PARIGI - I leader dei partiti francesi si riuniscono oggi all’Eliseo per un tavolo politico allargato - ma senza l’estrema destra e la sinistra radicale - in cerca di un nuovo premier e di un governo più stabile.
L’atteso round di consultazioni si terrà tuttavia in un clima di critiche aperte e dubbi sul metodo di Emmanuel Macron, che vengono da più parti.
“L’obiettivo è andare avanti con un accordo su un metodo”, per costruire un nuovo governo sulle fondamenta instabili di un Parlamento frammentato in tre blocchi”, hanno riferito fonti vicine al presidente.
“Il criterio è la logica del compromesso. Né il Raggruppamento nazionale (Rn) né gli Insoumis (Lfi) lo hanno accettato. Abbiamo preso nota sia dell’intervista a Marine Le Pen che della dichiarazione di Manuel Bompard”, hanno reagito fonti della presidenza rilanciate da Bfmtv.
In altre parole, valuta Le Figaro, il primo obiettivo è quello di arrivare a un “patto di non aggressione”, in cui la discussione è incentrata sul “come e cosa”, per poi passare al “chi”, ovvero al nome del futuro premier.
Dopo la debacle in poche settimane del governo capitanato da Michel Barnier, in Francia la storia si ripete e non è chiaro come a questo giro i leader potrebbero riuscire a costruire una base di sostegno più ampia per un nuovo governo. Anche perché la maggior parte delle forze politiche non è disposta a scendere a compromessi su questioni centrali - come il bilancio 2025 o l’impopolare riforma delle pensioni - né a rischiare di “rovinare” la propria immagine agli occhi degli elettori aprendo a concessioni con il “potere”.
“Non parteciperemo a un governo di ‘interesse nazionale’ con i repubblicani o i macronisti o chiunque altro”, ha affermato la leader del partito ecologista Eelv, Marine Tondelier. Una posizione condivisa anche dal capo dei Repubblicani (destra conservatrice), Laurent Wauqiez.
I leader socialisti, in una lettera a Macron, hanno detto di essere aperti al “dialogo e alla contrapposizione dei punti di vista” per “trovare una via d’uscita da questa situazione di stallo che è dannosa per il pubblico francese”. Ma hanno aggiunto che non si sarebbero uniti a un governo tecnocratico o a uno guidato da un primo ministro di destra, chiedendo “un vero cambiamento di rotta politica” su pensioni, potere d’acquisto e giustizia fiscale.
Al centro delle critiche, sia dalle forze di sinistra che dall’estrema destra, come accade spesso, c’è il presidente Macron. Per la socialista Sandrine Rousseau, “anche se c’è sempre bisogno di dialogare, in fondo il metodo di Macron non è cambiato e non vuole arrivare alla coabitazione”.
Per l’ambientalista Martine Tondelier, “il Presidente della Repubblica non può manovrare, non può essere la soluzione da solo, non è questo il suo ruolo istituzionale”. Secondo la leader di Eelv, il ruolo di Macron dovrebbe essere quello di “facilitare l’incontro e il confronto tra le forze politiche, per poi farsi da parte e lasciarle lavorare all’accordo programmatico”. Per Tondelier, “non bisogna avere fretta nel mettere su la squadra di governo, ma costruirla dando prova di logica”. Dagli ultimi colloqui, ha ancora aggiunto, il nome di Michel Bayrou come futuro inquilino di Hôtel Matignon sembra retrocesso.
Toni molto duri anche dall’estrema destra dell’Rn, con il suo leader Jordan Bardella che ha accusato i partecipanti ai colloqui di appartenere a un “partito unico”, aggiungendo che Macron ha mostrato una “mancanza di rispetto e una mancanza di eleganza allucinante”, rifiutandosi di invitarlo.