L’entusiasmo, un sentimento che l’età adulta spesso affievolisce, relegandolo a pochi effimeri momenti. Quando, invece, proprio l’età adulta dovrebbe essere l’estensione dello stupore per le cose semplici.
Guardare un’opera di Marco Luccio è un po’ come essere proiettati nello stupore senza fine e senza età innanzi al continuo dinamismo del presente che scivola via indifferente, ma solo per i meno attenti.
Un po’ come quando Marco, nel 1974 a soli cinque anni, si ritrovava a volare con la numerosa famiglia, formata da undici persone, per emigrare in Australia, e ricorda più la magia del viaggio che il dramma dell’addio all’Italia: “Quel volo per me è rappresentato dal ‘divano volante’ che partì dall’Italia e atterrò in Australia”.
Marco Luccio, nato a Benevento nel 1969, ci trasporta nel suo mondo così, con un aneddoto che descrive appieno il suo essere, il suo vivere con entusiasmo e che poi trasporta su tela. Proprio ciò, lo ha reso un artista internazionalmente acclamato, noto per la sua esplorazione di temi universali attraverso tecniche innovative di stampa. Le sue opere sono state presentate in oltre 50 mostre personali e 208 collettive, curate e premiate in tutto il mondo, riflettendo un profondo coinvolgimento con il potere trasformativo dell’arte. Luccio è rappresentato in 42 collezioni pubbliche e corporate, inclusa la New York Public Library, il Museum of the City of New York, la National Gallery of Australia, la National Gallery of Victoria e la State Library of Victoria.
E poi una vita tra Melbourne e New York, in continua ricerca del nuovo, ma ancorato al presente, che lo porterà a esporre nuovamente, stavolta presso l’Hellenic Museum: “L’artista ha questo ruolo quasi inquisitorio, dove ci si chiede sempre del perché del circostante e vuole sempre sapere e chiedere costantemente”. Così si chiacchiera della condizione umana e del presente inafferrabile, temi che alcuni definirebbero ‘pesanti’, ma che lui lo fa con tanta simpatia: “Mi dicono spesso che sono una persona divertente, ma anche intensa. Ho bisogno di scherzare, altrimenti mi stancherei dell’essere sempre troppo profondo”. Oltre all’entusiasmo, la dualità quindi, altro fattore centrale della sua arte.
Presso l’Hellenic Museum, stavolta Marco affronterà l’archeologia in chiave contemporanea, con l’esposizione intitolata, appunto, Reverse Archaeology - Metamorphosis of Aphrodite, che darà seguito a un’altra esposizione, ma a New York nel 2019, Postcards (Cartoline, ndr): “Ho iniziato a disegnare su queste cartoline, almeno 100, e poi ci ho stampato su di esse queste immagini di Afrodite - nella religione greca, la dea della bellezza, ndr -. Poi, unendole e ritagliandole ne viene fuori una figura tridimensionale della dea”, ci illustra, spiegando inoltre della sua passione per l’archeologia e per la mitologia, e ovviamente per le cartoline.
Questa esposizione innovativa si tuffa nell’essenza dell’amore e della bellezza attraverso una serie di opere originali ispirate dall’iconica statua di Afrodite, l’antica dea greca dell’amore e del desiderio, in mostra nel museo.
“Molti non sanno però che sarà praticamente un’esibizione dal vivo”, ci spiega e anticipa Marco. Infatti, presso il Museo ellenico, Marco darà sfoggia del suo processo artistico, creando sul posto un’opera, partendo proprio da un singolo schizzo a carboncino, per poi trasformarlo in una grande lastra di rame usando la sua rinomata tecnica del “puntasecca”, drypoint in inglese. Ciò che segue è una metamorfosi di questo lavoro d’arte iniziale, portata avanti attraverso una sequenza di audaci trasformazioni. Tecniche come il mixed media e lo scratching back plasmeranno ciascuna opera con un carattere unico, evolvendo e reinventando la protagonista, Afrodite, in modi che esplorano le complessità delle emozioni umane.
La mostra si svela come un racconto di creazione e distruzione intrecciati, dove ogni strato successivo della lastra di rame rivela tracce dei suoi predecessori — un processo che richiama le tecniche e i sentimenti della pittura rinascimentale. Afrodite emerge dalle profondità dell’esplorazione artistica di Luccio, a volte vibrante con tonalità rosse che ricordano la passione, l’amore e il desiderio; altre volte in sfumature malinconiche di blu, evocando tristezza e una bellezza incantevole.
Un evento immancabile, quindi, presso l’Hellenic Museum di Melbourne, dal 15 agosto al 27 ottobre, e per maggiori info, visitare il sito https://marcoluccio.com.au.
Nel frattempo, un documentario su Marco e i suoi trent’anni di opere è in fase di produzione, ma lui ancora sogna nuovi viaggi a bordo di un altro ‘divano volante’ e nuovi confini artistici da valicare: “Sto pensando di andare a vivere in Europa –. Forse Italia o Spagna”.