MELBOURNE – A convincere Isabella Lepore a diventare insegnante di italiano non è stato tanto il legame con la madrelingua e con la terra dei suoi genitori, provenienti dalla provincia di Avellino, quanto piuttosto l’insegnante delle scuole superiori, capace di trasmetterle la sua stessa passione.

“La mia professoressa era meravigliosa - ha ricordato con grande affetto -; ha avuto un enorme impatto su di me, ispirando la mia decisione di intraprendere la sua stessa carriera grazie a un approccio innovativo”.

È così l’italiano è diventato parte del suo percorso dalle superiori in poi. Dopo la laurea, senza alcun dubbio, Lepore ha cercato e trovato velocemente lavoro come professoressa: “Ho iniziato insegnando a un gruppo di studenti per cui l’inglese era la seconda lingua e, visto che la maggior parte di loro era di origine italiana e in casa parlava italiano, insegnavo matematica e le scienze usando la loro lingua madre”.

Conclusa quell’esperienza particolarmente formativa e interessante, 35 anni fa Lepore si è spostata a Melbourne, dopo il matrimonio con un compaesano.

“È straordinario - ha detto ridendo - che abbia conosciuto e sposato una persona proveniente dallo stesso paesino dei miei genitori”. Soprattutto in considerazione del fatto che, prima di arrivare in Australia, la famiglia dell’insegnante si era trasferita in Venezuela, dove lei è nata. Ha insegnato in diverse scuole del Victoria, tra cui lo Xavier College.

“C’erano quasi mille studenti all’epoca - ha ricordato -. Inizialmente, non c’era un’aula dedicata all’italiano, quindi, dovevo spostarmi da una classe all’altra portando con me i libri di testo e tutte le risorse. Non era l’ideale”. Il momento in cui ha avuto uno spazio tutto suo, ha segnato per lei un momento importante: “è fondamentale avere una classe allestita in maniera appropriata, dove gli studenti possano anche imparare in maniera casuale, semplicemente posando lo sguardo su un poster o su una parola”, ha spiegato.

Durante l’esperienza successiva, alla St Jude’s Primary School di Scoresby, Isabella Lepore ha potuto misurarsi con l’approccio CLIL - Content and Language Integrated Learning - che è diventato base fondamentale nel suo lavoro.

“Secondo me, gli studenti per apprendere hanno bisogno di avere uno scopo nel loro percorso di studio. Ho letto e fatto molte ricerche nella mia vita sull’approccio CLIL e credo sia il più efficace. Per quasi 30 anni alla scuola St Jude’s ho insegnato storia, geografia e scienze attraverso l’italiano”. 

Anche quando è entrata a far parte dello staff della scuola primaria, St Paul’s di Monbulk, Lepore ha voluto mantenere il CLIL nelle sue classi e, anziché insegnare i numeri o i colori, che non sono rilevanti per i ragazzi, ha affrontato questioni più interessanti per loro, ad esempio, il regno animale.

“Con un gruppo di studenti degli ultimi anni stiamo leggendo un libro sulla fauna australiana con il doppio testo in lingua indigena e in italiano. Un modo per esplorare come la cultura indigena sia connessa con la terra, la natura e il mondo animale”, ha sottolineato Lepore. Partendo da questa lettura, gli studenti hanno poi classificato gli animali dividendoli a seconda dell’habitat in cui vivono e distinguendoli tra mammiferi, marsupiali e rettili. Un modo per i ragazzi per approfondire meglio le caratteristiche degli animali australiani attraverso l’utilizzo dell’italiano.

Un altro esempio in cui il CLIL è stato particolarmente efficace, secondo Lepore, è quando ha utilizzato il  libro La Gallinella Rossa come punto di partenza per esplorare il tema che i ragazzi stavano trattando nelle altre classi: ‘dalla fattoria alla tavola’.

“Basandoci su quell’argomento, abbiamo imparato il processo di produzione del pane partendo dalla semina”, ha evidenziato. Un approccio coinvolgente quello usato da Lepore, mirato a dare delle competenze che non si limitano all’ambito linguistico. Per non tralasciare l’aspetto culturale, alla St Paul’s si organizza ogni anno una festa di Carnevale, “un’occasione per conoscere le maschere tradizionali e legarle alle regioni di provenienza”.  

La sfida più grande per insegnanti di lingua come lei è quella di non potersi confrontare con dei colleghi o colleghe a scuola: “Ma ho trovato la soluzione condividendo idee e risorse con altre persone che fanno il mio stesso lavoro in scuole diverse, con ex colleghe ora amiche”, ha assicurato.