LONDRA – È salito a circa 60 il numero delle donne coinvolte nell’azione legale risarcitoria avviata in questi giorni in relazione alle accuse postume di presunti stupri, molestie e abusi sessuali vario contro Mohamed Al Fayed, defunto magnate egiziano trapiantato nel Regno Unito e proprietario fra l’altro fino al 2010 dei celebri magazzini londinesi di Harrods morto 94enne un anno fa.

Lo rende noto un comunicato diffuso  dal team di avvocati impegnati sulla vicenda, secondo il quale la risposta alle prime denunce, presentate inizialmente da 37 donne, “è stata enorme” e che è atteso che altre presunte vittime sia facciano avanti nel prossimo futuro.

Gli abusi riguarderebbero soprattutto ex dipendenti degli stessi magazzini Harrods (le più giovani delle quali 15-16enni all’epoca dei fatti contestati), ma pure alcune ex impiegate dell’hotel Ritz di Parigi: altro gioiello della corona di quello che fu l’impero d’affari di Al Fayed, noto alle cronache anche come padre di Dodi, ultimo fidanzato di lady Diana, deceduto nel 1997 con lei nel tragico incidente del tunnel dell’Alma.

Le accuse a Mohamed Al Fayed, rilanciate di recente dalla Bbc dopo tante segnalazioni passate raccolte dalla polizia, ma archiviate dalla Procura della corona britannica almeno due volte, nel 2009 e nel 2015, quando il magnate era ancora in vita, mirano ora all’obiettivo di possibili indennizzi: da chiedere in primis alla nuova proprietà di Harrods, ceduta nel 2010 a un fondo del Qatar. 
Mentre la polizia sta valutando se riaprire in parallelo indagini penali su qualche ipotetico complice del tycoon. 

Non mancano inoltre sollecitazioni agli organi di sorveglianza sulla professione medica nel Regno per approfondimenti disciplinari su una dottoressa impiegata a suo tempo nello staff di Harrods e accusata ora da varie dipendenti di aver condotto su di loro controlli “invasivi” di natura ginecologica, che si sospetta potessero essere stati disposti per rassicurare il ‘padrone’ sulla salute di sue potenziali presunte “prede”.