WASHINGTON – Dopo settimane di pressioni da parte del suo stesso Partito a seguito della sua disastrosa performance nel dibattito presidenziale, che negli ultimi giorni erano diventate sempre più pressanti, Joe Biden ha annunciato ufficialmente il ritiro della candidatura per le elezioni in programma il 5 novembre 2024.  

Il presidente, attualmente convalescente dopo essere stato contagiato dal Covid, ha comunicato la sua decisione con una lettera diffusa dal proprio profilo X.

"È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro Presidente. E sebbene fosse mia intenzione ottenere la rielezione, credo - scrive - che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi ritiri e mi concentri esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di Presidente per il resto del mio mandato".

Nella lettera Biden rivendica il lavoro fatto dalla sua amministrazione. "Negli ultimi tre anni e mezzo abbiamo fatto grandi progressi come Nazione", rivendica il presidente.

"Oggi - scrive Biden - l’America ha l’economia più forte del mondo. Abbiamo fatto investimenti storici nella ricostruzione della nostra nazione, nella riduzione dei costi dei farmaci da prescrizione per gli anziani e nell'espansione dell'assistenza sanitaria a prezzi accessibili a un numero record di americani. Abbiamo fornito cure essenziali a un milione di veterani esposti a sostanze tossiche. Approvato la prima legge sulla sicurezza delle armi in 30 anni. Nominato la prima donna afroamericana alla Corte Suprema. Approvato la legislazione sul clima più significativa nella storia del mondo.

L’America non è mai stata in una posizione migliore per guidare di quanto lo siamo noi oggi. So che niente di tutto questo avrebbe potuto essere fatto senza di voi, il popolo americano. Insieme, abbiamo superato una pandemia che capita ogni secolo e la peggiore crisi economica dai tempi della Grande Depressione. Abbiamo protetto e preservato la nostra democrazia. E abbiamo rivitalizzato e rafforzato le nostre alleanze in tutto il mondo".

La lettera si conclude con un ringraziamento particolare a Kamala Harris: “Permettetemi - scrive quindi Biden - di esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato così duramente per vedermi rieletto. Voglio ringraziare il Vicepresidente Kamala Harris per essere stato un partner straordinario in tutto questo lavoro”. L’endorsement vero e proprio alla sua vice arriva in un successivo testo su X: “Voglio offrire il mio pieno sostegno e la mia approvazione a Kamala come candidato del nostro partito quest'anno", ha detto Biden su X. 'Democratici - è tempo di unirsi e battere Trump. Facciamolo”.

Harris ha detto di essere ''onorata di avere l'appoggio del presidente'' e di volersi ''guadagnare e conquistare la nomination''. In una nota rilasciata dalla campagna elettorale di Biden-Harris, la vice presidente ha sottolineato che ''mancano 107 giorni alle elezioni. Insieme combatteremo. E insieme vinceremo''.

Harris ha aggiunto che ''nel corso dell'anno passato ho viaggiato in tutto il paese, parlando con gli americani della scelta chiara sa fare in questa elezione importante. Ed è ciò che continuerò a fare nei giorni e nelle settimane a venire. Farò tutto ciò che è in mio potere per unire il Partito Democratico e unire la nostra nazione, per sconfiggere Donald Trump e il suo estremo Project 2025''.

Nata nel 1964 a Oakland, in California, Kamala Harris non ha brillato nei panni di vice, deludendo probabilmente chi si aspettava molto di più da lei. Laureata alla prestigiosa università Howard, era stata salutata forse un po' troppo semplicisticamente come 'l'Obama donna' per la sua capacità oratoria e di trascinare le folle, almeno fino a qualche tempo fa. Prima di conquistare un seggio al Senato nel 2016 è stata procuratrice di San Francisco, quindi della California. Barack Obama la definì goffamente "la più bella procuratrice del Paese", per poi scusarsi.

All'ex presidente la lega comunque un'amicizia di vecchia data e una stima reciproca. Proprio l'amministrazione Obama infatti la valutò come possibile giudice della Corte Suprema. Come senatrice, Harris ha subito dichiarato guerra a Donald Trump e si è imposta sul palcoscenico nazionale con i suoi interrogatori all'ex ministro della Giustizia Jeff Sessions, che sono sono diventati virali e l'hanno accreditata davanti al pubblico democratico a caccia di volti nuovi per il partito. Da qui la decisione di provare a correre per la Casa Bianca: un tentativo che non ha avuto successo, anche se si era imposta come una delle rivali più agguerrite di Biden nel corso delle primarie.

È rimasto negli annali l'aspro confronto fra i due nel corso di uno dei dibattiti, durante il quale Harris rinfacciò al suo futuro capo di essersi compiaciuto della collaborazione con due senatori segregazionisti negli anni '70. Nonostante lo scontro, fu scelta poi come numero due nel ticket dem.

Non è mai uscita dall'ombra di Biden e non ha mai bucato lo schermo, ma sta recuperando terreno e immagine su alcuni temi, come quello chiave dell'aborto. E con i suoi 59 anni e la sua fermezza dietro un sorriso abbagliante potrebbe funzionare come antitesi a Donald Trump.