amore e i suoi figli, il sonno ristoratore e la potenza trasformativa di sogni ben ascoltati e interpretati.
In tempi così digitalizzati, facciamo tutti molta fatica, e ci vuole molta disciplina, per sottrarci alla seduzione di quel piccolo frenetico schermo che ci ruba preziosissime ore di sonno, indispensabili per recuperare energie fisiche e mentali e per canalizzarle con entusiasmo in nuovi progetti di vita. Stanchi morti già al mattino, per le poche ore di sonno, disturbato dall’effetto dirompente che i mille segnali luccicanti dello schermo hanno sulla partitura del sonno stesso, come possiamo essere protagonisti davvero della nostra vita? Se ci sentiamo degli “zombi” già al mattino, stanchi e irritabili, come possiamo fare le scelte più adatte a noi, per continuare ad esprimerci al meglio? E come possiamo amare davvero? L’antica Afrodite, dea dell’amore che rinnova e trasforma, e gli uomini che l’hanno pensata e descritta, aveva già intuizioni formidabili sui fondamenti della vita che oggi stiamo vistosamente tradendo.
Altro motivo di riflessione: il culto di Apollo e di Asclepio, suo figlio, dio della medicina che si riteneva apparisse nei sogni. E guarisse mentre gli uomini dormivano nel santuario a lui dedicato, qui a Epidauro, dove si erano recati per chiedergli aiuto. Quali erano le terapie usate da Asclepio? Nel santuario agivano forze magiche, intrecciate di fede e di aspettative potenti, come nei nostri luoghi di pellegrinaggio. Acconto al divino, ecco le raccomandazioni che ogni persona desiderosa di cure doveva mettere in pratica in prima persona: attività fisica (!), bagni, dieta, sonno adeguato e farmaci. Ultima la chirurgia, a quei tempi assai primitiva. Interessante: una delle tre figlie di Asclepio era Igea, Igiene, dea che aiuta a prevenire le malattie con appropriati stili di vita (in questa accezione estesa gli Antichi intendevano la pulizia del corpo).
I fondamentali della vita e della salute sono stati dunque ben compresi oltre 2500 anni fa. A noi metterli in pratica con costante e rigorosa assunzione di responsabilità attiva verso la nostra salute, fin da piccoli, se gli adulti sanno dare il buon esempio. Ricordando sempre che i nostri bambini e i nostri allievi imparano filmando. E se oggi la scuola “sembra una clinica psichiatrica”, come afferma Umberto Galimberti, qualche domanda-chiave noi adulti dovremmo proprio farcela. Che cosa conta per noi nella vita? E cosa vedono in noi i nostri figli?