L’articolo prosegue parlando delle tensioni commerciali tra Usa e Cina che avrebbero messo “nervosismo alla moneta digitale”, al punto da spingere alcuni analisti a prevederne un crollo sotto i 100,000 dollari. Eppure, basterebbe un minimo di memoria storica per rendersi conto che parlare di “crollo” per un asset che solo tre anni fa valeva intorno ai 15,000 dollari americani suona piuttosto improprio. È vero, lo scorso mese Bitcoin ha toccato un nuovo massimo di 124,000 per poi ritracciare a 100,000, ma la volatilità, pur attenuatasi, è da sempre una delle caratteristiche intrinseche di questo mercato e non dovrebbe più stupire nessuno.
Prima di proseguire c’è una distinzione fondamentale che conviene ribadire: una cosa è Bitcoin, un’altra sono le cosiddette altcoin. Quando la regina delle criptovalute perde, ad esempio, il 5%, le altre monete crollano del doppio o persino del triplo. E lo stesso discorso vale in fase di rialzo. Nel linguaggio della finanza si parla di bull market e bear market: il toro che spinge con le corna verso l’alto rappresenta la fase rialzista, mentre l’orso che colpisce con gli artigli verso il basso simboleggia la discesa.
Il ciclo rialzista in cui ci troviamo è, con ogni probabilità, il più “organico” nella breve ma intensa storia di Bitcoin. Niente impennate improvvise o cadute verticali: l’andamento è stato più costante, probabilmente grazie all’arrivo degli ETF promossi dalle varie case d’investimento che hanno permesso un ingresso più costante di capitali istituzionali. Ma perché ora che Bitcoin ritraccia si parla di fine del bull market e di inizio del cosiddetto “crypto winter”? La risposta risiede nella ciclicità tipica del mercato delle criptovalute: storicamente a un anno di ritracciamento marcato seguono tre anni di crescita e, al momento, ci troviamo alla fine del terzo anno di rialzo.
In passato ogni ciclo ha sempre seguito uno schema quasi rituale: prima la corsa di Bitcoin, poi quella della seconda crypto per capitalizzazione, Ethereum, infine la altseason, periodo in cui centinaia di monete semi-sconosciuti esplodono di valore, creando nuovi milionari e attirando investitori alle prime armi. È accaduto più volte, ma la storia si ripete solo fino a quando non lo fa più. L’assenza di una vera altseason in questo ciclo ha inoltre lasciato molti investitori insoddisfatti, soprattutto coloro che pensano che, dato il suo controvalore astronomico, è troppo tardi investire in Bitcoin. Non è possibile sapere se questo bull market sia terminato o meno, lo si può sempre solo riconoscere a posteriori, ma possiamo cercare dei segnali che generalmente anticipano il crypto winter: un’ultima salita rapida e ripida del prezzo e un’euforia collettiva che porta l’uomo della strada, che non si è mai interessato prima, a cercare di capire come comprare criptovalute.
Segnali che ad oggi non si sono visti, indizio che ancora non siamo all’inizio della fine o forse che Bitcoin è cresciuto. L’ingresso massiccio degli istituzionali potrebbe aver chiuso il capitolo dei cicli quadriennali, rendendo l’asset più simile a quelli tradizionali. I più ottimisti si spingono oltre suggerendo che Bitcoin è ormai entrato in una nuova era in cui non si scende più, ma si sale soltanto.
Forse è un’esagerazione, ma in un mondo dove il “crollo” significa tornare a quota 99.000 dollari, anche gli scettici dovrebbero cominciare a chiedersi se non sia davvero il caso di riscrivere le regole del gioco.
Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.