Al Canada Bay Club, gremito di pubblico, la National Italian Australian Women Association (NIAWA) ha festeggiato i suoi quarant’anni di storia con una conferenza che ha intrecciato memoria e futuro. L’incontro ha avuto inizio con la proiezione di un video che ha ripercorso i primi trent’anni della vita dell’associazione dalla sua fondazione.

Tutto ebbe inizio nel gennaio 1985, quando un gruppo di donne italiane si riunì al Parlamento del New South Wales per fondare quella che sarebbe diventata un’associazione storica: la NIAWA. “Questa conferenza fu organizzata come un’operazione militare. Ognuna di noi aveva compiti precisi e abbiamo lavorato in perfetta sintonia. Parteciparono oltre settecento donne, molte arrivate in autobus o in treno da luoghi lontani come Lismore e Griffith”, scrive Franca Arena, fondatrice e prima presidente della NIAWA nel suo libro Franca, My Story. “Ricordo che, prima della conferenza, incontrai il presidente di un’associazione maschile italiana che mi chiese quante donne mi aspettassi. Per non sembrare troppo ottimista, risposi circa quattrocento. Scoppiò a ridere e mi disse che stavo sognando. Aveva proibito a sua moglie e a sua figlia di venire, dicendo che ero ‘una pericolosa femminista’”.

Nonostante l’entusiasmo, non fu semplice coinvolgere tutte le donne: molte erano ancora legate a una mentalità familiare tradizionale e patriarcale. Come ricordò la giornalista Livia Bosi: “Le donne non vedevano di buon occhio quando venivano incoraggiate a uscire fuori dagli schemi”. Quel fantasma patriarcale woolfiano, “l’angelo del focolare” di cui Virginia Woolf scrisse nel 1931 in Professions for Women, aleggiava anche sulla vita di molte donne italiane emigrate in Australia. Educate alla discrezione e alla sopportazione, portavano dentro di sé quell’immagine ideale di purezza e sacrificio che la scrittrice inglese aveva esortato a “uccidere” per conquistare libertà e voce. La NIAWA nacque proprio per questo: per aiutare le donne a riconoscere quel fantasma e a liberarsene, trasformando il silenzio in parola e la sottomissione in consapevolezza.

Assente alla conferenza dei quarant’anni, Franca Arena ha inviato un messaggio di congratulazioni: “In quarant’anni di lotte, abbiamo raggiunto tanti, tanti obiettivi. La situazione delle donne nella nostra società è molto migliorata anche grazie a noi. Soprattutto per le nostre figlie c’è un avvenire migliore. Eravamo una comunità piuttosto misogina, ma tante cose sono cambiate grazie alle nostre battaglie, al nostro lavoro, alla nostra determinazione a costruire un avvenire migliore e più giusto per tutte le donne”.

Pina Lombardo, che da giovanissima aveva partecipato alla primissima conferenza e faceva parte dello Youth Committee, è salita sul palco per offrire la sua testimonianza: “Quell’incontro pose le basi per un’associazione destinata a diventare un punto di riferimento per le donne italo-australiane, dando voce a chi fino ad allora non ne aveva avuta”.

La NIAWA nacque nel clima di cambiamento aperto dalla Ethnic Affairs Commission fondata da Paolo Totaro e sostenuta da media come La Fiamma e SBS, che diedero visibilità alle voci femminili della comunità. In quell’occasione arrivò anche un messaggio dall’Italia, inviato dal presidente del Consiglio Bettino Craxi, che volle esprimere il suo sostegno alle donne italiane in Australia, riconoscendo il valore del loro impegno civile e culturale.

Arena scrive della conferenza del 1985: “Le delegate parlarono dei tanti sacrifici fatti per le loro famiglie, spesso senza alcun riconoscimento. Parlarono dei loro figli, per i quali avevano lavorato così duramente. Non esisteva solo un divario generazionale, ma anche un divario culturale”.

Concetta Cirigliano Perna, oggi presidente della NIAWA, ha dichiarato: “Oggi, dopo 40 anni, ci siamo riunite anche come tributo per tutte coloro che hanno reso possibile questo cammino. Le fondatrici, le attiviste, le volontarie, le professioniste, le madri, le figlie, i mariti – che seguono a ruota – e comunque tutti voi del pubblico che ci seguite con grande sostegno e amicizia. Vorrei esprimere un grazie particolare a Luisa Perugini”.

La giornalista Luisa Perugini, figura storica di SBS, intervenne alla storica conferenza del 1985 con un discorso dal titolo ‘Ho i nervi a pezzi’. Perugini, che allora era consulente sanitaria in un centro per donne immigrate, descrisse la loro condizione con lucidità: ostilità, razzismo, pregiudizi, violenza domestica e violenza sul lavoro, che spesso soffocavano con l’alcol o con la droga. Ma Perugini sottolineava una coscienza collettiva femminile attraverso il dialogo e la fiducia. “È sorprendente – affermò – come, una volta stabilitosi un rapporto di comprensione e di fiducia, le nostre donne, all’apparenza così insicure, timorose, sfiduciate, si siano spogliate dei loro sentimenti repressi, per troppo tempo senza sfogo, scoprendo di avere delle risorse insospettabili”.

Accolta da un fragoroso applauso, sabato scorso, Luisa Perugini ha raggiunto il palco del Canada Bay Club con passo lieve ma sguardo ardente: “Sotto la direzione illuminata di Franca Arena, venne fondata la NIAWA con un sogno: dare voce alle donne italo-australiane, creare uno spazio in cui potessero ritrovarsi, sostenersi a vicenda e farsi promotrici di cultura, educazione, solidarietà e partecipazione civica. Quarant’anni dopo, guardando questa sala piena, sento che quel sogno non solo si è realizzato, ma ha dato frutti ben oltre le aspettative”.

