MELBOURNE – Ha di recente arricchito il panorama storiografico dell’architettura, con la sua ultima pubblicazione After The Fall.

Flavia Marcello è ormai eminente ricercatrice, oltre che docente presso la Swinburne University. Il libro, presentato anche a Melbourne, si configura come un’approfondita esplorazione delle sedimentazioni del periodo fascista nel tessuto urbano della Roma odierna.

Attraverso un’analisi meticolosa di edifici, monumenti, piazze e toponomastica, Marcello svela come l’eredità di quel controverso ventennio (1922-1943) abbia profondamente inciso e continui a modellare il paesaggio della Città Eterna.

E, in un contesto globale animato da un acceso dibattito sullo status controverso dei monumenti pubblici, tra abbandono, deturpazione, reintegrazione o rimozione, il lavoro della docente offre una prospettiva inedita e profondamente radicata nel caso romano.

La genesi di After The Fall affonda le radici nell’esperienza personale e nel percorso accademico della stessa Marcello. Cresciuta a Sydney, dopo gli studi in Architettura si trasferisce a Roma, inizialmente con l’intenzione di abbandonare la professione e dedicarsi all’insegnamento della lingua inglese.

Proprio durante i suoi spostamenti verso il quartiere Eur, Marcello viene colpita dalla monumentalità degli edifici di epoca fascista, interrogandosi sulla loro persistente presenza nel paesaggio urbano. “Mi dicevo: 'Ma che ci sta a fare tutta questa roba ancora qui?'”, ricorda.
Il desiderio di approfondire queste tematiche la riporta in Australia per intraprendere un dottorato di ricerca. L’intenzione iniziale era di studiare “l’influenza del periodo fascista sulla Roma del dopoguerra”. Tuttavia, la sua relatrice la indirizza verso uno studio preliminare sul fascismo stesso: “Se vuoi studiare l’effetto del fascismo sul dopoguerra, devi prima studiare il fascismo stesso”.

La familiarità con l’Italia, inoltre, è eredità delle sue origini familiari. I suoi genitori, romani, emigrano in Australia nel 1967 in un contesto di “opposizione al loro matrimonio”. La sua infanzia a Sydney è segnata da un forte legame con la comunità italiana e da un ambiente familiare politicamente attivo, con il padre impegnato nella FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie).

“Infatti, quando gli ho detto che studiavo il fascismo mi hanno risposto: ‘Ma, scusa, sei cresciuta in una famiglia antifascista e, poi, vai a studiare il fascismo?’. Io gli ho detto che bisogna conoscere il nemico!”, racconta ridendo.

Dopo un periodo di otto anni nel Bel Paese e il matrimonio con un italiano, Marcello intraprende la carriera accademica, coltivando parallelamente la sua passione per la scrittura. L’idea di After The Fall prende forma concretamente nel 2018, quando, durante una conferenza, presenta il suo progetto originale a un editore che accetta di pubblicarlo.

La ricerca per il libro si articola in diverse fasi, dalla consultazione degli Archivi centrali dello Stato durante il periodo della pandemia all’esplorazione della città. “Per vedere gli effetti del fascismo a Roma, devi navigare la città”, afferma.

La metodologia di ricerca si avvale di una stratificazione di fonti, a partire da una “mappa di Roma fatta in Google Maps”, in cui ha distinto architettura e urbanistica, individuando i “nodi della Roma fascista”. Poi, un’indagine sul campo, esplorando “a piedi, sui marciapiedi, guardando gli edifici e cercando di capire cosa fosse successo”.

Fondamentali si sono rivelati anche i giornali d’epoca e l’archivio del Corriere della Sera, strumenti essenziali per colmare il “buco nella storia” nei libri sull’architettura del periodo fascista.

La struttura di After The Fall si articola attorno a una triplice chiave di lettura – cronologia, location e significato – per analizzare prima di tutto come il rapporto con il passato fascista sia mutato nel tempo, la collocazione fisica dei monumenti che gioca un ruolo cruciale nella loro percezione e nel destino e il significato dei luoghi e dei simboli fascisti.

Marcello, ad esempio, confronta l’iscrizione “Un popolo di eroi pensatori migratori” sul Palazzo della Civiltà Italiana all’EUR, ancora presente, con quella che un tempo adornava il portico de La Sapienza, che celebrava l’istituzione dell’ateneo da parte di Mussolini e Vittorio Emanuele III; quest’ultima è stata rimossa e rifatta nel dopoguerra, epurando i simboli fascisti. “Il significato che l’università sia stata istituita da Mussolini e dal Re è un fatto vero”, commenta.

Con il mutare del clima politico attuale, a livello nazionale ed europeo, questi monumenti sembrano inoltre riacquisire un nuovo significato: “Li abbiamo lasciati come monito per il futuro per non fare gli stessi errori. Invece, non ha funzionato e, secondo me, stanno acquisendo valore e potere simbolico”, afferma l’autrice.

Con After The Fall, pubblicato nel centenario del fascismo (2023), Flavia Marcello solleva una questione cruciale: se sia possibile scindere il valore estetico dal valore politico e simbolico. Per la ricercatrice, è ancora possibile, ma la domanda invita in effetti a una riflessione profonda sul nostro rapporto con un passato ingombrante e ancora capace di suscitare emozioni contrastanti.