Di recente, i tre fratelli Zappulla, Sebastiano (83 anni), Santo (81 anni) e Salvatore (78 anni) e i loro rispettivi familiari, trentuno in tutto, si sono dati appuntamento presso il ristorante italiano “L’Artigiano” di Ivanhoe per celebrare insieme e poter rievocare, anche a beneficio dei loro figli e nipoti australiani, momenti della loro gioventù, con ciascuno dei tre fratelli pronti a raccontare le tappe più importanti di questi 70 anni dal loro arrivo in Australia, nel lontano luglio 1954 – anno d’inizio di un Paese ai primi vagiti industriali.
“Ovunque si volgeva lo sguardo - afferma Sebastiano - sia in sobborghi di Melbourne e sia in lontani centri rurali del vasto stato del Victoria, si potevano osservare qua e là timide attività agricole che stavano per sorgere nelle vergini e sconfinate praterie per mano di agricoltori siciliani, calabresi e veneti che le hanno trasformate in meravigliose e immense coltivazioni di frutta, vigneti a vista d’occhio”.
Alla festa mancavano, ma venivano ricordati con immenso rispetto, onore e orgoglio, le due persone più importanti che furono i due veri ed intrepidi pilastri della famiglia, che per primi decisero di trasferirsi nella lontana terra d’Australia, papà Gaetano Zappulla e la mamma Sebastiana (nata Failla). Gaetano scomparso nel 2006 e mamma Sebastiana scomparsa lo scorso anno.
All’alba del 12 gennaio 1954, Sebastiano, di 13 anni, Santo undicenne, e il più piccolo, Salvatore di appena 8 anni, possiamo immaginarli, insieme a tantissime altre famiglie di paesi siciliani come loro, in procinto di lasciare per sempre i loro luoghi natii, nel freddo piazzale antistante al porto. Infreddoliti e insonnoliti, silenziosi, accanto alla loro mamma, seduti sulle loro grosse valigie, e ognuno con tanti pensieri che si saranno accavallati nelle loro giovani menti.
Lontano, all’orizzonte, ecco i primi pallidi bagliori del giorno, dopo aver viaggiato più di cento chilometri in macchina dalla loro cittadina di Licodia Eubea, per parecchie ore nella profondità di una buia notte d’inverno, fino al porto di Messina.
Completato il rifornimento, la motonave “Oceania” era lì, pronta ad aprire le porte e a far salire a bordo il nuovo grosso scaglione di passeggeri alla loro prima avventura, parte di quella grossa seconda ondata di gente che lasciava il proprio paese natìo per emigrare alla volta dell’Australia.
Sì, proprio per raggiungere la lontana Australia, ai confini opposti del mondo che, dopo il disastroso collasso economico dell’Argentina e del Brasile, era diventata la nuova, seppur sconosciuta, terra della speranza e delle opportunità, un po’ come lo erano gli Stati Uniti d’America e il Canada e parecchie nazioni europee di nuova emigrazione.
“Così, dopo 28 giorni di navigazione - racconta Sebastiano Zappulla, il maggiore dei fratelli - il 9 luglio 1954 eccoci pronti a sbarcare a Port Melbourne, dov’era ansioso ad accoglierci papà, e per noi avendo lasciato la nostra casa, i nostri parenti e gli amici d’infanzia a Licodia Eubea, stava per iniziare una nuova pagina di un nuovo capitolo della nostra vita in Australia. Per noi così giovani trovarci in questa terra così lontana e di cui non si conosceva nulla o poco, a parte delle notizie che si sentivano da familiari e amici locali che ricevevano lettere da parenti ch’erano emigrati prima di noi, questa era diventata una nuova e straordinaria avventura. Non si conosceva la lingua inglese ma ci arrangiavamo per poterci far capire quando si aveva bisogno di qualcosa. Erano tutti problemi di noi emigrati da Paesi di lingue e culture diverse. Erano tempi difficili ma ci si riusciva a adattare e assaporare un miglior vivere. Ma col passare degli anni, siamo riusciti ad integrarci bene e abbiamo formato le nostre famiglie e visto i nostri figli nascere e crescere davanti ai nostri occhi. E oggi, grazie al cielo, ci sentiamo orgogliosi di avercela fatta, e bene, a superare le difficoltà iniziali e alla nostra età, ormai matura, trovarci bene e vivere una vita agiata. Ora tocca ai nostri figli italo-australiani far la loro parte per le loro famiglie ed anche per questo loro paese di nascita”.
Sebastiano fa una pausa, un sospiro per poi aggiunge: “E oggi siamo qui a raccontare anche noi, come hanno fatto altri di recente, le nostre esperienze di vita in Australia. Nel mio caso sento la mancanza della mia moglie Lesley scomparsa prematuramente nel 1996. Ma sono contento di avere con me la mia partner Margherita Cafici, e mi rallegra aver visto anche i miei fratelli riusciti a sistemarsi economicamente. Santo con la moglie Antonietta e i loro due figli; Tony che sposatisi ha regalato loro due nipoti Zachary e Holly, e la figlia Nuccia, anch’ella sposata ha presentato loro Jordan, Andrew e Lukas. E poi nostro fratello più piccolo, Salvatore e la moglie Karen, sono diventati orgogliosi nonni parecchie volte; dal figlio Matthew e la moglie sono stati presentati tre nipoti, Max, Henry e Felix. Dalla figlia Rebecca e il marito Nelson si son visti regalare due nipotini Katherine e Sebastian. Mentre dal figlio Thomas e la moglie Kate le loro nipotine Charlotte e Abigail. I nostri figli e nipoti sono totalmente integrati nel tessuto sociale di questo Paese e non manca loro proprio nulla. Cos’altro avremmo potuto sperare e avere dalla vita dopo aver lasciato Licodia Eubea molti anni fa e dove, fortunatamente, con la salute che ce lo permette ogni anno, d’estate, ci rechiamo in visita?!”.