ADELAIDE – Sabato 11 ottobre, presso l’Italian Centre in Carrington Street, si è tenuta una cena di gala per celebrare i primi 10 anni di attività dell’Italian Historical Society.
Alla serata, che ha registrato il tutto esaurito, hanno partecipato numerosi rappresentanti della comunità italiana. La serata è stata organizzata nei minimi dettagli, dal fotografo ufficiale all’ingresso, fino al menù e all’intrattenimento musicale, con la bravissima Rose Senesi e la band No Two Ways. Rocco Carpentieri ha fatto da MC. Il presidente Joe Geracitano, nel suo discorso di benvenuto, ha affermato: “È per me un grande piacere darvi il benvenuto alla cena di gala per il decimo anniversario dell’Italian Historical Society. Grazie per il vostro sostegno e per aver condiviso il nostro sogno: quello di raccontare la storia del nostro viaggio da una terra che tutti amiamo e che porteremo sempre nel cuore, a questa terra adottiva che abbiamo abbracciato e che abbiamo fatto la nostra casa”.
Ha poi dato il benvenuto anche alle numerose autorità, tra cui l’onorevole Dana Wortley, in rappresentanza del premier Malinauskas, l’onorevole John Gardner, in rappresentanza del leader dell’opposizione Vincent Tarzia, gli onorevoli Jing Lee e Russell Wortley, la sindaca di Charles Sturt, Angela Evans, la consigliera Rachele Tullio, la presidente SAMEAC, Luisa Greco, il co-patrono di IHSSA, Carmine De Pasquale, l’ambasciatore dell’associazione, Sebastiano Galipo, il presidente del Com.It.Es., Marinella Marmo, e altri presidenti di club e associazioni. Ha poi continuato spiegando che, oltre a celebrare gli straordinari risultati raggiunti nell’ultimo decennio, l’obiettivo della serata era di lanciare una raccolta fondi per continuare il prezioso lavoro dell’associazione.
Durante la cena, Geracitano ha poi ancora parlato ai presenti in maniera sentita e appassionata: “È un privilegio essere qui stasera per riflettere su un viaggio straordinario: il viaggio dell’Italian Historical Society. Stasera celebriamo non solo un’organizzazione, ma le storie, i ricordi e i sogni di migliaia di migranti italiani il cui coraggio e la cui resilienza hanno contribuito a plasmare questo grande Stato. La storia del South Australia è stata arricchita da numerose ondate migratorie, ma poche comunità hanno lasciato un’eredità profonda come quella degli italiani. Dai vigneti ondulati di McLaren Vale alla vivace cucina di Adelaide, l’impronta della cultura italiana è ovunque. Oggi, quasi 104mila locali – circa il 6,1% della nostra popolazione – rivendicano con orgoglio le proprie origini italiane. Eppure, per decenni, le storie di questi migranti sono rimaste in gran parte invisibili. Le loro lotte, i loro sacrifici e i loro trionfi rischiano di andare perduti con l’invecchiamento della prima generazione. Questo silenzio ha ispirato un gruppo di persone appassionate ad agire, e così è nata l’IHSSA”.
Il viaggio dell’associazione è infatti iniziato alla fine del 2014, con la sua apertura ufficiale nel 2015: “Alla luce del mio percorso migratorio e della mia ricerca accademica, mi sono reso conto che, sebbene la Biblioteca di Stato contenesse molte storie orali, pochissime provenivano da migranti italiani”, ha proseguito Geracitano.
“Senza un intervento, un’intera biblioteca di esperienze vissute sarebbe scomparsa per sempre. Fin dall’inizio, l’IHSSA ha infatti adottato la storia orale come metodologia chiave. Molti migranti italiani arrivarono con poca istruzione formale e le memorie scritte sono rare. Le storie orali catturano così le loro voci – tutte le speranze, le paure e i trionfi – con le loro parole. Ogni intervista ripercorre un intero percorso di vita: dall’infanzia in Italia, al viaggio, alle sfide del reinsediamento e al loro contributo finale alla nuova patria”.
Ha poi ripercorso le storie dei primi migranti intervistati: Sebastian Galipo, arrivato a quattro anni nel 1952, da un’infanzia trascorsa in una piantagione di tabacco alla creazione di un’attività multimilionaria; Rita Bianca Palumbo, pioniera e interprete per la comunità italiana, Enzo Clappis, che ha introdotto Adelaide all’autentica cucina italiana, Ilario Nesci, che ha trasformato Buonasera in un’icona intramontabile per 59 anni, Andy Clappis, maestro del pane che porta avanti l’eredità del padre, e Domenic Cocci, la cui famiglia ha contribuito a trasformare la Virginia nella culla del cibo del South Australia.
Geracitano ha infine ringraziato il suo comitato, fatto da volontari che “mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze, motivati non da una ricompensa economica, ma dall’amore per la nostra tradizione. Il loro lavoro garantisce che ogni storia venga trattata con cura, sensibilità e integrità”.
Ha poi concluso rivolgendo uno sguardo al futuro: “Mentre celebriamo il nostro decimo anniversario, guardiamo al prossimo capitolo. I nostri obiettivi includono la digitalizzazione del nostro archivio per un accesso globale, ampliandolo per raccogliere storie di moda, politica e arte” e infine una richiesta a Multicultural SA, affinché possa istituire un canale di finanziamento dedicato al patrimonio culturale, che consenta alle comunità CALD di salvaguardare la propria storia. Per questo durante la serata è stata lanciata la raccolta fondi per la realizzazione delle pubblicazioni delle varie storie, con l’obiettivo di raccogliere 20mila dollari all’anno. Enzo Clappis, Giuseppe Nesci per il fratello Ilario, e Andy Clappis hanno poi ricevuto le pubblicazioni delle loro storie.