BUENOS AIRES - Hernán “il Tano” Murri è un volto conosciuto nella comunità italiana in Argentina. Nipote di siciliani da parte materna e di marchigiani dal lato paterno, i suoi ricordi legati alle radici italiane affondano fin dall’infanzia. “Mia madre ascoltava Italianissima, un programma radiofonico molto popolare tra la comunità”, racconta. 

Si è sempre sentito molto connesso con le radici siciliane, anche grazie ad alcuni amici di famiglia provenienti dall’isola, persone con cui è cresciuto. “Erano di Catania e in casa parlavano dialetto”, ricorda.   

“Adesso sono in un’altra fase della vita e mi incuriosisce molto l’origine più lontana, quella delle Marche”, dice Hernán e racconta che la famiglia Murri era molto importante nelle Marche. “Il mio bisnonno, che fu il primo ad arrivare in Argentina, era un costruttore e fece la basilica di San José de Flores, oltre alla sede del Banco Nación di Flores”. 

Romolo Murri, un altro suo antenato (1870-1944) fu un importante membro del clero e riformista del Vaticano, successivamente anche politico, mentre il dottor Augusto Murri (1841-1932) era un medico di spicco che lavorò all’Università di Bologna, città dove gli è stata dedicata una via, e fu uno dei fondatori della medicina moderna. Secondo la leggenda, collaborò con la corte reale, salvando la principessa Mafalda dal tifo.  

“Esiste anche un film in cui Giancarlo Giannini interpreta il figlio del dottor Augusto Murri, che si intitola Il caso Murri”, racconta Tano, che ama molto il cinema, poiché lui stesso è attore e sceneggiatore. 

Oltre alla recitazione, il Tano si dedica anche al canto con il suo gruppo Joe Vulcano y sus Vesuvios, un progetto che unisce recitazione e musica, in cui il suo personaggio, Joe, è una sorta di crooner italiano degli anni Cinquanta, che reinterpreta brani contemporanei e classici argentini. “Il mio lato italiano lo porto in tutto ciò che faccio”, afferma Hernán. 

Il gruppo si esibiva agli Aperitanos, eventi organizzati alcuni anni fa dalla Camera di Commercio Italiana in Argentina. “I più giovani non conoscevano le canzoni classiche italiane, quindi presentavamo qualcosa di giocoso, con un tocco comico”, spiega. 

Joe Vulcano e i suoi Vesuvios hanno anche partecipato a videoclip di altri artisti, come in La Piel del Camino, della band rock Catupecu Machu, e sono apparsi anche in un video di Chano Charpentier.  

“Questo è un altro tipo di contatto con la comunità”, spiega Murri, che per un periodo ha scritto sul sito It Buenos Aires e ha anche partecipato al gruppo di ballo Radici. 

Tuttavia, avverte, “ho uno sguardo molto critico verso la comunità. Capisco che ci sia un legame molto emotivo con l’italianità, ma si tende sempre alla nostalgia”, dice, riferendosi alla collettivita italo-discendente di Buenos Aires, che definisce “una sorta di grande famiglia endogamica, dove alla fine ci ritroviamo sempre gli stessi e dietro ogni idea ci sono spesso progetti personali. Serve più coesione, tutto è troppo frammentato e ognuno tira l’acqua al proprio mulino”. 

Secondo il Tano, un altro grande problema è la mancanza di ricambio generazionale nelle cariche delle associazioni. “Credo che sia un errore non lasciare un erede. Se non vedi il tuo successore quando sei al comando, le associazioni diventano presto obsolete e insostenibili. Ci sono giochi di potere come in qualsiasi struttura, e questo porta alla graduale estinzione di queste istituzioni”. 

Avverte anche che i giovani più partecipativi nelle associazioni sono però troppo “all’antica” e privi di audacia. “Essere così conservatori non è rispettare veramente i propri antenati, perché chi ha attraversato l’oceano era qualcuno con molto coraggio e iniziativa”, spiega il Tano. 

Tuttavia, sottolinea che c’è ancora la possibilità di creare contenuti di qualità, con un grande potenziale. “Il 50% della popolazione locale ha origini italiane e questa cultura attrae sempre il pubblico”, afferma, elogiando il lavoro che Verónica Morello fa per l’Enit e Elisabetta Riva al Teatro Coliseo. 

Lo scorso anno, Murri è stato scelto per partecipare alla sfilata Volare, oh oh della marca Divina Bolivia, un’esperienza che ha trovato molto interessante e che considera la prova del fatto che è possibile organizzare “una proposta di successo con tanto colore e creatività”.  

Vestito e truccato come un boss alla Tony Soprano, con i capi della collezione primavera/estate, Hernán ha sfilato in Plaza Italia, trasformata in un piccolo paesino del Sud, con tanto di tavolini da bar e stand di cannoli e granita. 

Scusate, non Hernán, ma il Tano. “Perché nemmeno mia madre mi chiamava Hernán”.