BUENOS AIRES – Presto si compiranno cinque anni dalla morte di Luciano De Crescenzo, uno degli scrittori italiani più tradotti (e venduti) al mondo.  

Ingegnere di formazione, pensatore per vocazione, scrittore, attore e regista, è stato soprattutto un grande divulgatore della filosofia classica. 

Nella sua lunga carriera (è morto il 18 luglio del 2019 a 91 anni) ha scritto più di cinquanta libri, tra narrativa e saggistica, tradotti in varie lingue. Oltre ad avvicinare a concetti complicati anche chi non aveva una formazione accademica in filosofia, i suoi testi hanno delineato la cultura italiana del suo tempo. 

Così parlò De Crescenzo (2016) è un film-documentario di Antonio Napoli che permette di scoprire questo affascinante personaggio dalla vita straordinaria, attraverso immagini di archivio, il racconto di sé stesso e degli affetti. 

Renzo Arbore, Isabella Rossellini, Bud Spencer, Lina Wertmüller sono alcune delle personalità che danno testimonianza della carismatica personalità dell’autore. Amicizie di vecchia data che dimostrano il valore che De Crescenzo dava agli affetti. 

L’autore, che si definiva un “racconta storie”, era nato a Napoli e aveva lavorato per venti anni come ingegnere alla IBM, in un ambiente rigido e competitivo, che lasciò per dedicarsi alla sua vera passione, la filosofia, in tutti i suoi aspetti. 

La sua opera prima, Così parlò Bellavista. Napoli, amore e libertà (Mondadori, 1977), odora di filosofia fin dal titolo, una citazione di Così parlò Zarathustra di Nietzsche. Il personaggio del professor Bellavista espone le particolarità della città di Napoli, il modo di fare della sua gente, con riflessioni profonde ma allo stesso tempo leggere. 

Tra le molte imprese artistiche che sperimentò ci fu anche la fotografia. I suoi scatti hanno immortalato le strade di Napoli in bellissime foto in bianco e nero, raccolte nel libro La Napoli di Bellavista (Mondadori, 1979). 

Il documentario fa vedere alcune di queste immagini che mostrano l’ingegno partenopeo in situazioni insolite e divertenti, entrate nell’immaginario collettivo.  

Questo modo di osservare e raccontare l’esistenza, con saggezza ma allo stesso tempo molta ironia, riflette lo spirito di De Crescenzo, presente anche nei suoi film. 

Così parlò De Crescenzo contiene anche i racconti in prima persona dell’autore, che vediamo mentre scrive nel suo bellissimo studio, tappezzato con le copertine dei suoi libri. 

È impossibile non ammirare la lucidità e l’ingegno con cui, alla “modica età” di ottantotto anni (tanti ne aveva nel 2016), De Crescenzo condivide aneddoti e ricordi, senza indugiare nella nostalgia, con molta allegria e gioia di vivere il presente. 

Lo studio di Luciano De Crescienzo.

Disponibile su IL GLOBO TV anche il suo film 32 dicembre, basato sul libro Oi dialogoi. I dialoghi di Bellavista, che espone le idee di De Crescenzo sul passare del tempo, in tre episodi diversi. 

“Il tempo è un’emozione, ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che lo puoi vivere in due direzioni diverse, in lunghezza e in larghezza! Se lo vivete in lunghezza, in modo monotono sempre uguale... dopo 60 anni voi avrete 60 anni! Se invece lo vivete in larghezza, con alti e bassi... innamorandovi, magari facendo pure qualche sciocchezza, allora dopo 60 anni avrete solo 30 anni! Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla!” spiega il presonaggio dello psichiatra nell’episodio intitolato Ypocrites.

Così parlò De Crescenzo e 32 dicembre sono disponibili su Il Globo Tv. 

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