Poco prima della fine del suo pellegrinaggio terreno, papa Francesco ha continuato a farsi testimone dell’amore di Dio, una tenerezza divina di cui dovremmo farci complici operosi attraverso la nostra fede. La sua scomparsa, avvenuta sorprendentemente la mattina del Lunedì dell’Angelo – proprio nei giorni Santi in cui il Signore, crocifisso e risorto, ci ribadisce la promessa irrevocabile della risurrezione dei morti –, ha lasciato la comunità religiosa internazionale attonita, eppure il suo messaggio di vita continua a echeggiare forte.
La morte resta pur sempre uno strappo, una frattura, un morso che fa male. E neppure la solidarietà di una sofferenza condivisa può vincerla; piuttosto è la fede l’unica terapia, radicata nella preghiera e sostenuta dall’attenzione agli altri, perché “attraversata la porta, c’è la festa”, come aveva infatti dichiarato papa Francesco nel 2022.
“Nascere e rinascere nella fede – ha detto Bergoglio lo scorso anno –. Perché la nostra speranza è che tutti i cari che se ne sono andati, il Signore ce li restituirà e noi ci incontreremo con loro”.
“[Ma] non si deve negare il diritto al pianto”, aveva poi aggiunto, e oggi la comunità religiosa di tutto il mondo si è stretta in un abbraccio d’amore per dire addio al Papa dei più deboli, di coloro molto spesso dimenticati.
Anche Frank Di Blasi, pilastro della comunità italiana in Victoria, oltre che fondatore e presidente del Moonee Valley Interfaith Network e segretario da dieci anni dei Cavalieri dell’Ordine di Southern Cross, ha espresso profondo sconforto di fronte alla notizia della scomparsa del Santo Padre.
“Di fronte alla notizia, io e mia moglie ci siamo fissati estremamente sorpresi – ha raccontato –. Pensavamo che pian piano si sarebbe rimesso completamente”.
Di Blasi ha inoltre sottolineato come papa Francesco abbia scelto di non occuparsi solo di questioni clericali, ma di aprirsi completamente al mondo, sulla scia del Concilio Vaticano II.
“Con le associazioni di cui sono parte attiva, spesso discutiamo dei radicali cambiamenti che ha apportato nei suoi dodici anni di pontificato – ha aggiunto –. È stato straordinario nell’avere il coraggio di rivoluzionare così tanto, spesso ostacolato dalla sua stessa Chiesa”.
“Un Papa del popolo”, lo ha definito Di Blasi aggiungendo come Bergoglio abbia sempre “abbattuto muri e costruito ponti di fratellanza”.
“È quello che professiamo con il nostro Moonee Valley Interfaith Network, creando occasioni di incontro con altre comunità religiose – ha raccontato –, perché dobbiamo imparare, condividere e vivere in un mondo in cui c’è pace e comprensione verso altre fedi e culture”.
Papa Francesco è stato inoltre il primo Papa dai tempi delle origini della Chiesa ad avere una chiara e identificabile storia di migrazione familiare alle spalle. Una consapevolezza che ne ha anche determinato la profonda volontà di continuare a sollevare, negli anni del suo pontificato, la questione dei flussi migratori che, ignorati o addirittura ostacolati, hanno portato il Mediterraneo a trasformarsi in un “enorme cimitero a cielo aperto”.
“Un Papa che ascoltava e osservava i bisogni dei più deboli. Lui che si sentiva un figlio del popolo, oltre che figlio di migranti italiani a Buenos Aires. Anche mio padre era nella capitale argentina nel 1948 quando si sono trasferiti i suoi genitori – ha continuato Di Blasi –. Se c’è un Papa che abbia compreso le difficoltà dei migranti, questo è stato sicuramente lui”.
Anche Bruno Petrocco, coordinatore religioso dell’Associazione San Gabriele dell’Addolorata a Melbourne, si è detto decisamente “sorpreso” per la scomparsa di papa Francesco, oltre che profondamente afflitto.
“L’ho molto apprezzato come pontefice perché ha provato ad avvicinare tutti alla Chiesa – ha dichiarato –, perché c’è davvero bisogno di una rivoluzione di fronte al continuo abbandono dei fedeli”.
Petrocco ha infatti ricordato come papa Francesco abbia dato la possibilità ai divorziati e risposati di accedere alla Comunione durante una funzione religiosa, oltre a essersi sempre espresso contro le guerre, compresa la recente notizia del riarmo europeo. “Era un leader moderno – ha aggiunto –. Le tradizioni sono meravigliose – come i nostri festeggiamenti in onore di San Gabriele dell’Addolorata –, ma bisogna guardare al futuro e attirare i giovani”.