ROMA - Sergio Mattarella ha promulgato la cosiddetta “legge Ponte Morandi”, voluta e approvata unanimemente dal Parlamento per risarcire i familiari delle vittime della tragedia, avvenuta il 14 agosto del 2018, ma ha ritenuto di accompagnarla con una lettera per segnalare alcune modifiche che ritiene necessarie, a causa dei rischi di incostituzionalità contenuti nel provvedimento. 

Dal Colle, infatti, premettono che il presidente ritiene doveroso risarcire le vittime di gravi incidenti, ma avverte anche che nell’indicazione dei soggetti che hanno diritto ai risarcimenti ci sono però dei “rischi di incostituzionalità”, innanzitutto per l’individuazione degli incidenti.  

In sostanza, la domanda che si pone il Capo dello Stato è perché il viadotto autostradale meriti una legge ad hoc mentre uno comunale no, o perché non vengono risarciti allo stesso modo i familiari e le vittime del crollo di un ospedale o una scuola. 

Inoltre, il presidente della Repubblica nota una “inaccettabile discriminazione” per quanto riguarda i figli delle persone decedute nel disastro, dal momento che la legge specifica che i risarcimenti spettano ai figli del coniuge superstite, escludendo in questo modo i figli delle coppie conviventi o di unioni civili che invece, sulla base delle sentenze della Corte Costituzionale, vanno ugualmente tutelati. 

L’ultima annotazione, di carattere tecnico, contenuta nella lettera del capo dello Stato, riguarda la previsione di un fondo per il risarcimento, che in caso di esaurimento del fondo stesso e in presenza di numerosi incidenti potrebbe limitare la parità di ricezione tra i soggetti.