PARIGI (FRANCIA) - Tante delusioni, tanti quinti posti e poi la gioia più grande. Dopo una lunghissima astinenza, per quella che sulla carta doveva essere la squadra più forte di sempre nella storia del judo italiano alle Olimpiadi, ecco finalmente l’oro che riscatta e nobilita l’intera partecipazione ai Giochi di Parigi 2024.
L’Italia si è tolta un peso, dopo le polemiche arbitrali dei primissimi giorni e qualche errore di troppo nelle scorse di tornare di gare, e l’ha fatto grazie ad Alice Bellandi. 25enne di Brescia, l’azzurra arrivava a questi Giochi con le credenziali di chi aveva tutto per vincere. Leader del ranking mondiale, due volte medagliata ai Mondiali e in grandissima condizione.
Una situazione simile a quella di Assunta Scutto, che però si era fermata prima delle medaglie, e a quella di Odette Giuffrida, sfavorita da una direzione di gara a dir poco deficitaria. Ecco perché l’avvicinamento di Alice Bellandi alla gara era stato tutt’altro che facile.
L’Italia intera si aspettava una medaglia dal judo e, fatta eccezione per la gara a squadre, se l’aspettava proprio da lei.
La pressione era alta, aumentata ulteriormente dalla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla finalissima (col presidente del Coni Malagò e il Ministro dello Sport Abodi), eppure la judoka e rappresentante della categoria -78kg non si è scomposta e non ha sbagliato un colpo.
Dopo aver sconfitto la brasiliana Aguiar (bronzo olimpico a Tokyo) con un waza-ari al golden Score, Bellandi ha fatto innervosire l’ucraina Lytvynenko nei quarti fino a portarla a una tripla sanzione, che questa volta non è stata contestata dal pubblico perché lampante.
L’avversaria continuava a eludere le prese e non manifestare combattività, dunque il ko a tavolino era inevitabile.
Si è arrivati così alla sessione pomeridiana, iniziata dal dominio in semifinale. Troppo forte Alice per la portoghese Sampaio, mandata ko con un waza-ari cercando anche l’ippon nel finale. L’atto conclusivo per l’oro, invece, è stato disputato contro l’israeliana Lanir e non ha avuto storia: la bresciana si trovava già in vantaggio (waza-ari), quando l’avversaria ha ricevuto il terzo e decisivo shido, che ha consegnato il successo all’Italia e la prima vittoria parigina al nostro judo.
Una medaglia che ha il sapore della liberazione, ed è stata commentata così da Alice Bellandi in mixed zone: “Come sapete è stata una spedizione particolare, nella quale tutti ci aspettavamo di più. Le Olimpiadi sono un evento diverso e il judo, soprattutto, è uno sport diverso da tutti gli altri. In questa disciplina può succedere di tutto. Questa medaglia la voglio dedicare anche alla mia squadra: oggi ho sentito tutti i loro cuori battere con me, il loro calore ha fatto la differenza. La dedico all’Italia e a me”.
C’è anche un’altra dedica speciale, che va alla ragazza di Alice. Il bacio con Jasmine dopo la vittoria finale ha fatto il giro del mondo: “Mi dispiace che questo gesto venga visto ancora come una cosa straordinaria, è impulsivo e normale. Se voi doveste vincere un torneo importante e fondamentale, non andreste ad abbracciare chi amate? La mia ragazza si chiama Jasmine. Credo che ogni cosa si muova per amore. Lo sport è amore, le amicizie sono amore, la famiglia è amore, i partner sono amore. L’amore muove ogni cosa. C’è tanto amore in questo oro, tantissimo. Dedico questa medaglia alla mia ragazza, all’Italia e soprattutto a me”.
Non sono mancati, infatti, i momenti di difficoltà per la judoka lombarda: “Questa medaglia è stata definita più volte come un peso per me, invece è un sollievo: dimostra che tutti i sogni si realizzano. Non avrei mai creduto di poter essere qua ora, dopo Tokyo. A volte bisogna avere fede senza vedere. In quel momento ho avuto fede, ci ho creduto ed oggi sono qua. Il cambio di categoria è stato decisivo. Prima i limiti erano troppo stringenti per me, mi hanno causato problemi alimentari e non è stato facile. Oggi è bellissimo avere tutti qua, ma quattro anni fa ero da sola a fare un antidoping e non c’era nessuno con me”.