VIENNA - È la prima conferma esterna, al di fuori di Teheran, di tale presunto trafugamento di informazioni.

Durante una conferenza stampa a Vienna, Grossi ha spiegato: “Non abbiamo ricevuto comunicazioni ufficiali, ma questo sembra riguardare Soreq, un centro di ricerca che ispezioniamo regolarmente. Non abbiamo invece accesso ad altre strutture strategiche del programma nucleare israeliano”.

Soreq, situato circa 20 km a sud di Tel Aviv, è un laboratorio nazionale per la scienza nucleare, attivo dal 1958. L’AIEA ha accordi di salvaguardia specifici con Israele, Pakistan e India — tutti paesi non firmatari del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. A differenza di Soreq, il reattore di Dimona — presumibilmente collegato all’arsenale nucleare non dichiarato di Israele — non è soggetto a ispezioni.

Secondo la televisione di stato iraniana e il ministro dell’Intelligence Esmail Khatib, Teheran avrebbe ottenuto migliaia di documenti riservati sul programma nucleare israeliano, nonché materiali riguardanti Stati Uniti, Europa e altri paesi. Le modalità dell’operazione non sono state rese note.

Questo annuncio sembra rispondere simbolicamente all’operazione israeliana del 2018, in cui l’intelligence portò in Israele mezzo tonnellata di documenti segreti sul programma nucleare iraniano.

Intanto, i Paesi occidentali si preparano a portare davanti al Consiglio dei governatori dell’AIEA una mozione per dichiarare l’Iran inadempiente. Un’eventuale decisione potrebbe riattivare le sanzioni ONU, ma il meccanismo dello “snapback” (ritorsione sanzionatoria) scadrà a ottobre, aumentando la pressione diplomatica su Teheran.