VENEZIA - Il Tribunale del Riesame tiene la linea dura nell’inchiesta sulla presunta corruzione al Comune veneziano. Resta in carcere il principale indagato, l’ex assessore alla Mobilità, Renato Boraso, che si è visto rigettare l’istanza di remissione in libertà, o concessione dei domiciliari, che il suo legale, Umberto Pauro, aveva motivato con la ragione che le dimissioni del politico dalla Giunta di Ca’ Farsetti avrebbero fatto venir meno l’asserito rischio di reiterazione del reato. 

Dei cinque indagati sui sette che avevano inizialmente presentato ricorso, Francesco e Carlotta Gislon hanno rinunciato; solo due hanno messo a segno un punto a loro favore al termine dell’udienza presieduta dalla giudice Lea Acampora (relatrice Nicole Scarlato). Ha ottenuto la scarcerazione, finendo ai domiciliari, in una casa a Mira, l’imprenditore Fabrizio Ormenese, che per la Procura sarebbe stato “in affari” con Boraso, mentre ha riavuto la libertà Alessandra Bolognin, funzionaria della Ive, la società immobiliare controllata dal Comune. Istanze di revisione rigettate, e conferma dei domiciliari, per gli imprenditori Matteo Volpato, di Mestre, e Marco Rossini, di Mogliano Veneto. 

Nel corso dell’udienza, durata quattro ore, la pm Baccaglini ha depositato anche nuove carte dell’inchiesta; tra queste, il documento integrale di un colloquio intercettato tra Boraso e Ormenese durante un loro incontro nella sede dell’Ive.