CANBERRA – Khaled Sabsabi e Michael Dagostino rappresenteranno nuovamente l’Australia alla Biennale di Venezia 2026. La loro reintegrazione è arrivata dopo sei mesi di polemiche, proteste e dimissioni a catena che avevano seguito la loro controversa esclusione decisa dal Consiglio di Creative Australia, l’ente federale che finanzia l’arte australiana.
La loro nomina ufficiale era stata annunciata a febbraio, ma venne cancellata pochi giorni dopo, in seguito a interrogazioni parlamentari dell’opposizione, che aveva sollevato in particolare dubbi su alcune opere precedenti di Sabsabi. In particolare, si contestava un video del 2006 contenente immagini degli attentati dell’11 settembre, e un altro del 2007 che ritraeva il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah con fasci di luce che fuoriuscivano dagli occhi. Le opere vennero ritenute “controverse”, determinando la decisione di revocare l’incarico di rappresentare l’Australia alla Biennale.
Nel giustificare l’esclusione, l’allora presidente del consiglio d’amministrazione di Creative Australia, Robert Morgan, aveva sostenuto che la nomina di Sabsabi avrebbe rappresentato “un rischio inaccettabile per il sostegno pubblico alla comunità artistica australiana” e avrebbe potuto “minare l’obiettivo di unire gli australiani attraverso l’arte e la creatività”.
Dopo settimane di critiche e pressioni da parte del settore artistico, Creative Australia ha avviato una revisione esterna dell’intera vicenda che ha portato alla reintegrazione dei due artisti. Il rapporto finale ha evidenziato “una serie di passi falsi, supposizioni e occasioni mancate” da parte delle autorità coinvolte, ma ha concluso che non vi è stata una singola grave violazione di governance.
“Una serie complessa di eventi ha creato una situazione unica che il consiglio ha dovuto affrontare. Il Consiglio ha considerato e riflettuto profondamente su tutte le questioni rilevanti per trovare una via da seguire. Ora ritiene che procedere con il team artistico di Khaled Sabsabi e Michael Dagostino rappresenti l’esito più preferibile”, ha commentato il presidente ad interim del Consiglio d’amministrazione Wesley Enoch.
Anche l’amministratore delegato (Ad) di Creative Australia, Adrian Collette, si è scusato pubblicamente: “Siamo impegnati a ricostruire la fiducia nei nostri processi di selezione per la Biennale di Venezia”.
In una dichiarazione congiunta, Sabsabi e Dagostino hanno accolto con favore il reintegro: “Accettiamo con gratitudine questo nuovo invito e l’opportunità di rappresentare il nostro Paese su questo prestigioso palcoscenico internazionale. Questa decisione ha rinnovato la nostra fiducia in Creative Australia e nell’integrità del suo processo di selezione.
“L’errore più grave è stato non avere una strategia di gestione del rischio quando, inevitabilmente, le prime opere di Sabsabi sarebbero state messe in discussione. Il rapporto ha chiarito che queste opere non sono mai state considerate come una promozione del terrorismo – anzi, tutto il contrario”, ha dichiarato il ministro federale delle arti Tony Burke.
La senatrice dei verdi Sarah Hanson-Young ha salutato la reintegrazione come “una vittoria per la libertà di espressione artistica” e ha chiesto una riforma più profonda: “È evidente che la leadership di Creative Australia ha bisogno di una revisione per ricostruire la fiducia nella comunità artistica e nel pubblico australiano”.
L’opposizione, al contrario, ha criticato duramente la decisione. “La rappresentanza dell’Australia sul palcoscenico mondiale dovrebbe riflettere i nostri valori. Reintegrare un artista e finanziarlo con fondi pubblici dopo che ha glorificato i leader di organizzazioni terroristiche elencate, contraddice questi valori”. “È un processo profondamente viziato che ha portato a un esito ridicolo. Diminuisce la potenzialità dell’arte australiana come strumento di diplomazia culturale”, ha sostenuto il portavoce del Partito liberale per le arti, Julian Leeser.