BUENOS AIRES – C’è ancora un giorno di tempo, sabato 3 agosto, per visitare la mostra Dante en el Palacio (Dante a palazzo) del pittore Antonio Giardinieri.

Il “palazzo” in questione è Palazzo Barolo. La mostra infatti è ospitata nell’androne del famoso edificio di Buenos Aires, in Avenida de Mayo 1370.

Il tema, caro a Giardinieri, non è casuale: l'artista ha il suo atelier proprio a Palazzo Barolo, famoso per la sua struttura che ricalca la Divina Commedia di Dante di cui erano grandi ammiratori sia il committente (Luis Barolo, appunto), sia l’architetto autore del progetto (Mario Palanti). Entrambi italiani, ovvio.

Le opere in mostra sono dedicate in particolare ai peccati capitali. La lussuria, la superbia…

L’autore ha voluto affiancare due quadri che rappresentano due diversi gironi dell’Inferno dantesco. Quello a cui sono destinati i violenti, il settimo, dove bruciano nel fuoco come in vita bruciarono della loro stessa ira. E il nono girone, quello dei traditori, considerato da Dante un peccato ancora più grave, il più grave di tutti.

“Qui non c’è fuoco, ma gelo, che brucia allo stesso modo, ma più lentamente e forse con maggiore sofferenza” dice Giardinieri.

Il settimo e il nono girone secondo Giardinieri (foto: F. Capelli).

Nei due quadri i colori sono a contrasto: caldi e abbaglianti nel girone di violenti, lividi e cupi in quello dei traditori.

In mostra anche un quadro del padre dell’artista, Juan Giardinieri, nato in Sicilia, a Messina, nel 1915 ed emigrato in Argentina nel 1947. In lui, il critico d’arte Rafale Squirru vide influenze dell’italiano De Chirico e dell’argentino Pettoruti. Ma soprattutto dello stesso Juan Giardinieri, autodidatta fin dall’adolescenza.

“Ho voluto esporre, con le mie opere, anche questo quadro, intitolato Le ninfe dice Antonio. Le ninfe qui vengono rappresentate nude, un po’ semidee, un po’ demoiselles de Avignon, quindi assimilabili al tema della lussuria.

La mostra, gratuita, fa parte del nutrito programma di iniziative della fondazione Los Amigos del Palacio Barolo, per tenere vivo l’interesse su uno dei più famosi edifici della capitale, costruito tra il 1919 e il 1923 (il 9 luglio ha compiuto 101 anni), alto ben 100 metri (persino più dell’Obelisco), per rispecchiare il numero di canti della Divina Commedia.

La struttura è ispirata alla Divina Commedia (foto: F. Capelli).

L’obiettivo della fondazione è creare e rafforzare un legame tra il palazzo e la comunità, con visite guidate, eventi e manifestazioni, perché il monumento non sia solo un’icona architettonica, un luogo da cui ammirare il panorama, ma un testimone vivente della storia e della cultura attuale della città.

Inoltre promuove un’idea inclusiva del turismo e della cultura, dal momento che organizza anche visite con percorsi tattili per persone non vedenti.

Tutte le informazioni per prenotare la visita sono disponibili sul sito web di Palazzo Barolo.