BUENOS AIRES - Il governo accusa la giudice Karina Andrade di aver commesso reati di abuso d’atti d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e favoreggiamento aggravato. 

Questi capi d’accusa si basano sulla decisione della magistrata di disporre la rapida liberazione di 114 detenuti coinvolti nei disordini avvenuti mercoledì 12 marzo nelle vicinanze del palazzo del Congresso, durante una manifestazione di pensionati. 

Alle proteste, in solidarietà con la causa dei pensionati, si erano uniti alcuni gruppi di ultras delle squadre di calcio locali che, secondo il comunicato del governo, erano infiltrati da tifoserie violente, i cosiddetti barrabravas.

Secondo il ministero della Sicurezza, la giudice ha agito in modo arbitrario, interferendo indebitamente in un procedimento di flagranza, che stabilisce che spetta al pubblico ministero la responsabilità principale di valutare la detenzione e la presentazione delle prove, prima di ordinare la liberazione degli arrestati. 

La giudice Andrade si è difesa pubblicamente, affermando di non avere affiliazioni politiche e sottolineando che la sua decisione ha dato priorità al diritto di protesta rispetto alle procedure legali della flagranza, che avrebbero giustificato la convalida dei fermi.  

“Non è stata una decisione impulsiva - ha dichiarato Andrade in un’intervista radiofonica - ma ho voluto dare priorità al diritto di  manifestare”. Ha poi aggiunto di non aver esaminato i precedenti penali dei sospetti, perché in quella fase il suo compito era limitato a verificare solo se ci fosse un mandato di cattura attivo. 

Secondo il governo, questo comportamento non avrebbe rispettato la legislazione vigente. Tra i detenuti liberati, vi erano persone con precedenti per reati come lesioni, traffico di droga, possesso di armi da fuoco e furto. 

Il ministero della Sicurezza ha anche sottolineato che la giudice ha accelerato i tempi del procedimento, informando rispetto alle sue decisioni attraverso un gruppo WhatsApp, senza attendere che la procura raccogliesse le prove necessarie. Inoltre, non ha preso in considerazione altre fonti probatorie, come le registrazioni video e le dichiarazioni delle forze federali. 

Infine, nella sua ordinanza, la giudice Andrade avrebbe giustificato la sua azione citando la mancanza di spazio nelle strutture detentive, un argomento che è stato successivamente confutato, poiché erano disponibili posti nelle carceri del Servizio Penitenziario Federale e della Polizia Federale. 

In realtà, il motivo principale della sua decisione risiede in un’altra valutazione, come lei stessa argomenta: gli arresti mettevano in gioco “un diritto costituzionale fondamentale – afferma – quale è il diritto alla protesta, a manifestare in democrazia e alla libertà di espressione, in un giorno come oggi, in cui la convocazione proviene dai settori più vulnerabili della nostra Nazione, come gli anziani protetti”.

La denuncia presentata dal governo nazionale sottolinea che la decisione di Andrade non solo mancava di fondamento legale, ma potrebbe anche aver contribuito a occultare i crimini commessi durante i disordini. In seguito a questa accusa, il ministero della Sicurezza ha richiesto l’avvio di un'indagine penale per i crimini denunciati e la raccolta delle prove pertinenti. 

Il caso è stato assegnato al Giudice Federale N° 1, María Servini, che dovrà ora esaminare le accuse e decidere sugli eventuali sviluppi processuali.