Un crypto summit all’interno della Casa Bianca! Il grassetto è d’obbligo per un evento di tale portata che non può passare sottotraccia. Due anni fa, quando nasceva la nostra rubrica, mai avremmo pensato di arrivare a raccontare qualcosa del genere in un lasso di tempo così breve. L’idea di base dei nostri articoli era quella di far capire che, al di là del prezzo, esisteva un valore intrinseco nella scarsità digitale di Bitcoin e sembra che il messaggio stia arrivando a sempre  più persone in maniera più celere di quanto previsto.

Già la partecipazione e le promesse di Donald Trump al convegno Bitcoin a Nashville lo scorso luglio erano parse un evento epocale, ma in molti avevano semplicemente derubricato il tutto come un mero tentativo del miliardario di accaparrarsi i voti del sempre più nutrito numero di amanti delle criptovalute.

Gli stessi amanti che qualche mese dopo, nel giorno dell’insediamento, erano rimasti delusi dal fatto che il neopresidente non avesse fatto menzione alcuna a Bitcoin, ma era solo questione di tempo. Tralasciamo la parentesi dei token $TRUMP e $MELANIA, di cui abbiamo parlato lo scorso mese, quelle sì monete senza valore intrinseco e da considerarsi una manovra da parte del team del miliardario di far cassa sull’onda dell’euforia attorno al personaggio, sono invece gli eventi degli ultimi giorni che hanno davvero messo il focus sull’industria crypto.

Innanzitutto, il 3 marzo Donald ha annunciato al mondo sulla sua piattaforma Truth Social che, dopo anni di attacchi da parte dall’amministrazione Biden, gli Stati Uniti sarebbero diventati la capitale mondiale delle criptovalute e che avrebberio avviato una riserva strategica in criptovalute tra cui XRP, Solana e Cardano.

Solo un paio di ore dopo, a seguito di qualche polemica che stava montando, si è premurato di aggiungere che ovviamente Bitcoin ed Ethereum saranno il cuore delle riserve di Stato. Pochi giorni dopo, lo scorso 7 marzo, Trump ha prima firmato l'ordine esecutivo per l'istituzione della riserva in Bitcoin e poi ha presieduto il crypto summit alla Casa Bianca a cui hanno partecipato altri funzionari del gabinetto e grossi nomi dell’industria come Brian Armstrong di Coinbase, Michael Saylor di Strategy, i gemelli Winklevoss, Sergey Nazarov di Chainlink e Zach Witkoff co-fondatore della società di criptovalute di Trump, World Liberty Financial.

Un incontro tutto sommato breve, e anche questo non ha reso troppo felici e sempre più pretenziosi amanti delle monete digitali, ma che ha confermato che le promesse fatte in campagna elettorale non sono parole al vento, ma che effettivamente si vuole dare riconoscimento al settore. Il fatto che la Cina si muova in direzione opposta, ovvero abbia bandito Bitcoin e il mining, potrebbe essere uno dei motivi per cui Trump stia prendendo queste decisioni. I detrattori sono poi sicuri che il tycoon si stia riempiendo le tasche di criptovalute per poi trarre vantaggio dal balzo di prezzo che queste inevitabilmente faranno, visto il rinnovato supporto che il governo sta dando loro.

Qualsiasi sia il motivo che ha portato a questa situazione, quello che a questo punto ci preme registrare è il traguardo raggiunto da Bitcoin, il quale è riuscito ad avere un peso talmente grande per cui lo Stato più importante al mondo ha capito che è fondamentale arrivare per primi nella corsa crypto. In quindici anni siamo passati da una moneta che in molti dicevano fosse ad uso e consumo dei criminali ad essere considerata un asset strategico per le riserve statali, chissà dove potranno portarci i prossimi anni. Ricordiamo che questi non sono consigli finanziari, non vogliamo in alcun modo spingere all’acquisto o alla vendita di criptovalute.

Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.