PERUGIA – Riparte davanti alla Corte d’Appello di Perugia il nuovo processo per la strage di Rigopiano, l’hotel sulle montagne abruzzesi travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che costò la vita a 29 persone.

Si tratta dell’appello bis, deciso dopo che la Cassazione lo scorso dicembre ha accolto in parte il ricorso della Procura generale dell’Aquila, chiedendo un nuovo giudizio per alcuni imputati assolti nei precedenti gradi. Ora, a processo tornano dieci persone.  

Sei sono dirigenti e funzionari della Regione Abruzzo. Dovranno rispondere di disastro colposo: secondo i giudici avrebbero dovuto redigere la Carta di localizzazione del pericolo da valanghe, strumento previsto dalla legge per individuare le aree a rischio. Se la mappa fosse stata applicata, l’hotel Rigopiano – sostengono gli ermellini – sarebbe stato probabilmente classificato come zona a rischio e chiuso durante i mesi invernali. 

Gli altri quattro imputati - l’ex sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli e due funzionari della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio - sono accusati di omicidio colposo, reato che tuttavia è prossimo alla prescrizione. 

La Cassazione ha invece confermato l’assoluzione dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e del dirigente Leonardo Bianco dall’accusa di depistaggio, mantenendo solo le condanne per omissione di atti d’ufficio e falso ideologico, destinate a prescriversi. Confermate anche le condanne per l’ex gestore dell’hotel e per il geometra autore della relazione tecnica allegata al progetto di ristrutturazione. 

Il nuovo processo dovrà accertare se la mancata applicazione delle misure di prevenzione da parte degli enti pubblici abbia avuto un ruolo determinante nella tragedia che, quasi otto anni dopo, resta una ferita aperta per l’Abruzzo.