A inizio dello scorso maggio la rete ha celebrato il miliardo di transazioni a partire dal primo blocco minato dall’ideatore Satoshi Nakamoto nel lontano 2009. Un raggiungimento incredibile per quello che possiamo davvero chiamare un miracolo tecnologico, visto che di questo si tratta: una rete non controllata da nessuno, ma che si auto-gestisce tramite una serie di equilibri e interessi economici che ne mettono al sicuro il funzionamento. 

Un miliardo di transazioni che in realtà non sono neppure tante se comparate a Ethereum, la seconda criptovaluta per capitalizzazione di mercato, quella che viene spesso erroneamente considerata rivale di Bitcoin, ma che invece non dovrebbe essere ritenuta un’alternativa, bensì un’aggiunta. 

Ethereum esiste solo dal 2015, ma la sua rete ha già processato oltre 2 miliardi di transazioni. 
Il motivo di questa discrepanza va ricercato nella natura intriseca delle due monete: Bitcoin nasceva semplicemente come una rete di pagamenti alternativa e decentralizzata, il cui successo nel corso degli anni ha fatto salire il suo contro-valore a dismisura facendo sì che l’interesse verso di esso passasse da semplice moneta di scambio a riserva di valore. 

Anche quella di Ethereum è da considerarsi una rete decentralizzata e la conferma è nella recente approvazione dell’ETF da parte della SEC americana. Essa non nasce però come rete di pagamenti, bensì come piattaforma sulla quale si possono eseguire dei programmi, una sorta di computer mondiale condiviso. I programmi che girano su Ethereum sono veramente i più disparati, possono essere file di ogni tipo, un salvataggio dati, un’immagine, un videogioco, eccetera. È normale che questo significhi avere più del doppio di transazioni in meno tempo, proprio perché non si tratta di operazioni meramente finanziarie.

L’altro evento che vogliamo qui celebrare è la transazione che possiamo considerare più famosa tra questo miliardo. 22 maggio 2010: Laszlo Hanyecz effettua la prima transazione economica reale in criptovaluta, acquistando due pizze in cambio di 10.000 BTC e per questo la data viene celebrata ogni anno come ‘Pizza Day’.  All’epoca Bitcoin veniva scambiato per una frazione di centesimo di dollaro per moneta, ma al controvalore di oggi è come se quelle due pizze siano state pagate oltre un miliardo di dollari australiani! Al di là della cifra esorbitante che ovviamente lascia a bocca aperta, ma che anche lascia il tempo che trova, il ‘Pizza Day’ rappresenta perfettamente il viaggio straordinario effettuato dalla nostra criptovaluta, partita dall’essere un oscuro esperimento di criptografia a vero e proprio fenomeno globale che ha attratto il pieno interesse dei grandi nomi della finanza.

Nel 2010, il progetto di Bitcoin era ancora agli albori, era principalmente conosciuto da una sparuta comunità di libertariani appassionati di criptografia e tecnologia. Il suo potenziale come valuta digitale decentralizzata era intrigante, ma le sue applicazioni pratiche erano pressoché nulle e in gran parte inesplorate. L’idea di utilizzare Bitcoin per acquistare beni reali era radicale all’epoca, con scettici che ne mettevano in dubbio la legittimità e la sostenibilità.

Tuttavia, la decisione di Laszlo di utilizzare Bitcoin per comprare quelle pizze ha segnato un momento cruciale nella storia, dimostrando che esso poteva effettivamente funzionare come mezzo di pagamento.
Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.