ROMA - Dai numeri si capisce l’importanza dell’accordo siglato nei giorni scorsi tra Eni e la compagnia nazionale YPF, in occasione del vertice tra la premier Giorgia Meloni e il presidente argentino Javier Milei, che avvia una nuova importante fase nelle dinamiche del mercato mondiale dell’energia.
‘Argentina LNG’ è un progetto di sviluppo gas integrato, upstream e midstream, su larga scala, progettato per sviluppare le risorse del giacimento onshore di Vaca Muerta e servire i mercati internazionali.
L’obiettivo è quello di esportare in varie fasi indipendenti fino a 30 milioni di tonnellate l’anno di Gnl entro il 2030, ma gli addetti ai valori sostengono che le risorse di Vaca Muerta, nel sud est (provincia di Neuquén), il secondo più grande giacimento di gas da scisto al mondo, potrebbero essere anche superiori. L’Argentina punta a diventare player fondamentale nel mercato internazionale di gas naturale liquefatto (Gnl), e proprio per questo ‘Argentina LNG’, rappresenta un ulteriore passo in avanti, in linea con la strategia di Eni, nel percorso di transizione energetica privilegiando lo sviluppo delle produzioni a gas, al fine di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 oltre a contribuire alle esigenze di sicurezza e competitività delle forniture energetiche. L’obiettivo dello sfruttamento di Vaca Muerta risale a diversi anni fa, ma finora le infrastrutture argentine non sono riuscite a realizzare da sole un progetto di trasporto e di liquefazione del gas, senza parlare di altri ostacoli, ad esempio come le passate interne di valuta estera decise dalla Banca centrale. Eppure Vaca Muerta rappresenta una vera e propria miniera. Il suo nome, in spagnolo, significa letteralmente “vacca morta” (scoperta nel 1931 dal geologo americano Charles Edwin Weaver). Vaca Muerta deve questa curiosa denominazione perché su uno dei suoi lati, vicino a Zapala, c’è una catena montuosa che ha lo stesso nome, ma secondo altri, è perché se la si guarda da una mappa, proietta la sagoma di una mucca sdraiata. Occupa una superficie di 36.000 km quadrati, ossia l’equivalente del territorio della Svizzera o dei Paesi Bassi e ha proprietà geologiche tali da esser paragonate all’Eagle Ford statunitense, contenendo risorse estraibili pari a 16 miliardi di barili di petrolio e 308.000 miliardi di piedi cubi di gas naturale.
Il Piano era stato annunciato in occasione della visita della presidente del Consiglio, Meloni, a Buenos Aires del novembre 2024 con l’obiettivo di dare maggiore impulso al rapporto tra i due Stati. La sua produzione di petrolio non convenzionale ha raggiunto il suo livello record (ancora imbattuto) a dicembre 2024 con 452.667 barili al giorno di petrolio di scisto.
Anche la produzione di gas naturale ha mostrato una crescita impressionante, toccando il picco di 5,4 miliardi di piedi cubi al giorno nell’agosto 2024. Numeri incredibili se si pensa che il Paese utilizza solo il 50% della capacità del giacimento e solo il 10% è sfruttato per la commercializzazione: secondo alcuni calcoli, le riserve di Vaca Muerta sarebbero equivalenti a sei volte tutto il gas di cui ha bisogno nei prossimi 20 anni.
Al contrario, con politiche appropriate, le entrate dell’Argentina, che è uno dei quattro Paesi al mondo che producono questo tipo di idrocarburi, insieme a Stati Uniti, Canada e Cina, potrebbero superare i 30 miliardi di dollari all’anno di export. Il governo di Buenos Aires sta puntando anche all’ampliamento del gasdotto Néstor Kirchner (in onore dell’ex presidente, ribattezzato dal governo Milei “Perito Francisco Pascasio Moreno”) che, con i suoi 563 km, da Vaca Muerta porterebbe il gas fino al centro e di là al nord del Paese. Un altro obiettivo ambizioso.