Lo scorso sabato, 22 giugno, 140 soci e simpatizzanti si sono ritrovati insieme per partecipare alla piacevole celebrazione organizzata dall’entusiastico comitato direttivo del ben noto e rispettato sodalizio ibleo, nell’elegante salone nel cuore commerciale di Northcote, in onore di San Giovanni Battista, patrono di Ragusa. 

La tradizionale serata, che si organizza da circa mezzo secolo, cioè fin dai primi anni della fondazione dell’Ibleo Social Club, è una delle più importati festività annuali che si trova nel calendario delle attività sociali del sodalizio, ed è un atteso appuntamento serale delle famiglie ragusane e dei tanti soci non-ragusani che frequentano il club. La festa usualmente viene organizzata la sera del sabato antecedente al 24 giugno, data corretta della nascita di San Giovanni Battista. “Questa è una delle tradizioni - afferma il presidente Salvatore Lo Grasso - che ci siamo portate con noi dalla Sicilia come lo è tutt’ora. Una tradizione che persiste da sempre all’interno del contesto dei grandi festeggiamenti del Santo Patrono è il piatto tipico da includere nel pranzo, dopo la Santa Messa, che deve includere freschi, soffici e gustosi cavatieddi conditi con ottimo ragù, e generosamente spolverati da buon Parmigiano, e quindi abbondantemente annaffiati con ottimo vino rosso”.  

Ad aprire la serata con un caloroso saluto di benvenuto; infatti, è stato compito dello stesso abilissimo presidente Salvatore Lo Grasso, che ha salutato e ringraziato i commensali per aver accolto l’invito di partecipare così numerosi, e anche per esprimere gratitudine in modo particolare ai 12 componenti del comitato direttivo per il loro impegno e lavoro volontario e che, il giorno precedente, per parecchie ore sono stati in cucina a preparare tutto il necessario per assicurarsi la perfetta riuscita della serata in onore di San Giovanni Battista. 

Nel corso del bellissimo evento sociale, tra una pausa e l’altra per servire la lauta cena di varie portate, il virtuoso intrattenitore Joe Ranellone ha eseguito piacevoli ritmi musicali che hanno permesso ai commensali di affollare la pista da ballo con grande gioia e spensieratezza. Soffermandoci per un saluto ai tavoli degli ormai pochi soci originari da Ragusa, abbiamo potuto ascoltare le loro osservazioni sulle tradizioni e le abitudini culturali di una volta del luogo in onore di San Giovanni Battista, qui tramandati con molta similarità, mentre affermavano, con un filo di scontentezza, che sia lì che qui tutto sta cambiando. “Negli ultimi decenni stiamo assistendo come le nostre tradizioni e le abitudini di una volta - afferma ancora il presidente Lo Grasso, che anche se vizzinese di nascita, da oltre 40 anni entusiasticamente milita nelle fila del comitato direttivo dell’Ibleo Social Club avendo coperto varie mansioni e ruoli - stanno cedendo posto e spazio a una società che sta vertiginosamente cambiando davanti ai nostri occhi. Ci sembra strano, e forse un po’ inaccettabile, ma è vero che stiamo assistendo alla frenetica corsa e conclusione di tante nostre abitudini, che seppur non facevano male a nessuno, solo per far spazio alle nuove generazioni che continuano a ripeterci che queste cose ai loro occhi sono strane e che non corrispondono con tutto ciò che fa parte della loro cultura d’oggi. Quindi quando parliamo con gli amici e compagni di ventura ci sembra chiaro dover accettare che stiamo vivendo le ultime pagine di una storia che l’abbiamo scritta qui, in Australia, nel corso di questi ultimi 60 o 70 anni”.  

Si parla anche della possibile origine della tradizione dei “Cavatieddi per San Giovannuzzu” e Sam Lo Grasso racconta che molto probabilmente ciò lo si deve al fatto che, nei giorni verso la fine di giugno, tempo di mietitura del grano, vi sarà stato molto bisogno di braccia in più nei vasti campi seminati per poter mietere le spighe di grano maturo. Quindi la partecipazione delle mogli e intere famiglie di parenti dei coltivatori nelle casupole campestri  era estremamente importante poter cucinare qualcosa di solido e buono per pranzo per tutti. Così, poter ricavare e cucinare “cavatieddi” appena confezionati e conditi con un sugo di pomodoro che avranno condotto da casa, era una cosa molto alla sbrigativa e un pranzetto alla buona, consumato tutti insieme attorno a una vasta “maidda” (lunga tavola con i bordi rivolti all’insù, per lavorare la pasta, quindi confezionare i “cavatieddi” e poi, dopo averla ripulita per bene, riusarla per servire i “cavatieddi” al sugo cotti e spolverati da formaggio, ndr). 

Non si può non parlare anche della bellissima cattedrale del 1778, opera del tardo Barocco, dedicata a San Giovanni Battista e sede vescovile, visitata e fotografata ogni anno da decine di migliaia di turisti dove, ogni 24 giugno, si celebra la sua nascita. A detta dei partecipanti l’atmosfera della festa non poteva essere più effervescente ed esuberante di così, e con musica molto apprezzata dai commensali che si sono scambiati calorosa amicizia, allegria e semplici espressioni di gioia di vivere.