BUENOS AIRES – Parte domani, 11 giugno, il Festival internazionale del cinema dei diritti umani di Buenos Aires, che continua fino al 18. Tra i film presentati, Tempo d’attesa, di Claudia Brugnone, cineasta napoletana che a Buenos Aires ha vissuto alcuni mesi e che, da allora, ha sempre mantenuto rapporti intensi con l’Argentina.

Tempo d’attesa è un documentario sulla maternità, o meglio, sui 9 mesi che precedono il parto. Sui pensieri, le emozioni e i dubbi che un gruppo di donne in gravidanza decide di condividere, sotto l’ombra di una magnolia in un parco di Napoli, guidate da Teresa, un’ostetrica che le accompagna in un viaggio di ricerca e trasformazione.

Il film è stato immaginato quando anche Claudia era in attesa e parte da un’inquietudine personale. “Quando ho scoperto di essere incinta mi sembrava che tutti avessero un’opinione e una verità sulle cose giuste da fare – racconta –. Mi sentivo indirizzata su una traiettoria che avevano deciso altri per me. Mi sono chiesta se ci poteva essere un altro modo più personale, per affrontare il totale sconvolgimento che stavo attraversando e soprattutto se potevo condividerlo con chi come me stava vivendo quell'esperienza”.

La camera segue le protagoniste non solo nei momenti di scambio collettivo ma anche in quelli più intimi, come le visite e i parti. Attraverso frammenti di vite, intreccia una riflessione profonda sul diventare madre e sul bisogno sempre più urgente di fare comunità.

La stessa Claudia ha partecipato agli incontri sul prato con Teresa. “Questo mi ha permesso di vivere la gravidanza e il parto come un’opportunità di crescita e condivisione, in cui la mia paura si è trasformata in una forza mai sentita prima”.

La regista napoletana Claudia Brignone. 

Tempo d’attesa vuole essere una riflessione su cosa significhi oggi diventare madri e sulla necessità profonda di ridefinirci come donne nella nostra società. “La maternità – spiega la regista – diventa una lente per osservare la condizione femminile e riscriverne bisogni e desideri”. 

Sarebbe però un errore pensare, al di là del registro intimista, che il film sia scollato dall’analisi sociale. Anzi, parte dalle storie personali per allargare la prospettiva sull’intera società. 

Il tasso di natalità in Italia è in costante calo: nel 2022, secondo l’Istat, si è registrato un nuovo minimo storico con poco più di 393.000 nascite all’anno, una crisi demografica senza precedenti. A questa situazione si aggiungono le difficoltà strutturali che molte donne incontrano nel conciliare la scelta di diventare madri con le esigenze della vita lavorativa e personale.

Le disparità di genere continuano a rappresentare una barriera significativa: le donne in Italia guadagnano mediamente il 20% in meno rispetto agli uomini e affrontano spesso discriminazioni sul luogo di lavoro, come il cosiddetto motherhood penalty, ovvero la penalizzazione professionale e salariale legata alla maternità. La mancanza di politiche di sostegno adeguate, come l’insufficienza di servizi per l’infanzia, congedi parentali equi e orari flessibili, contribuisce a rendere complesso il bilanciamento tra carriera e vita familiare.

La locandina del film, distribuito da ZaLab.

Allo stesso tempo, persiste un immaginario tradizionale della maternità, che pone le donne sotto la pressione di aspettative sociali rigide e spesso lontane dai bisogni e desideri individuali. Questo contesto favorisce la diffusione di fenomeni problematici come la violenza ostetrica (cioè pratiche mediche invasive non concordate e nemmeno spiegate alla madre) e limita la libertà di scelta delle donne sul proprio percorso di genitorialità.

Tuttavia, negli ultimi anni si osserva un crescente bisogno di ripensare il ruolo della maternità e della genitorialità, con l’emergere di spazi di confronto e riflessione più inclusivi e comunitari. Tempo d’attesa si inserisce in questo dibattito con una narrazione profonda e autentica, esplorando non solo il cambiamento individuale vissuto dalle madri, ma anche la necessità di ridefinire il concetto di maternità alla luce delle trasformazioni della società contemporanea.

Il film, uscito nel 2023, ha partecipato a vari festival e ha vinto il Premio speciale della giuria al Torino Film Festival.

Sarà proiettato, gratuitamente, giovedì 12 giugno alle 19 nell’auditorium Fadu (Ciudad Universitaria), seguito da una conversazione con la regista, e lunedì 16 giugno, alle 19, al Teatro Empire (Av. Hipólito Yrigoyen 1934).