Gli italiani in Australia non hanno portato solo cemento e cibo, ma hanno diffuso anche arte e bellezza, come testimoniano le abili mani di Mario Pavino, l’artista che si cela dietro il dipinto replica dell’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, che si erge imponente sulla parete dietro l’altare della chiesa di St. Fiacre, situata nel cuore della comunità italiana di Leichhardt, è che rappresenta un punto di riferimento culturale e spirituale. La replica dell’Ultima Cena di Pavino è un simbolo tangibile del contributo artistico degli italiani a questa giovane nazione.
Quando, durante la nostra chiacchierata, gli chiediamo di dove sia originario, con un sorriso malinconico della testa indica un’immagine di fronte a lui raffigurante Padre Pio. Si capisce così che proviene dalla stessa città del Santo, San Giovanni Rotondo, ed è ancora molto legato alle sue origini italiane anche se si trova qui dal 1968.
“Sono arrivato in Australia come ceramista, il governo mi ha chiamato come specialista di ceramica, ma io sono anche pittore e scultore”, spiega Pavino ricordando un periodo della sua vita in cui ha seguito il suo istinto, quello di venire in questo Paese e iniziare una nuova vita puntando tutto sull’unica cosa che possedeva: la sua arte.
Avvicinandosi al quadro, in basso a destra, si legge chiaramente la data in cui l’artista lo ha dipinto, copiando il quadro del Genio italiano per riprodurre uno dei più famosi dipinti del pianeta: il primo marzo del 1976.
“Mi fu fornito il legno e poi ci misi la tela che tirai sul pannello” ricorda Pavino ripercorrendo il delicato procedimento che anticipò la realizzazione del dipinto. “I colori sono a olio”, specifica l’artista che ha impiegato circa tre mesi per completare la copia di Leonardo Da Vinci.
“Mi dispiace vedere il quadro che si sta rovinando per l’umidità; incastonato nel marmo, il legno che sorregge la tela sta cominciando a cedere”, spiegato Pavino che si occupò lui stesso della tiratura della tela su un pannello di legno che oggi si sta contraendo visibilmente, portando alla luce delle crepe nel dipinto.
L’artista spiega che il procedimento per restaurare il quadro sarà complesso ma necessario: “Bisogna tirare giù il quadro per controllare se il pannello di legno è ancora dritto e se bisogna mettere degli strati di metallo galvanizzato dietro che durano tantissimo, controllare se la tela è buona o sta cedendo”. Pavino sarà aiutato da suo figlio Hades e un altro collaboratore in questo processo di restauro.
Guardando il quadro con affetto, come solo un padre orgoglioso della propria creazione puà fare, Pavino afferma di essere “stato un copione, ho copiato un grande maestro”, ma il modesto artista è stato un bravo copione, perché si può anche copiare male un’opera d’arte.
Al momento Hades, il figlio del pittore, spiega che il progetto di restauro è in fase di approvazione da parte di Felice Montrone, presidente del consiglio parrocchiale di St. Fiacre.“Ho inviato a Montrone un riepilogo dei passaggi coinvolti nel restauro: preparazione dei materiali, montaggio della cornice, s istemazione dei lavori di falegnameria per fissare la cornice e stiamo aspettando che il presidente valuti il riepilogo. Nel frattempo, mi occuperò delle questioni tecniche in sottofondo e sarò in attesa di avere la sua approvazione”.
Ricordiamo che recentemente l’Associazione Santa Caterina ha donato $1.000 per il restauro del quadro, ma Hades sostiene che non siano sufficienti poiché bisogna coprire diverse spese. Dal canto suo Montrone ha stimato che la cifra da raggiungere sia intorno agli $80.000 per il restauro del quadro “La parrocchia si sta preparando a lanciare ufficialmente l’appello che sarà formalizzato nelle prossime settimane, tutte le donazioni per il restauro sono deducibili dalle tasse - ha sottolineato il presidente del consiglio parrocchiale di St. Fiacre -. Quest’opera è storica, appartiene alla comunità e chi contribuirà al restauro sarà riconosciuto con l’iscrizione del nome in un albo speciale”, ha aggiunto Montrone.
Con la sua arte, Mario Pavino ha lasciato un segno indelebile nella comunità italiana di Leichhardt, continuando a portare avanti una tradizione di bellezza e maestria artigianale che arricchisce l’anima e l’identità culturale di tutti noi e sarebbe un vero peccato se il quadro si deteriorasse. Speriamo che si riesca a raggiungere la cifra necessaria tempestivamente contando sulla consueta generosità della comunità italiana per preservare le bellezze che gli italiani hanno faticosamente creato in questa nazione.
“Italians came and concrete?” Non solo!