MELBOURNE - All’interno delle aule del Salesian College di Sunbury, l’italiano vuole essere qualcosa di più che una delle tante materie scolastiche, vuole rappresentare un viaggio nella cultura, nella memoria e nelle emozioni.
È quanto emerge dalle parole di Anthony Vescio, insegnante di italiano e Grace Latina, insegnante di italiano, Pedagogic curriculum leader for Languages & International exchange coordinator che, insieme a un gruppo di colleghi appassionati, stanno trasformando il modo in cui i loro studenti si avvicinano allo studio della lingua.
L’approccio tradizionale, centrato su grammatica e lessico, lascia spazio a un metodo più dinamico e coinvolgente, dove la lingua si intreccia con la cultura, la storia e il gusto della scoperta. I due insegnanti hanno spiegato che, già a partire dall’Anno 8, gli studenti possono scegliere tra due percorsi di studio ispirati a un’idea di apprendimento “verticale”, flessibile e innovativa.
Le opzioni, entrambe molto amate, sono ‘La dolce vita’ e ‘Facciamo festa’, due moduli pensati per rendere lo studio dell’italiano un’esperienza viva e coinvolgente. Il primo unisce la cultura e la storia italiane, mentre il secondo accompagna i ragazzi alla scoperta delle tradizioni popolari, dalle feste di Carnevale al Palio di Siena, fino alla cucina regionale.
“Quando abbiamo iniziato avevamo appena 14 studenti - ha raccontato Latina -. Ora le classi sono raddoppiate. I ragazzi dell’Anno 7 hanno visto cosa facciamo, ne hanno sentito parlare, e hanno voluto partecipare”. L’idea funziona perché la lingua, proposta in questo modo, smette di essere percepita solo come una disciplina scolastica, diventando un ponte tra mondi e culture. Un esempio è l’esperienza della gita al Veneto Club, dove i ragazzi hanno preparato gli gnocchi, giocato a bocce e condiviso un pranzo con membri della comunità italiana locale.
“In quel contesto - ha osservato Vescio - gli studenti hanno lasciato i telefoni da parte e hanno conversato, riso e collaborato”. Persino chi in classe è timido si è aperto, ha chiacchierato senza sosta, in un momento di autentica connessione umana.
Per i docenti, momenti come questo sono essenziali per dare un senso concreto all’apprendimento linguistico, che non si può limitare alla grammatica, come ha evidenziato Vescio: “Non possiamo insegnare la lingua senza la cultura”, gli adolescenti vogliono capire l’Italia attraverso ciò che la rende unica: la storia, le persone, lo stile di vita.
E una grande occasione per confrontare la propria quotidianità con quella italiana è fornita agli studenti attraverso gli scambi che il Salesian College organizza con scuole di Trento e Verona. Lo scorso term, infatti, sono arrivate tre studentesse trentine che hanno trascorso sei settimane a Melbourne.
Il confronto con i coetanei australiani è stato illuminante per gli insegnanti, che hanno osservato “quanto i ragazzi siano simili tra loro: guardano gli stessi programmi, ascoltano la stessa musica, ma tra di loro hanno notato anche differenze importanti: in Italia si esce nelle piazze, si cena insieme in famiglia. Questo li ha fatti riflettere molto”. Nonostante la volontà, dalla pandemia in poi, i viaggi verso l’Italia restano un sogno da concretizzare. “Il problema principale è il costo - ha ammesso Vescio -, ma stiamo lavorando per rendere possibile un nuovo scambio nei prossimi anni”.
La didattica al Salesian College è sostenuta da un gruppo di cinque insegnanti di italiano e due assistenti, a fronte di un corpo studentesco di circa 1.700 alunni. L’obiettivo è fornire un percorso completo: tra conversazione, cultura, club scolastici e gite, tutto nell’ottica di preparare al meglio gli studenti agli esami di VCE.
“Vogliamo che i ragazzi si sentano parte di una comunità - ha evidenziato Grace Latina -, anche per rafforzare i legami sociali e mantenere vive la lingua e la cultura, perché per la maggior parte questi ragazzi non parlano la lingua in famiglia. Le lezioni sono un’opportunità per creare un legame tra passato e presente”.
“Quando ero bambino - ha aggiunto Anthony Vescio -, per me l’Italia era come una vetrina di dolci: potevo vederla, ma non toccarla”. Oggi, grazie a progetti come questi, gli studenti, anche se non hanno origini italiane, imparano ad amare la lingua e a sentirsi a proprio agio con una cultura che diventa parte del loro mondo.