Prima della loro emigrazione, il movimento femminista in Italia era ancora debole; le donne lavoravano nell’ombra, con dignità ma senza riconoscimento. In Australia, l’ottobre 1985 segnò una svolta: oltre 800 donne alla Town Hall di Sydney dichiararono pubblicamente la loro forza collettiva. “Noi esistiamo, siamo parte integrante di questa società  – disse Arena –, abbiamo subito umiliazioni e rinunce, ma abbiamo contribuito allo sviluppo di una società sana. Siamo fiere della nostra Italia e altrettanto fiere della nostra nuova patria”.

La fondatrice della NIAWA è anche tra le protagoniste del documentario Signorinella: Little Miss, che celebra le donne italiane che hanno trasformato l’Australia, da Carla Zampatti a Tina Arena, simboli di creatività, lavoro e leadership. Le donne italo-australiane hanno sostenuto famiglie, economie e comunità, reinventandosi come imprenditrici e professioniste. Con la loro forza e creatività hanno intrecciato due culture, portando nella società australiana i valori di solidarietà, bellezza e lavoro come dignità.

La NIAWA ha avuto un impatto concreto e duraturo sulla vita delle donne italo-australiane. Nata in un contesto dominato da associazioni maschili, ha dato loro voce e rappresentanza politica, affrontando temi come la violenza domestica, la discriminazione e i diritti dei minori. Ha costruito una rete di sostegno femminile in tutto il Paese, aiutando molte immigrate a uscire dall’isolamento e a partecipare alla vita pubblica. Con concorsi letterari e pubblicazioni come Forza e Coraggio e Cinderellas No More, ha promosso la cultura e l’autonarrazione delle donne, trasformando la memoria migrante in patrimonio collettivo. Collaborando con SBS e La Fiamma, ha rafforzato il dialogo interculturale e formato una nuova generazione di leader – insegnanti, giornaliste, imprenditrici e attiviste – dimostrando che essere donna, italiana e protagonista nella società australiana non solo era possibile, ma necessario. Fondamentale anche il contributo della giornalista Enoe Di Stefano, che per anni curò su La Fiamma una rubrica per donne migranti, una menzione particolare va a Fiorenza Jones di Brisbane, che fu promotrice della NIAWA nel Queensland.

Nel corso degli anni, la NIAWA ha pubblicato quattro libri che documentano la storia dell’immigrazione italiana in Australia: Forza e Coraggio (1989), Growing Up in Australia (1993), Buon Appetito (1995) e Cinderellas No More (1995). Questi volumi tracciano un percorso di emancipazione collettiva: dal silenzio delle prime generazioni alla voce dei figli nati in Australia, fino al riconoscimento pubblico delle donne come protagoniste sociali.

Cirigliano Perna ha ricordato che le donne che hanno scritto di sé hanno inconsapevolmente contribuito a quella che oggi viene conosciuta come letteratura migrante, che solo da pochi decenni ha cominciato a essere oggetto di studio. “I brani che ascolteremo ci guideranno in un viaggio intimo e collettivo, fatto di memoria, identità e speranza”. Alcune di queste storie, tratte dai libri della NIAWA, sono state lette durante la conferenza: “La scrittura diventa qui un gesto di resistenza, un atto di dignità, un ponte tra il silenzio e la possibilità di rinascere”, ha aggiunto Perna.

Durante l’evento, Nadia Fronteddu e Manuela Rispoli hanno letto alcuni dei brani più significativi, poi analizzati dalla professoressa Alice Loda,  che si occupa di linguistica, traduzione e studi culturali italiani, con particolare attenzione alla letteratura migrante, ha pubblicato ricerche accademiche su identità, lingua e memoria nella scrittura delle donne migranti. Loda ha evidenziato la potenza simbolica dei testi e la rilevanza nel contesto della scrittura migrante. L’atmosfera è stata arricchita dalla voce di Lisa Genovese, accompagnata alla fisarmonica da Jedda Kassis.

Come osserva Loda, la scrittura migrante delle donne italo-australiane è un atto di resistenza e rinascita. Nelle opere emergono la ricerca di sé, la denuncia del silenzio, la lingua come frontiera e una profonda sorellanza che trasforma il dolore in parola condivisa. Questa “maternità simbolica” unisce le donne nella cura reciproca, rendendo la scrittura non solo testimonianza individuale, ma atto collettivo di comunione e rinascita.

Ed è con questo spirito che Concetta Cirigliano Perna e il comitato della NIAWA continuano a portare avanti l’operato di Franca Arena: tra presenze storiche e new entry, il comitato attuale è composto da Stefania Vetrano, Rosilia Palmas, Gina Papa, Marina Zochil, nipote di Giulia Bonacina, insieme a Dona DiGiacomo, Lisa Genovese, Manuela Rispoli, Nadia Fronteddu e Joyce Dimascio che con passione, mantengono vivo lo spirito dell’associazione, adattandolo alle sfide del presente.

Oggi, come nel 1985, risuonano le parole di Franca Arena: “Siamo sorelle, siamo italiane, siamo australiane. Festeggiamo oggi le nostre conquiste. Adoperiamoci affinché le future generazioni ricordino i sacrifici di chi le ha precedute”.

Un monito a proseguire il lavoro iniziato quarant’anni fa da un gruppo di donne coraggiose, che non ha avuto paura di sfidare il loro tempo, un tempo che le voleva confinate a ruoli prestabiliti, senza voce in capitolo. Quelle donne, invece, scelsero di farsi vedere, di parlare, di costruire. Oggi la NIAWA resta uno spazio dove le donne italiane in Australia – madri, figlie, professioniste, artiste – continuano a trasformare la memoria in futuro e la solidarietà in azione.