Dal conclave per eleggere il nuovo papa alla coesistenza di due pontefici dopo le dimissioni di Benedetto XVI: il Vaticano e le sue complessità hanno ispirato numerosi film negli ultimi anni. E alla vigilia del conclave dal quale uscirà il successore di papa Francesco, ecco di seguito film e una serie televisiva di successo che negli ultimi anni hanno posto il papato al centro della loro trama.

“Conclave”(2024) di Edward Berger, selezionato tra la cinquina dei preferiti agli ultimi Oscar, racconta l’elezione di un nuovo papa tra tradimenti e bugie. Ralph Fiennes interpreta il cardinale Lawrence, incaricato di organizzare il conclave, l’assemblea dei cardinali che elegge il Sommo pontefice dopo la morte del Papa. Una missione ad alto rischio in un piccolo mondo clericale dove tutti conoscono tutti e i rancori sono forti. Tratto da un romanzo dello scrittore britannico Robert Harris, l’opera teatrale, che ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale a marzo, aumenta la tensione fino a un inaspettato colpo di scena finale.

Con “I due papi” (2019), di Fernando Meirelles, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, il cinema si è interessato al tema della coesistenza di due pontefici. In “The Two Popes”, il viene immaginato un duello verbale tra Anthony Hopkins, che interpreta un papa tedesco molto più autoritario del suo “timido” modello, e Jonathan Pryce, nel ruolo del futuro papa argentino che vuole insegnargli a ballare il tango. Sullo schermo, i due uomini superano le loro divergenze grazie alla musica di Benedict, un pianista, e alla passione di Francis per il calcio. Tra le principali sfide menzionate da Meirelles nella realizzazione del film, c’è stata quella di dover girare scene senza accesso alla Città del Vaticano, una “replica perfetta” ricostruita in studio.

Nei dieci episodi di “The Young Pope” (2016), girati dal premio Oscar, Paolo Sorrentino, Jude Law interpreta un prelato italo-americano, Lenny Belardo, appena eletto papa con grande sorpresa di tutti. Mentre i cardinali pensavano di aver eletto un Sommo pontefice facilmente manipolabile, Pio XIII mostra una personalità tormentata e machiavellica. Ultraconservatore, beve Coca-Cola alla ciliegia, fuma nei corridoi del Vaticano e lotta contro il trauma dell’abbandono subìto da bambino. La seconda stagione, intitolata “The New Pope”, è uscita nel 2020. Segue l’elezione del nuovo papa, Giovanni Paolo III, interpretato da John Malkovich, mentre Pio XIII è in coma, e mette in risalto i personaggi femminili, in particolare quello della direttrice delle comunicazioni della Santa Sede, interpretata dall’attrice francese Cecile de France.

“Habemus Papam” (2011), di Nanni Moretti, presentato al Festival di Cannes, sorprese il pubblico raccontando l’elezione di un papa riluttante ad assumere l’ufficio papale, due anni prima delle dimissioni di Benedetto XVI. Mentre una colonna di fumo bianco si alza dal Vaticano, annunciando la fine del conclave, i fedeli si precipitano a vedere il nuovo papa, ma la finestra rimane vuota. All’improvviso si sente un urlo. Spaventato e disorientato dalla portata del suo compito e della sua responsabilità, il cardinale Melville rifiuta di accettare il suo nuovo ruolo e vaga per i corridoi prima di decidere di arruolare uno psicoanalista che lo accompagni nella sua nuova missione. Michel Piccoli, allora 85enne, interpretò in maniera magistrale il ruolo principale.

“Il tormento e l’estasi” fu un terribile flop al botteghino, ed è un vero peccato, perché il film di Carol Reed è, e rimane, uno dei migliori kolossal mai dedicati all’epoca rinascimentale, ma soprattutto è un biopic incrociato. Charlton Heston e Rex Harrison riportano in vita Michelangelo Buonarroti e papa Giulio II. I lavori che portano alla creazione della Cappella Sistina, uno dei più grandi capolavori artistici della storia dell’umanità, fanno da sfondo a un rapporto umano tempestoso, ma sempre di grande complicità, dialogo e umanità. Da un lato un artista tormentato, dalla personalità complessa e ipersensibile; dall’altro, un papa come Giulio II, tra i più bellicosi, decisionisti e per certi versi ambigui che ci siano mai stati. Sorretto da maestranze semplicemente magnifiche, capace di fare della rievocazione storica una vera e propria forma d’arte, “Il tormento e l’estasi” è il dialogo tra l’artista e il suo committente, tra il credente e il suo Pontefice.